“Interroga la bellezza della terra, interroga la bellezza del mare, interroga la bellezza dell'aria diffusa e soffusa. Interroga la bellezza del cielo, interroga l'ordine delle stelle, interroga il sole che col suo splendore rischiara il giorno; interroga la luna, che col suo chiarore modera le tenebre della notte. Interroga le fiere che si muovono nell'acqua, che camminano sulla terra, che volano nell'aria: anime che si nascondono, corpi che si mostrano; visibile che si fa guidare, invisibile che guida. Interrogali! Tutti ti risponderanno: Guardaci: siamo belli! La loro bellezza li fa conoscere. Questa bellezza mutevole....chi l'ha creata, se non la bellezza immutabile”?
Sant'Agostino affrontava così -nei suoi Discorsi- il tema del bello che eleva l'animo al Signore, origine di tutta la bellezza creata, che contempliamo quotidianamente.
Non andava alla ricerca di questo splendore in cose “particolari”, ma in quanto era già sotto i suoi occhi....e che lo era sempre stato, anche nel suo percorso di affannosa ricerca della Verità attraverso le spiagge della non-verità.
Agostino ci invita -ancora oggi- a contemplare la natura -nella sua interezza- con l'occhio indagatore di chi non si soffermi semplicemente sull'esteriorità di ciò che vede. Occorre infatti distinguere fra “vedere” e “guardare”, perché -seppur verbi apparentemente simili- i significati e le azioni che li animano, sono ben diversi.
Vedere è a volte un atto superficiale: “ti ho visto” , “ho visto che c'eri anche tu”, ma ti ho “contemplato” nel tuo significato? Ti ho veramente guardato, osservato? Ho cercato di scoprire quello che nascondi dietro la tua apparenza “esteriore” e materiale?
Siamo nell'epoca del “fast-food”, del “già cotto, solo da scaldare”, il nostro è il tempo in cui i libri si ascoltano con l'i-pod, in versione e-book, perché leggere costa “fatica e tempo”.
Le relazioni interpersonali si bruciano in fretta in quanto manca il desiderio e la pazienza di conoscersi in un percorso a tempo indeterminato, che richiede indubbiamente un costante lavorio su sé stessi, ma che regala anche la sorpresa di un rapporto (d'amicizia, d'amore, di parentela) che si rinnovi giorno dopo giorno.
Mordi e fuggi. E alla fine resta il vuoto. Il vuoto della non conoscenza, dello spreco della bellezza che -gratuitamente- ci è stata data in dono da Dio.
A cominciare dalla bellezza della vita, che al di là di ogni nostro stato e condizione, diventa il motore che aziona un percorso esistenziale verso l'eternità, in un flusso di conoscenze, riflessioni, scoperte che ci arricchiscono sempre e comunque.