giovedì 14 gennaio 2021

Nuova pubblicazione

PREGARE COME DON BOSCO, 
CON DON BOSCO
Due testi




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Il mese di gennaio è tradizionalmente, nelle case e parrocchie salesiane, dedicato a don Bosco. Un santo che ha sempre fatto della preghiera uno dei capisaldi del suo sistema educativo, ma anche e soprattutto della propria vita. La sua era, tuttavia, una preghiera quasi "invisibile": preso dalle mille occupazioni quotidiane a contatto con la gioventù piemontese del suo tempo, per qualcuno don Bosco non avrebbe avuto il tempo per pregare. Questo fu uno dei punti chiave del processo di canonizzazione, ovviamente portato avanti da quello che in gergo tecnico funge da "avvocato del diavolo". 
Il quesito "Quando pregava don Bosco?" si tradusse però alla fine in "Quando, don Bosco, non pregava?", perché nella sua vita tutto era preghiera. 
Questo è un tema che ho affrontato nello specifico nella prima delle due pubblicazioni indicate, attraverso un excursus nella vita del santo, ma anche attraverso delle concrete proposte di preghiera con meditazioni tratti dagli scritti o dalla vita di don Bosco. Si tratta di un volume per chi vuole, oltre che pregare, approfondire l'argomento della preghiera nell'esperienza di don Bosco.
Il secondo testo è invece un triduo, una proposta per chi, durante questo mese, ma non solo, vuole affidarsi all'intercessione di don Bosco, a partire da alcune meditazioni che fanno approfondire il tema dell'accoglienza familiare nelle vicende che vedono protagonista Giovanni Bosco, prima da fanciullo e poi da sacerdote a capo di una nuova famiglia religiosa.

sabato 9 gennaio 2021

Pensieri per lo spirito

UN CAMMINO VERSO L'ALTRO
Riflessioni sul Vangelo della Domenica del Battesimo del Signore (Anno B)



Particolare del Battistero nella Chiesa dell'Immacolata a Catanzaro


 In quel tempo, Giovanni proclamava: 
«Viene dopo di me colui che è più forte di me: 
io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 
Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». 
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea
e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 
E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli 
e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 
E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: 
in te ho posto il mio compiacimento». 
(Mc 1,711)





Il Vangelo di questa domenica si connota per il dinamismo dei verbi "venire" e "discendere". Sono verbi di movimento, che apparentemente indicano una sola direzione, ma nell'insieme la Parola presenta invece un moto reciproco. Un venirsi incontro, si potrebbe dire. Un andare reciprocamente verso l'altro/Altro che connota la dimensione reale del battesimo.
Inizia Giovanni, che dice di Gesù: «Viene dopo di me colui che è più forte di me».
Giovanni aveva ricevuto anche lui una missione da Dio. Giovanni battezzava, e anche Gesù battezzerà. Ma Giovanni riconosce di non essere il più grande, sa che la sua missione non è per mettere al centro se stesso, ma Dio. Giovanni sa che il suo compito è fare da apripista a Gesù.
È un monito per ogni discepolo di Cristo, e aiuta a ricordare che nessuno di noi è il centro del proprio essere cristiani – figli di Dio –, perché solo Dio deve stare al centro; è anche come un richiamo, sempre utile, all'umiltà. Per quanto Dio possa averci colmato di talenti, carismi e doni, c'è sempre chi è più grande di noi; c'è sempre chi è più avanti nelle vie dello Spirito e fa fruttificare in maggiore pienezza i doni del Battesimo; c'è sempre chi può diventare per noi un modello, una guida, un aiuto. 
A questo primo rimando di Giovanni segue quello rintracciabile nel venire di Gesù: «Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni». In questo cammino terreno di figliolanza ciascuno di noi deve decidersi per Dio, muovendosi verso di Lui. Inizialmente hanno deciso per noi i nostri genitori, quando ci hanno fatto dono del Battesimo attraverso una loro scelta, ma il passaggio all'età adulta ci coinvolge personalmente: siamo noi a dover scegliere se continuare o meno nel cammino di fede.  Un cammino in cui spesso sono altri ad aiutarci, a fare da "tramite", ad avvicinarci maggiormente a Dio. Nessuno di noi, come cristiano, "viaggia" da solo. Abbiamo sempre bisogno di quell'andare "a due a due" che dalla Genesi fino al Vangelo ritorna tante volte nella Scrittura. Siamo figli nel Figlio e figli di un unico Padre, quel Padre che non è solo "mio", ma "nostro", come Gesù stesso ci ha insegnato, ammaestrandoci attraverso una preghiera, quella più bella, che Egli stesso ci ha consegnato. 
Il Battesimo ha/è certamente una dimensione personale, ma non solo: ha/è anche una dimensione comunitaria, perché ci immette in una relazione con Dio che è sì esclusiva, nel senso di unica per ciascuno di noi, ma che può realizzarsi pienamente solo se amiamo Dio (che non vediamo) nei fratelli (che vediamo). Siamo chiamati per amarci gli uni gli altri, come Dio ci ha amati e ci ama. A questo ci invita la consapevolezza del Battesimo ricevuto.
Infine è Dio che opera il suo "venire": «Gesù vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo». Questo accade mentre Gesù compie un'altra azione di movimento: «Uscendo dall'acqua». Quel Dio che ci ha amati per primo, e prima ancora che nascessimo, aspetta e rispetta la libertà dell'uomo per colmarlo sempre più dei suoi doni. Il Battesimo apre la porta del nostro essere allo Spirito, e se decidiamo di lasciarlo agire, uscendo da noi stessi, morendo a noi stessi, accettando di essere fatti "per l'Altro e per gli altri", allora sarà Lui a trasformarci, a darci quanto ci occorre per rispondere al progetto che Dio ha su ciascuno di noi. E avremo la forza di essere veramente figli nei quali il Padre possa riporre il suo compiacimento, figli dei quali andar fiero, nei quali trovare "ristoro", soddisfazione, gioia.