Giotto, Entrata in Gerusalemme - Cappella degli Scrovegni, Padova |
"Il Signore Dio
mi ha dato una lingua
da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti
come i discepoli".
(Is 50,4)
La prima Lettura di quest'0ggi, tratta dal profeta Isaia, ci presenta la figura del Messia come quella di colui che parla e che ascolta come i discepoli.
A prima vista il paragone potrebbe apparire esagerato: Cristo è Dio, che senso ha parlare di "discepolato"?
L'etimologia della parola ci offre però degli interessanti spunti di riflessione, facilmente ricollegabili a quanto Gesù Stesso afferma nel Vangelo.
"Discepolo" è da taluni ricondotto a "DISCICOLUS" da "DISCO": "imparo, apprendo".
Il Figlio impara, ascolta, vede dal Padre: in questo Gesù è come un discepolo.
Il Figlio comunica agli altri la Parola del Padre. Egli, in quanto Verbo è la Parola di Dio. Ed anche in questa seconda accezione è come un discepolo, che porta agli altri la parola del proprio maestro, del mentore.
Cristo Uomo ci offre il modello di discepolo che ascolta, osserva, mette in pratica. Per Amore.
"Il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre
quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo.
Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa"
(Gv 5,19-20)
"Da me, io non posso fare nulla, non cerco la mia volontà,
ma la volontà di
colui che mi ha mandato".
(Gv 5,30)
"Tutto è stato dato a me dal Padre mio"
(Mt 11,27)
"Io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore".
(Gv 15,10)
Questo ascolto da discepolo è portato, in Gesù, fino alle estreme conseguenze.
Ascoltare e riferire è arrivare alla Croce: la Parola di Dio annunciata da Gesù diventa motivo di condanna.
La volontà del Padre è di arrivare alla Croce come strumento di salvezza.
Qui si ritrova, ancora una volta, la figura del discepolo:
"Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì".
(Eb 5,9)
L'etimologia della parola "discepolo" contiene però un'altra sorpresa, un ulteriore stimolo a riflettere.
Qualcuno ricollega la finale di "DISCICOLUS" alla radice "PUL" che ha il senso di "GIOVANE, NATO" , con lo stesso suffisso che è presente in MANIPULUS.
Gesù è come il discepolo che vede, ascolta, riferisce la Parola e le opere del Padre.
Questo lo conduce alla Morte di Croce, ma proprio da questa morte scaturisce per sempre la VITA, perchè GESU' è la VITA:
"Come
infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al
Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di
giudicare, perché è Figlio dell'uomo".
(Gv 5, 26-27)
Questo dono della vita eterna viene concesso a quanti vogliano riceverlo, ed ecco allora il senso di quel "nato" e "giovane", cui rimanda l'etimologia.
In Cristo, l'uomo rinasce, in Lui rimarrà per sempre "giovane": entrerà in una dimensione di eternità dove non ci sarà più la morte, la "vecchiaia".
E' interessante, proprio per questo, anche il riferimento alla parola MANIPULUS.
E' il termine con cui, nella Nova Vulgata troviamo proprio questa parola nel Salmo 125, 5-6:
Nell'andare, se ne va e piange, Euntes ibant et flebant
portando la semente da gettare, semen spargendum portantes;
ma nel tornare, viene con giubilo, venientes autem veniente in exultatione
portando i suoi covoni. portantes manipulos suos.
Vivere da discepolo è vivere come l'agricoltore che con fatica dissoda, zappa, semina, attende il frutto ed alcune volte si trova a dover sdradicare la zizzania dal campo, che rischia di mandare a male il raccolto.
Ma questa fatica, se veramente ci affidiamo a Colui che ci affida il compito di coltivare un pezzo della Sua Vigna, sarà alla fine ripagata da questi covoni.
E' la gioia nascosta nella Croce, scaturente da Essa: una gioia che nessuno ci potrà togliere, una gioia che rimarrà per sempre in noi.
La gioia che è in Cristo, nostra Pasqua!
BUONA DOMENICA DELLE PALME E BUONA SETTIMANA SANTA!
BUONA DOMENICA DELLE PALME E BUONA SETTIMANA SANTA!
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