martedì 31 gennaio 2017

SOLENNITÀ DI DON BOSCO


STARE CON DIO, SEMPRE

 La Famiglia Salesiana quest'anno è invitata a riflettere sul tema «Maestro, dove abiti? Con te o senza te non è la stessa cosa». Tema affascinante per ogni cristiano, perché porta alla ribalta l'argomento della sequela di Cristo: l'essenza dell'essere cristiani. 

Don Bosco ha scoperto dove dimora Dio. 
E ha dimorato con Lui. 
I suoi consigli ci aiutano ancora oggi, ci spronano, ci dicono che è possibile scoprire dove abita Dio e rimanere con lui, sempre.


PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.


Sii con Dio come l'uccello che sente tremare il ramo e continua a cantare, sapendo di avere le ali. 
(Massima letta da don Bosco su un'immagine francese, e da lui mandata a don Berto, suo segretario. MB XVIII, 281)

lunedì 30 gennaio 2017

«Viveva come se vedesse l'Invisibile». Novena a don Bosco 2017/ 9

UNA VITA «A MOTORE SOPRANNATURALE»

 La Famiglia Salesiana quest'anno è invitata a riflettere sul tema «Maestro, dove abiti? Con te o senza te non è la stessa cosa». Tema affascinante per ogni cristiano, perché porta alla ribalta l'argomento della sequela di Cristo: l'essenza dell'essere cristiani. 
Don Bosco ha scoperto dove dimora Dio. 
E ha dimorato con Lui. 
Per tutta la vita, sotto le apparenze di un'esistenza, per i più... ordinariamente normale.



PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.



«Santità nascosta e insieme manifesta; ecco un altro dei tanti paradossi della vita di don Bosco. Per temperamento e per deliberato spirito di umiltà, egli era portato a nascondere il suo mondo interiore, ad occultare il meglio di sé; ma la santità balenava nei suoi occhi, filtrava da tutta la sua persona, si poteva scorgere nell'insieme del suo comportamento. . Era vero quanto di don Bosco scriveva P. Albera: "Se lavorare sempre fino alla morte è il primo articolo del codice salesiano da lui [don Bosco] scritto più coll'esempio che colla penna, gettarsi in braccio a Dio e non allontanarsene mai più fu l'atto suo più perfetto". Era vero quanto affermava don Rua: "Quello che ho potuto continuamente scorgere fu la sua continua unione con Dio. [...] Io approfittavo molto di più ad osservare don Bosco, anche nelle più piccole azioni, che a leggere e meditare trattati di ascetica". Insisteva, a sua volta, il Card. Cagliero: "L'amore divino gli traspari- va dal volto, da tutta la persona e da tutte le parole che gli sgorgavano dal cuore quando parlava di Dio sul pulpito, in confessionale, nelle prediche e private conferenze. Lo udii ripetere migliaia di volte: Tutto per il Signore e la sua gloria!. Era sempre in continua unione con Dio". Da testimonianze siffatte, autorevoli ed attendibili, risultava, insomma, evidente che la spinta colossale che sembrava moltiplicare dal niente le sue opere benefiche saliva dalle profondità della sua vita interiore, dalla totale adesione alla volontà del Padre, a Cristo, al suo Spirito e alla Chiesa. Sgorgava, in forma via via più assoluta e trasparente, dalla sua eccezionale capacità di unione con Dio. "Una vita – si disse con immagine pittoresca di altri tempi – tutta a motore soprannaturale". La forza di esempio, di luce, di santità che, soprattutto negli ultimi dieci anni di vita, si sprigionava dalla sua persona era, a tratti, irresistibile. Per essersi incontrati, spesso solo fugacemente, con don Bosco, furono letteralmente lanciati sulla via della santità eroica – come si evince dalle loro biografie – salesiani come i venerabili Augusto Czartoryski, principe polacco, e Andrea Beltrami; i servi di Dio don Luigi Variara e Mons. Vincenzo Cimatti; i beati don Michele Rua, don Filippo Rinaldi e don Luigi Orione; il santo Mons. Luigi Versiglia, martire in Cina. Ma non sono gli unici esempi. La santità di don Bosco era veramente contagiosa» [1]. Don Bosco, l'uomo che sapeva dimorare con Dio, ha indicato anche agli altri, il luogo e i mezzi per l'incontro con Lui.

NOTE

[1] Pietro Brocardo, Don Bosco. Profondamente uomo profondamente santo, LAS, 2001, pp. 51-52. 

domenica 29 gennaio 2017

«Viveva come se vedesse l'Invisibile». Novena a don Bosco 2017/ 8

PER ARRIVARE ALLA SANTITÀ
L'amorevolezza

 La Famiglia Salesiana quest'anno è invitata a riflettere sul tema «Maestro, dove abiti? Con te o senza te non è la stessa cosa». Tema affascinante per ogni cristiano, perché porta alla ribalta l'argomento della sequela di Cristo: l'essenza dell'essere cristiani. 
Don Bosco ha scoperto dove dimora Dio. 
E ha dimorato con Lui. 
Ma per arrivare alla santità, l'eterno abitare nella casa di Dio, tre sono i mezzi indicati da don Bosco: la ragione, la religione, l'amorevolezza.


PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.



«L'amore del salesiano è, come dice don E. Viganò, quello che sa farsi corrispondere, perché ha intuito che con questa corrispondenza fa crescere il giovane. Sentendosi stimato, questi impara a stimarsi, ad avere fiducia e a donare anche lui gratuitamente» [1]. 
Don Bosco «era convinto che il "cuore" aperto finisce per darsi effettivamente a Dio, purché ci si prenda cura di orientarlo verso di lui. "Dobbiamo cercar di imprimere per quanto è possibile la religione nel cuore di tutti e di imprimerla più profondamente che si possa", ricordava ai suoi direttori di case nel 1877, in occasione del primo capitolo generale della società." Tuttavia, è chiaro che il cuore dell'educando non appartiene al suo educatore — anche se il discepolo, rispondendo ai suoi desideri, glielo offre —ma appartiene a Dio al quale bisogna sempre ritornare: "Io voglio che tutti mi diate il vostro cuore, affinché ogni giorno lo possa offerire a Gesù nel SS. Sacramento mentre dico la santa messa", scriveva Don Bosco agli allievi della scuola di Mirabello prima di recarsi a trovarli. Era il linguaggio della sua vita.
Così si spiega parzialmente la sua grande sollecitudine per le frequenti e convinte confessioni dei ragazzi: esse gli consentivano la padronanza provvisoria dei loro "cuori", per purificarli e rimetterli in pace con Dio.
Se, infine, si dovesse decidere circa l'importanza primaria fra la ragione e l'amore nella ricerca di Dio, così com'era considerata da san Giovanni Bosco, converrebbe senza dubbio dare il primato all'amore. La familiarità e l'amorevolezza, cioè uno spirito fatto di cordialità e di affetto, per lui contavano più, tutto sommato, dell'indispensabile ragione. Tutti i progressi spirituali dei suoi discepoli avrebbero dovuto essere penetrati di amore affettivo o, per riprendere il suo modo di dire, dettati dal "cuore". L'amorevolezza rivestì i suoi consigli e la sua dottrina. Questo composto di saggezza amabile e di affetto chiaroveggente gli meritò "de' maravigliosi effetti e delle emendazioni che sembravano impossibili"» [2]. 


NOTE

[1] Juan E. Vecchi, Spiritualità Salesiana. Temi fondamentali, Elledici, 2001, pp. 114-115.
[2] Francis Desramaut, Don Bosco e la vita spirituale, Elledici, 1967, p. 66-67.

sabato 28 gennaio 2017

«Viveva come se vedesse l'Invisibile». Novena a don Bosco 2017/ 7

PER ARRIVARE ALLA SANTITÀ
La religione

 La Famiglia Salesiana quest'anno è invitata a riflettere sul tema «Maestro, dove abiti? Con te o senza te non è la stessa cosa». Tema affascinante per ogni cristiano, perché porta alla ribalta l'argomento della sequela di Cristo: l'essenza dell'essere cristiani. 
Don Bosco ha scoperto dove dimora Dio. 
E ha dimorato con Lui. 
Ma per arrivare alla santità, l'eterno abitare nella casa di Dio, tre sono i mezzi indicati da don Bosco: la ragione, la religione, l'amorevolezza.



PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.



Lo stile di vita che don Bosco adotta fin da piccolo, uno stile impregnato di lavoro e preghiera, è proprio sintomatico dell'importanza della religione quale pilastro del metodo educativo, ma anche per il raggiungimento della santità.
Un mezzo che si declina come elemento fondamentale anche nella vita oratoriana, 
dove si fa catechismo, si prega e, pur senza costrizione per i nuovi arrivati, il clima è tale che, poco a poco, a parte rare eccezioni, anche i cuori dei ragazzi più refrattari si sciolgono, e si avvicinano così ai Sacramenti.
Se ci si sofferma sull'aspetto specifico della preghiera, si può dire che per don Bosco essa si presenta in una sorta di bilanciamento tra la preghiera vocale e la preghiera mentale. Per es. egli consigliava ai laici di fare almeno un quarto d'ora di orazione al mattino e alla sera, ma non tralasciava neppure l'invito alle novene, come quelle a Maria Ausiliatrice. In oratorio è tassativa la recita del Rosario, una preghiera che per tutta la vita del santo occuperà un posto speciale. 
Si organizzano in modo particolare i tridui e le novene ad alcuni santi, come san Giuseppe e san Luigi Gonzaga; si prega per le anime del Purgatorio, si celebrano in modo speciale le feste mariane; quando don Bosco ha bisogno di alcune grazie invita i giovani a mettersi in preghiera davanti al Santissimo Sacramento.
Le Memorie Biografiche attestano su don Bosco che, «allorché pregava ad alta voce, pronunciava le parole con una specie di vibrazione armoniosa, che dava a conoscere come queste partissero da un cuore infiammato di carità e da un'anima che possedeva il gran dono della sapienza. Talora  quando era troppo stanco sospendeva i suoi lavori e si faceva leggere buoni libri. Con tutto ciò non di rado si doleva di non poter dare una più larga parte del suo tempo all'orazione vocale e mentale: e suppliva con molte giaculatorie, il cui suono però non usciva dalle sue labbra. Così affermano i primi allievi dell'Oratorio fra i quali D. Michele Rua e D. Turchi Giovanni» [1].
Dunque «sarebbe sbagliato rappresentarci Don Bosco che recita sempre preghiere vocali, così come sarebbe erroneo immaginare che non ci fossero in lui espressioni esterne di pietà» [2].
La sua stessa convinzione, manifestata anche ai suoi salesiani, lo attesta: «la preghiera fa violenza al cuore di Dio» [3]. Ma, nello stile di don Bosco, questa è la preghiera fatta non solo per stanca abitudine o con frasi trite e ritrite: è la preghiera del cuore, di chi sa stare con Dio, di chi trova Dio nella preghiera. 
Questo è lo stile che don Bosco ha imparato nel corso della propria vita, e di cui è stato maestro con quanti ha avvicinato.

NOTE

[1] MB II»I, 7,8.
[2]  Juan Vecchi, Spiritualità salesiana. Temi fondamentali, Elledici, 2001, p. 94.

[3]  MB XII, 626.
 

venerdì 27 gennaio 2017

«Viveva come se vedesse l'Invisibile». Novena a don Bosco 2017/ 6

PER ARRIVARE ALLA SANTITÀ
La ragione 

La Famiglia Salesiana quest'anno è invitata a riflettere sul tema «Maestro, dove abiti? Con te o senza te non è la stessa cosa». Tema affascinante per ogni cristiano, perché porta alla ribalta l'argomento della sequela di Cristo: l'essenza dell'essere cristiani. 
Don Bosco ha scoperto dove dimora Dio. 
E ha dimorato con Lui. 
Ma per arrivare alla santità, l'eterno abitare nella casa di Dio, tre sono i mezzi indicati da don Bosco: la ragione, la religione, l'amorevolezza.


PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.



È noto che il metodo educativo di don Bosco si fonda su tre pilastri: ragione, religione, amorevolezza, ma questi sono anche i tre mezzi attraverso cui egli mira allo sviluppo integrale della persona e, quindi, oltre alla formazione dell'«onesto cittadino», pure al raggiungimento della santità, intesa come piena maturazione spirituale dell'uomo, sua realizzazione totale e definitiva.
Ragione, religione e amorevolezza possono dunque considerarsi come «i fattori del progresso nella ricerca di Dio» [1], nella risposta alla domanda «Maestro, dove abiti?». 
«La ragione assumeva un aspetto di primo piano nella sua pedagogia religiosa e, per ciò stesso, nell'insieme della sua spiritualità. Con questo termine, egli designava, in un linguaggio spesso impreciso, la capacità umana di giudicare e di riflettere. L'educatore, raffigurato nel trattato sul metodo preventivo e in diverse sue lettere, fa appello alla ragione dell'allievo, perché gli spiega il regolamento della sua istituzione, gli prodiga i suoi consigli e giustifica i suoi rimproveri. Quando l'impetuoso Michele Magone, dopo aver separato alcuni ragazzi che si picchiavano, esclamava: "Noi siamo ragionevoli, dunque in noi deve comandare la ragione e non la forza", non faceva altro che ripetere Don Bosco. Questi, in materia religiosa, non ammaliava sistematicamente i suoi giovani; preferiva svelar loro quello che Dio, per mezzo suo, attendeva da essi: la formazione di Domenico Savio è tipica al riguardo. Il suo spirito lo portava, a volte, a dissertare su punti di morale o di ascetica, a presentare degli esempi edificanti, ma non a indugiare sulle speculazioni dogmatiche. Egli ha praticato, per tutta la vita, la lezione ricevuta, lo sappiamo, nella notte del sogno dei nove anni: "Mettiti adunque immediatamente a far loro un'istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù". D'altra parte, un apostolo del XIX secolo non aveva che da lasciarsi trasportare per agire a quel modo. Le sue cognizioni hanno risentito dello spirito moralista dell'epoca che il convitto aveva ulteriormente sviluppato in lui. Egli però era certamente capace di ragionare sulle proprie convinzioni. Malgrado certe frasi che bisognerà star attenti a non esagerare — ad esempio: "Fede e preghiera, ecco le nostre armi e i nostri sostegni" — egli non aveva assolutamente nulla di un fideista. Alcuni suoi opuscoli contengono anche piccole gare dialettiche sui problemi controversi tra cattolici e riformati: la Chiesa visibile, i sacramenti, il purgatorio, le reliquie o il culto di Maria Vergine. Le ragioni vi sono spulciate una dopo l'altra. Il cattolico attacca, fa delle concessioni marginali, discute l'essenziale e infine conclude con sicurezza, forte di un ragionamento che smonta o convince il proprio avversario. Nel 1870, il nostro apologista non ebbe certamente nessuna difficoltà ad accogliere le lezioni del primo Concilio Vaticano sul compito attivo della ragione nell'ordine delle verità soprannaturali. Al di là della fede comune, gli sembrava che gli sviluppi della santità dovessero articolarsi su una conoscenza sempre più approfondita della dottrina cristiana. Alcune frasi contenute nella sua biografia di Domenico Savio, rimaste intatte nelle successive edizioni, sono chiarissime al riguardo: "Udendo qualcosa che non avesse ben inteso, tosto facevasi a dimandarne la spiegazione. Di qui ebbe cominciamento quell'esemplare tenore di vita, quel continuo progredire di virtù in virtù, quell'esattezza nell'adempimento de' suoi doveri, oltre cui difficilmente si può andare"» [2]. 

NOTE

[1] Francis Desramaut, Don Bosco e la vita spirituale, Elledici, 1967, p. 62.
[2]  Ibidem, pp. 63-64.

giovedì 26 gennaio 2017

«Viveva come se vedesse l'Invisibile». Novena a don Bosco 2017/ 5

LA SANTITÀ È PER TUTTI

 La Famiglia Salesiana quest'anno è invitata a riflettere sul tema «Maestro, dove abiti? Con te o senza te non è la stessa cosa». Tema affascinante per ogni cristiano, perché porta alla ribalta l'argomento della sequela di Cristo: l'essenza dell'essere cristiani. 
Don Bosco ha scoperto dove dimora Dio. 
E ha dimorato con Lui. 
Ma ha anche invitato i suoi interlocutori (giovani e non) a scoprire come fare per stare sempre con il Signore: è l'invito alla santità, da costruire giorno per giorno.




PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.



Ispirato dal carisma di san Francesco di Sales, don Bosco considera la santità una chiamata universale, per tutti gli uomini.
E se la santità è la definitiva unione con Dio, il dimorare per sempre con Lui in Paradiso, è anche vero che essa va costruita già sulla terra, nel binomio amore verso il Signore/carità verso i fratelli. D'altronde, la carità sulla terra è lo specchio di quelle relazioni fra santi che caratterizzeranno la vita dei beati del Cielo.
Don Bosco – al pari di altri santi del suo secolo, come Teresa di Lisieux – descrive una santità del feriale, accessibile a chiunque. 
«Egli pensava che questo tipo di santità, anziché essere riservata ad alcuni, era proposta e anche imposta da Dio a tutti gli uomini. Dividere l'umanità in una massa di mediocri ridotti a praticare i comandamenti e in pochi eletti, i soli adatti a seguire i consigli, non gli sembrava ammissibile. La santità per tutti e inoltre è facile, gli aveva insegnato Giuseppe Cafasso. Alla sua scuola, un giorno di primavera dell'anno 1855, il predicatore di Valdocco "si fermò specialmente a sviluppare tre pensieri che fecero profonda impressione sull'animo di Domenico Savio: È volontà di Dio che ci facciamo tutti santi; è assai facile di riuscirvi; c'è un gran premio preparato in cielo a chi si fa santo": O questo predicatore si chiamava don Bosco – ipotesi più probabile – oppure ne condivideva le idee. Si legge, ad esempio nel Porta teco del 1858, all'indirizzo di tutti i cristiani: "Dio ci vuole tutti salvi, anzi è sua volontà che ci facciamo tutti santi". Egli è stato compreso: un ardore, talvolta inquieto, nella ricerca delle perfezione è percettibile nella vita di parecchi membri della prima generazione dei suoi discepoli. Domenico Savio è il più noto, Michele Rua è la riprova» [1]. Ma anche tanti altri, i cui nomi ci sono noti attraverso gli scritti di don Bosco o le Memorie Biografiche o diverse testimonianze che ci raccontano storie di impegno ordinario, quotidiano, nella semplicità della vita, per il raggiungimento di una mèta straordinaria, quale è la santità. Don Bosco insegna dunque a farsi santi. Vede nella terra il luogo "visibile" in cui costruire la santità per quel mondo "invisibile" che siamo chiamati a raggiungere. 


NOTE

[1] Francis Desramaut, Don Bosco e la vita spirituale, Elledici, 1967, pp. 60-61.

mercoledì 25 gennaio 2017

«Viveva come se vedesse l'Invisibile». Novena a don Bosco 2017/ 4

AMARE GLI UOMINI
PERCHÉ SI AMA DIO

 La Famiglia Salesiana quest'anno è invitata a riflettere sul tema «Maestro, dove abiti? Con te o senza te non è la stessa cosa». Tema affascinante per ogni cristiano, perché porta alla ribalta l'argomento della sequela di Cristo: l'essenza dell'essere cristiani. 
Don Bosco ha scoperto dove dimora Dio. 
E ha dimorato con Lui, dimorando in mezzo agli uomini.
Ma come, in concreto, si traduceva nel suo apostolato tra i giovani, questa capacità di contemperare umanità e spiritualità?



PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.




Don Bosco riesce a vivere come se vedesse l'Invisibile anche e soprattutto nel suo relazionarsi con gli altri. I confratelli e i giovani oratoriani sono un riflesso del Volto di Dio. E vanno amati in modo unico, totale, così come Dio li ama.
È «splendida la testimonianza di don Paolo Albera suo secondo successore: "Bisogna dire che don Bosco ci prediligeva in modo unico tutto suo: se ne provava il fascino irresistibile. Io mi sentivo come fatto prigioniero da una potenza affettiva che mi alimentava i pensieri, le parole e le azioni. Sentivo di essere amato in modo non mai provato prima, singolarmente, superiore a qualunque effetto. Ci avvolgeva tutti interamente quasi in una atmosfera di contentezza e di felicità. Tutto in lui aveva una potenza di attrazione, operava sui nostri cuori giovanili a mo' di calamita a cui non era possibile sottrarsi e, anche se l'avessimo potuto, non l'avremmo fatto per tutto l'oro del mondo, tanto si era felici di questo singolarissimo ascendente sopra di noi, che in lui era la cosa più naturale senza studio e senza sforzo alcuno; e non poteva essere altrimenti, perché da ogni sua parola e atto emanava la santità dell'unione con Dio che è carità perfetta. 
Egli ci attirava a sé per la pienezza dell'amore soprannaturale che gli divampava in cuore. Da questa singolare attrazione scaturiva l'opera conquistatrice dei nostri cuori. In lui i molteplici doni naturali erano resi soprannaturali dalla santità della sua vita". "Sempre padre", don Bosco non fu però mai un padre permissivo ed imbelle; non dimissionò mai dalle sue responsabilità. Le parti odiose le lasciava ai suoi collaboratori; tutti però sapevano che era intransigente e fermo, specialmente in fatto di furto, di bestemmia e di scandalo. "Don Bosco – diceva – è il più gran bonomo che vi sia sulla terra: rovinate, rompete, fate birichinate, saprà compatirvi; ma non state a rovinare le anime, perché allora egli diventa inesorabile". Non castigava il colpevole ma lo chiamava a sé, gli faceva comprendere la gravità del male fatto; lo esortava a pentirsi, poi, sempre a malincuore, lo rimetteva ai parenti o ai benefattori; gli restava tuttavia ancora amico. La disobbedienza voluta, ostinata lo trovava particolarmente severo. Paterno, ma intransigente, anche con i suoi diretti collaboratori. Non finiremo mai di esplorare lo spessore della bontà paterna di don Bosco: ma se al suo interno non trovassimo unite, in positiva complementarità, dolcezza e fermezza, bontà e severità, non saremmo più di fronte a vera paternità» [1]. Una paternità concretamente specchio di quella divina.

NOTE

[1] Pietro Brocardo, Don Bosco. Profondamente uomo profondamente santo, LAS, 2001, pp. 42-43.

martedì 24 gennaio 2017

«Viveva come se vedesse l'Invisibile». Novena a don Bosco 2017/ 3

FIDUCIA IN DIO
FIDUCIA NELL'UOMO


 La Famiglia Salesiana quest'anno è invitata a riflettere sul tema «Maestro, dove abiti? Con te o senza te non è la stessa cosa». Tema affascinante per ogni cristiano, perché porta alla ribalta l'argomento della sequela di Cristo: l'essenza dell'essere cristiani. 
Don Bosco ha scoperto dove dimora Dio. 
E ha dimorato con Lui. 

Ma lo ha fatto dimorando tra gli uomini e fidandosi di loro...




PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.



Don Bosco sa che con Dio o senza Dio non è la stessa cosa, ma sa anche che con o senza l'uomo non lo è. La scommessa che il Signore ha fatto sull'uomo è così la stessa scommessa che Giovanni mette in atto nei confronti dei suoi contemporanei e specialmente dei suoi interlocutori privilegiati: i giovani. 
«Fiducia» è una parola che risuona spesso nei discorsi su don Bosco, ed è una strategia a cui il santo ricorre fin dagli inizi della sua opera pastorale coi ragazzi, come quando incontra Bartolomeo Garelli nella sacrestia della Chiesa di San Francesco d'Assisi, a Torino.
Scrive don Francis Desramaut: [don Bosco] «diffidava di un uomo debole e peccatore e tuttavia nel contempo gli dava fiducia. Conosceva le debolezze della creatura. La buona volontà del giovane, come quella di Magone Michele, spesso è solo "una nube" che si dissipa sotto la pressione delle influenze. "Egli è proprio dell'età volubile della gioventù di cangiar sovente proposito". Anche nel mondo adulto le persone della tempra di Domenico Savio sono rare, non occorre essere profondi psicologi per accorgersene. Credeva anche all'esistenza del principe delle tenebre e alla sua azione sugli uomini. Ignorare che, secondo lui, il demonio era sempre in agguato, che si raggirava giorno e notte, sicut leo rugiens, significherebbe trascurare uno degli aspetti salienti del suo spirito e della sua vera dottrina.
Realista, non ignorava nemmeno il male insito nell'uomo. Fin dalla sua giovinezza ha considerato pericolosa la frequenza dei "cattivi compagni" in collegio e perfino nel seminario di Chieri. Poi, nelle prigioni di Torino, ha imparato a conoscere "quanto sia grande la malizia e la miseria degli uomini". La compagnia dei perversi viene denunciata nelle prime pagine del suo principale manuale di preghiere, che ha ripetuto questa lezione a centinaia di migliaia di persone che se ne sono servite.  Detto questo, la sua spiritualità, come la sua pedagogia, si basava su due perni: la fiducia in Dio che non abbandona la sua creatura e la fiducia nella saggezza e nel cuore dell'uomo. Don Bosco non fu, dunque, né un sempliciotto che navigava nell'illusione, né un pessimista sprezzante dei più evidenti capolavori di Dio sulla terra. Cosciente dei limiti della creatura, credeva alla sua bontà. Al suo ottimismo verbale corrispondeva una reale fiducia nell'uomo» [1].
Don Bosco vedeva, in ogni ragazzo, il volto visibile del Dio invisibile.

NOTE

[1] Francis Desramaut, Don Bosco e la vita spirituale, Elledici, 1967, pp. 56-59.
  

lunedì 23 gennaio 2017

«Viveva come se vedesse l'Invisibile». Novena a don Bosco 2017/ 2

IL FIGLIO RICOPIÒ LA MADRE


 La Famiglia Salesiana quest'anno è invitata a riflettere sul tema «Maestro, dove abiti? Con te o senza te non è la stessa cosa». Tema affascinante per ogni cristiano, perché porta alla ribalta l'argomento della sequela di Cristo: l'essenza dell'essere cristiani. 
Don Bosco ha scoperto dove dimora Dio. 
E ha dimorato con Lui. 
Ha imparato a farlo non solo con l'indispensabile aiuto della Grazia e sotto la guida dello Spirito Santo, ma anche attraverso alcune persone incontrate nel corso della propria vita. Tra queste, mamma Margherita.


PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.



Giovanni Bosco è certamente un bambino dotato di un carisma particolare e favorito da Dio di doni speciali, come testimonia il sogno che fa all'età di nove anni.
Ma se queste qualità naturali e questi aiuti soprannaturali riescono a fiorire straordinariamente nella sua vita, è anche perché egli incontra delle persone che sapranno aiutarlo a capire dove dimora Dio e come fare per stare sempre con Lui.
Tra queste non si non può non menzionare mamma Margherita. Una donna energica, che non si lascia abbattere dalla sciagura della vedovanza, che non si fa piegare dalla fame, dalla povertà. Margherita ha fede, ma una fede che non è fatta semplicemente di devozioni esteriori, di preghiere biascicate distrattamente, per abitudine. No, Margherita crede che Dio e Maria siano una presenza reale, familiare, costante. Per questo si affida a loro e insegna anche ai suoi figli a farlo. Giovanni sarà quello in cui l'esempio della madre attecchirà meglio, e così, se nei primi decenni di vita del ragazzo sarà la madre a insegnare al figlio come trovare Dio nella preghiera, e a non impedirgli di adoperarsi nell'apostolato, alla fine sarà Giovanni a impartire una lezione a sua madre. Quando lei sarà ormai anziana, lui, già sacerdote, già alle prese con un primo oratorio, la chiamerà per dimorare con Dio in un modo nuovo: incontrandolo tra i giovani pericolanti della Torino dell'Ottocento.
Tale madre, tale figlio, si potrebbe dire. E infatti le Memorie Biografiche ce ne danno questo bel ritratto: «il figlio ricopiò in se stesso la madre, e vedremo risplendere in lui la stessa fede, la stessa purità, lo stesso amore alla preghiera; la sua pazienza, l’intrepidezza, la costanza, la fiducia nel Signore; lo zelo della salute delle anime, la semplicità e l’amorevolezza nei modi, la carità verso tutti, l’operosità instancabile, la prudenza nel porre e condurre a termine gli affari, nel sorvegliare con mirabile maestria i soggetti, la tranquillità nelle cose avverse; tutti pregi riflessi in lui dal cuore di Margherita e in lui impressi, come la lente fotografica imprime sul vetro preparato le immagini che le stanno innanzi. 
E questa stessa preparazione fu opera di Margherita, colle sue sante industrie e la sua antiveggenza, che non contrastava, ma andava modificando e rivolgendo a Dio le inclinazioni e i doni naturali, dei quali era arricchito Giovanni. Manifestava egli grande apertura di mente, attacco ai propri giudizii, tenacità di propositi; e la buona madre lo assuefece ad una perfetta obbedienza, non lusingandone l’amor proprio, ma persuadendolo a piegarsi alle umiliazioni inerenti al suo stato: in pari tempo non lasciò mezzo intentato, perché potesse darsi agli studii, e ciò senza affannarsi soverchiamente e lasciando che la divina Provvidenza determinasse il tempo opportuno. Il cuore di Giovanni, che doveva un giorno aver ricchezze immense di affetto per tutti gli uomini, era pieno di esuberante sensibilità che poteva riuscir allora pericolosa, se fosse stata secondata: Margherita non abbassò mai la maestà di madre a inconsulte carezze, o a compatire o tollerare ciò che poteva avere ombra di difetto; non per questo ella usò mai con lui modi aspri o maniere violenti, che lo esasperassero o fossero cagione di raffreddamento nella sua figliale affezione. Giovanni aveva in sé quel sentimento di sicurezza nell’agire, pel quale l’uomo sentesi naturalmente portato a sovrastare e che è necessario in chi è destinato a presiedere alle moltitudini, ma che si può con tanta facilità trasnaturare in superbia; e Margherita non esitò a reprimerne i piccoli capricci fin dal principio, quando egli non poteva ancor essere capace di responsabilità morale. Quando però lo vedrà primeggiare fra i compagni per scopo di fare il bene, osserverà in silenzio i suoi andamenti, non contrarierà le sue piccole imprese, e non solo lo lascierà libero di agire a suo piacimento, ma gli procaccerà ancora i mezzi necessari, anche a costo di sue privazioni. Per tal modo ella dolcemente e soavemente s’insinuerà nell’animo di lui e lo piegherà a far sempre la propria volontà» [1]. 
Una volontà orientata a beni superiori: la salvezza dell'anima, la rettitudine della coscienza, l'onestà civile. Quella stessa volontà che guiderà Giovanni, fino al compimento finale della propria missione terrena nei confronti dei propri figli, tanto da poter dire ai suoi giovani: «Io non chieggo che le vostre anime, non desidero che il vostro bene spirituale. Io vi prometto e vi do tutto quel che sono e quel che ho. Io per voi studio, per voi vivo e per voi sono disposto anche a dare la vita» [2].

NOTE


[1] MB I,  41.
[2] MB VII, 585.

domenica 22 gennaio 2017

«Viveva come se vedesse l'Invisibile». Novena a don Bosco 2017/ 1


PROFONDAMENTE UOMO
PROFONDAMENTE SANTO


 La Famiglia Salesiana quest'anno è invitata a riflettere sul tema «Maestro, dove abiti? Con te o senza te non è la stessa cosa». Tema affascinante per ogni cristiano, perché porta alla ribalta l'argomento della sequela di Cristo: l'essenza dell'essere cristiani. 
Don Bosco ha scoperto dove dimora Dio. 
E ha dimorato con Lui. 
Come? Essendo profondamente uomo e profondamente uomo di Dio, cioè coniugando la preghiera e l'azione....


PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.



Il tema su cui quest'anno è invitata a riflettere la Famiglia Salesiana è quello della sequela, ben sintetizzato da questo titolo: «Maestro, dove abiti? Con te o senza te non è la stessa cosa». È un tema che riguarda comunque ogni cristiano, perché la sequela è il nucleo essenziale dell'esperienza cristiana. Un cristiano è tale se segue Cristo, se impara a dimorare con lui, se comprende che la vita, con lui è totalmente diversa, incomparabilmente migliore a una vita... senza di lui.
Don Bosco questo lo ha capito molto bene, fin dagli anni della fanciullezza. E questa presa di coscienza si è tradotta in una attuazione straordinariamente ordinaria e... ordinariamente straordinaria dello stare con Dio.
Don Bosco ha saputo coniugare i due luoghi privilegiati del dimorare con Dio, ossia l'agire e il pregare, traducibili anche come il fare e il contemplare o il lavorare e l'adorare. Lo ha fatto nelle esperienze quotidiane, prima di bambino, poi di adolescente, infine da uomo adulto e anche da anziano.
Lo ha fatto da povero ragazzo di campagna e da studente lavoratore (se volessimo usare un termine moderno!). Lo ha fatto da seminarista e da giovane prete in cerca di una chiarezza interiore sulla scelta pratica del proprio futuro. Lo ha fatto da fondatore, alle prese con problemi logistici, finanziari ed educativi. Lo ha fatto da figlio, da "padre" in senso spirituale e da... santo.
L'art. 21 delle Costituzioni Salesiane descrive così don Bosco: «profondamente uomo e uomo di Dio, ricco della virtù della sua gente e ricolmo dei doni dello Spirito, aperto alle realtà terrestri viveva come se vedesse l'Invisibile». 
Vivere come se si vedesse l'Invisibile: è il baricentro della vita di don Bosco, è il segreto della sua profondità spirituale, ma anche della sua profondità umana. È il suo asso nella manica, la sua carta vincente. Essere profondamente uomo, perché Dio si può vedere negli altri uomini, trovare su questa stessa terra che Egli ha voluto abitare, incarnandosi.
Essere profondamente uomo di Dio, perché Dio è il principio, il centro e il fine di tutto, anche dell'esistenza di ogni essere umano. 
Don Bosco declina questa sua umanità e spiritualità in tratti variegati: la fiducia verso gli altri (soprattutto verso i giovani), l'amorevolezza, la cura pastorale, l'incrollabile fede anche nelle situazioni più disparate, la capacità di leggere i segni soprannaturali con cui il Signore interviene nella sua vita, l'attingere forza da una preghiera costante, intensa, che va ben al di là delle semplici parole.
Così ci insegna che, se vogliamo essere veramente seguaci di Cristo, anche ciascuno di noi deve imparare a raggiungere la pienezza della propria umanità, ma anche della propria spiritualità.
Traguardi forse ardui da raggiungere, ma sicuramente desiderabili, perché a questo l'uomo è chiamato: realizzarsi nella sua unica, ma sfaccettata realtà, di essere umano e di essere spirituale.