mercoledì 30 novembre 2011

NOVENA ALL'IMMACOLATA CONCEZIONE- Secondo giorno-

PREGHIERA ALLA VERGINE IMMACOLATA


Vergine Immacolata, scelta fra tutte le donne per donare al mondo il Salvatore, serva fedele del mistero della redenzione, fa' che sappiamo rispondere alla chiamata di Gesù e seguirlo sul cammino dell vita che conduce al Padre.
Vergine tutta santa, strappaci dal peccato e trasforma i nostri cuori.
Regina degli apostoli, rendici apostoli, faa' che nelle tue sante mani noi possiamo divenire strumenti docili e attenti per la purificazione e santificazione del nostro mondo peccatore.
Condividi con noi la preoccupazione che grava sul tuo cuore di Madre, e la tua viva speranza che nessun uomo vada perduto.
Possa, o Madre di Dio, tenerezza dello Spirito Santo la creazione intera celebrare con te la lode della misericordia e dell'amore infinito.

AMEN







"La tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza.
La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato". (Rom 5 3-5)

Tutta la vita di Maria è un misto di gioia e di dolore: il momento stesso in cui Giuseppe si accorge della sua maternità è causa di sofferenza, perché possiamo solo immaginare cosa sarà passato nel cuore della Vergine nel dover "mostrare" allo sposo il frutto dello Spirito Santo, senza potergli spiegare nulla.... poi c'è il momento della fuga in Egitto, la ristrettezza estrema alla nascita di Gesù...e poi la presentazione al Tempio, con le parole profetiche e misteriose di Simeone.... ma anche con la circoncisione del Figlio di Dio, che piange di dolore come ogni bambino....
Tuttavia, in questo susseguirsi di eventi dolorosi la Madonna comprende sempre di più il piano salvifico di Dio attraverso la sua compartecipazione all'opera redentrice del Cristo Suo Figlio.

Maria è ricolma di Spirito Santo, piena di Grazia, eppure è pur sempre una "creatura" umana, e dunque è "finita", a differenza di Dio che è infinito.

Come Immacolata Concezione, la sua pazienza sarà stata già al massimo livello di quella raggiungibile da un essere umano, fin dall'inizio della sua esistenza terrena.

Tuttavia, la sua stessa vita ci dimostra che lo Spirito Santo operò in lei un prodigio nel prodigio, che Dio Padre la volle come "ingigantire" poco per volta nell'anima: il momento in cui riceve lo Spirito Santo a Pentecoste ne è un esempio lampante.
Maria ne era già ripiena, eppure gliene viene dato ancora in aggiunta.

E' come se la sua anima fosse accresciuta per accoglierne di più!
Allo stesso modo si può discorrere in questi termini della sua virtù, della sua speranza.

Maria è già "eccelsa" in questi tre elementi (pazienza, virtù, speranza), eppure le prove della vita, i dolori, il compartecipare alla vita del Figlio che redime il genere umano, fanno si che il Padre la faccia "crescere" ancora di più spiritualmente, la faccia diventare un "vaso" sempre più grande!

La pazienza di Maria, che ne fa incrementare le virtù, produce una speranza che tocca il culmine ai piedi della Croce, quando il Figlio morente le fa sperare nuovamente contro ogni speranza e nella Vergine risuona la certezza della RISURREZIONE!
Si, Maria SPERA IN SOMMO GRADO QUANDO CREDE FERMAMENTE CHE CON LA MORTE NON FINISCE LA VITA, MA COMINCIA!


Che la Vergine Maria ci aiuti a credere contro ogni speranza, ad avere fede in Dio, sapendo che la nostra vita non finisce con la morte corporale, ma che ci attende l'esistenza piena ed eterna, nel Paradiso!

martedì 29 novembre 2011

NOVENA ALL'IMMACOLATA CONCEZIONE -Primo giorno


Le lettere di San Paolo contengono espressioni altamente teologiche, molte delle quali possono essere tranquillamente "applicate" alla Vergine Maria. 
Per la novena all'Immacolata quest'anno le meditazioni prenderanno spunto proprio da questi testi paolini, allargando poi il campo di riflessione grazie ad altri scritti che illuminano un poco sul grande mistero dell'Immacolata Concezione.
Buona preghiera a tutti, con l'augurio che la Vergine Immacolata vi ottenga da Dio ogni benedizione celeste!


PREGHIERA ALLA VERGINE IMMACOLATA


Vergine Immacolata, scelta fra tutte le donne per donare al mondo il Salvatore, serva fedele del mistero della redenzione, fa' che sappiamo rispondere alla chiamata di Gesù e seguirlo sul cammino dell vita che conduce al Padre.
Vergine tutta santa, strappaci dal peccato e trasforma i nostri cuori.
Regina degli apostoli, rendici apostoli, faa' che nelle tue sante mani noi possiamo divenire strumenti docili e attenti per la purificazione e santificazione del nostro mondo peccatore.
Condividi con noi la preoccupazione che grava sul tuo cuore di Madre, e la tua viva speranza che nessun uomo vada perduto.
Possa, o Madre di Dio, tenerezza dello Spirito Santo la creazione intera celebrare con te la lode della misericordia e dell'amore infinito.

AMEN






"Abramo ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto" (Rom 4, 18)

Al momento dell'Annunciazione, a Maria Santissima viene prospettata una maternità straordinaria, un concepimento per opera dello Spirito Santo.
Facendo un parallelo con l'annuncio che il medesimo arcangelo Gabriele porta a Zaccaria, ci si rende conto subito della "differenza" di atteggiamento fra Maria e il marito della cugina Elisabetta.
Zaccaria è scettico, nonostante sia sacerdote, uomo pio e fedele alla legge, per questo rimane muto fino alla nascita del suo bambino.

Maria, invece, crede, crede fin da subito.
La sua domanda, il suo "com'è possibile, non conosco uomo" (Lc 1,34)? non è un quesito di dubbio, ma semplicemente un ribadire il proprio voto di verginità, il proprio desiderio di rimanere "consacrata" a Dio solo....
Una volta che l'angelo le fa comprendere come il piano di Dio non avverrà secondo "mezzi" umani, Maria si tranquillizza anche su questo punto e la sua adesione, già totale prima, è ancora più piena, in un certo senso, ratificata dal suo "avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1, 38).

In quel momento, la Vergine diventa Madre del Redentore, ha fede contro ogni speranza, perché, se la speranza, come ci dice San Paolo, è credere, attendere quello che ancora non si vede, allora Maria ebbe speranza, una grande speranza, ed ebbe fede al di sopra di ogni speranza, si spinse più in là di quello che ogni comune mortale avrebbe potuto anche solo "immaginare": un Dio che si incarna, che sceglie per Madre un'umile ragazza di Nazareth, vergine che concepirà senza il contributo di uomo alcuno!
E allora, anche Maria, come Abramo, divenne madre "di molti popoli, come" le "era stato detto" (Rom 4,25).
Maria, Madre di Cristo, diviene madre di tutto il genere umano! Madre di tutti gli uomini!
E questo fu possibile perché lei, CONCEPITA SENZA PECCATO, poté dare alla luce il VERBO INCARNATO, il Santo dei Santi che, puro e senza macchia, poteva nascere solo da una creatura altrettanto pura e senza macchia!



Che la Vergine Maria ci aiuti, affinché anche noi possiamo riusciamo a "partorire" cose pure e sante nella nostra vita, senza che ci fermiamo solo alle opere materiali, superficiali...al peccato che viene fuori dai desideri confusi e disordinati del nostro cuore...

domenica 27 novembre 2011

Blog dedicato al Sacro Cuore di Gesù


Carissimi amici, vi invito a visitare un nuovo blog, dedicato interamente al Sacro Cuore di Gesù, Cuore dei nostri cuori!
Vuole essere un omaggio all'Adorabile Cuore di Nostro Signore e raccoglierà materiale ad Esso inerente, quindi preghiere, meditazioni, scritti vari.

Se vorrete seguirlo, sarete i benvenuti!

Rinnovo a voi tutti gli auguri di buona e santa domenica, nonché di fruttuoso avvento!

AVVENTO.....

AVVENTO:

"Venuta, arrivo
 tempo liturgico dedicato alla preparazione del Natale,
 cioè della festa che celebra la venuta di Cristo.
dal latino ADVENTU, VENUTA da advenire, ARRIVARE
latino che dice in generale il venire"

(Deli-Dizionario etimologico Zanichelli)



"Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi
La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo"
(Gv 1,9;11;14;17)



Il Prologo di Giovanni utilizza il verbo "venire" per ben sei volte: due sono riferite a San Giovanni Battista -che "venne" come precursore di Cristo- le rimanenti quattro sono invece relative al Verbo Incarnato, che venendo nel mondo è stato la nostra "salvezza" e ci ha redenti dal peccato, consentendoci di essere generati come figli di Dio (Gv 1, 12).
L'avvento è il tempo che ci prepara alla festa del Natale, in cui ricordiamo la venuta di Cristo; in questo senso il prologo di Giovanni potrebbe essere un valido ausilio per la meditazione nello spazio che ci prepara e ci separa al contempo dalla festa della "nascita" di Gesù.
E' un testo che offre un risvolto non solo "pasquale", ma anche e perfettamente legato all'avvento prima e al Natale poi: Gesù venne come uomo e come Dio per illuminare il mondo, per illuminare ogni credente, per riversare su ciascuno di noi la "grazia e la verità".

Con il Vangelo si mostra tutto "l'irrompere" di Dio che viene nella storia e nel tempo umano, facendosi carne, piccolo, bambino...
Il Prologo di Giovanni, in modo particolare, mostra con evidenza il passaggio dal tempo dell'attesa a quello della venuta, dall' "in principio" che evoca il concetto dell'eternità in Dio, al "si fece carne", chiaro riferimento al tempo storico.
Si potrebbe anche sottolineare, a questo punto, il salto di "qualità" rispetto all'antico Testamento, in cui si invocava fortemente la venuta del Signore, aspetto -questo- fortemente evidenziato nei Salmi, in cui ricorre molte volte l'invito rivolto a Dio, a "svegliarsi, destarsi", a venire a visitare la vigna che Egli stesso ha piantato (Sal 80).

Ora, con la venuta di Gesù, questo desiderio dell'uomo di incontrare Dio si è realizzato e si continua a realizzare pienamente!
Non è propriamente il "faccia a faccia" che intendiamo noi uomini: se vedessimo Dio in tutta la Sua potenza divina, non potremmo sopravvivere!
Ma vediamo Dio Incarnato e Lo incontriamo nell'Eucaristia e nella Parola... dunque, sì, il Signore è venuto, si è fatto presente storicamente, rendendosi "visibile" ai Suoi contemporanei e facendosi altrettanto visibile a noi, nella Mensa Eucaristica ed in quella della Parola.
"Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Gv 14,9).

Dunque, il Signore viene ogni giorno, e nell'arrivare a noi...ci dice:
"Ecco, sto alla porta e busso" (Ap 3,20).
In questo "atteggiamento" di un Dio in "attesa" nel momento in cui Egli viene incontro all'uomo, c'è anche l'indicazione del comportamento che la creatura deve assumere di fronte al Creatore.
Dio viene...anche noi dobbiamo andare a Lui!
Dio non "irrompe" con la forza di un ladro nella vita umana: pazientemente aspetta, in ossequio al libero arbitrio che ci ha donato.
Se volesse agire come uno scassinatore....aprirebbe la porta senza bussare, senza quasi "chiedere il permesso" di entrare in casa nostra!
Dunque, la venuta di Dio deve essere accompagnata dal nostro andare incontro a Lui, come ci rammenta la parabola delle dieci Vergini: "Ecco lo sposo, andategli incontro"! 
(Mt 25, 6)

Questo duplice venire -di Dio verso l'uomo e dell'uomo verso Dio- è ciò che ci consente di aprirGli la porta del cuore, dell'anima, della vita intera, per accoglierlo in noi
Il libro dell'Apocalisse, infatti, prosegue così: "Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Ap 3,20).
Far entrare Gesù significa fare...comunione con Lui! Comunicarsi vicendevolmente: Egli si dona tutto a noi....noi dobbiamo provare, sforzarci di fare altrettanto!

Sfruttiamo, dunque, questo tempo di avvento per andare incontro al Signore che viene.
Egli ci dice: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,13) e ci lascia la Parola e l'Eucaristia come strumenti portentosi per accoglierLo sempre di più in noi, per conoscerLo, amarLo e farLo amare.
Quale preparazione migliore al Santo Natale, può allora essere quella di una vita sacramentale (eucaristica in particolar modo) più intensa e di una meditazione più assidua della Parola?

BUON TEMPO DI AVVENTO A TUTTI VOI!

giovedì 24 novembre 2011

LA BIBBIA E' LA LETTERA DELL'AMATA ! E' una lettera per me!





Sentiamo dirci spesso che per un vero discepolo di Cristo non può bastare la sola lettura domenicale della Parola di Dio, ma che sia necessaria una "meditazione" più approfondita di Essa, una "scoperta-riscoperta" quotidiana di quello che il Signore ci dice attraverso la Sacra Bibbia.
La modalità con cui questo appuntamento giornaliero con la Parola può avvenire non è necessariamente "standardizzata", ma adattabile, in un certo senso personalizzabile: può assumere la "forma" di riflessione sul Vangelo del giorno, oppure diventare una vera e propria "lectio divina", o, ancora,  una lettura continuata e sistematica, che poco per volta ci aprirà il cuore, lo spirito al messaggio "speciale" che Dio indirizza a ciascuno di noi.

Sì, nella Parola c'è anche un messaggio speciale, un contenuto personalissimo che il Signore ha pensato per me, per te, per ciascuno nella sua diversità, unicità.

Kierkegaard diceva: "Bisogna leggere la Bibbia come un giovane legge la lettera dell'amata: essa è scritta per me".
Per comprendere la portata di quest'affermazione, si può inizialmente pensare a cosa accada quando si abbia fra le mani una lettera d'amore...ma non una qualsiasi, bensì quella scritta dalla persona che noi amiamo, il cui amore -dunque- sia ricambiato.

Se tengo fra le mani la lettera... già il solo fatto di pensare che quello stesso foglio sia stato stretto del mio innamorato, mi fa sentire l'altro, la sua vicinanza. 
E' una cosa che mi emoziona, mi riscalda il cuore.
Quando tengo fra le mani la Parola di Dio, dovrei pensare la stessa cosa: quel libro, anche se non è stato "materialmente" tenuto fra le mani di Dio, è comunque "frutto" dell'Onnipotenza, della Sapienza divina. 
E' uscito dalla "mano sapiente" del Signore, che per scrivere questa lettera si è servito della "mano umana" dei vari redattori, ispirandone loro il contenuto . 
Quale amore dovrei allora provare, nel pensare che Dio ha "stretto" fra le Sue "mani" la Sua lettera d'amore per me!

Torniamo all'esempio della missiva dell'innamorato: mentre ne leggo il contenuto, so che ogni parola, fosse anche la più "banale", è stata dettata non tanto dalla ragione, quanto dal cuore.
La mente ha ordinato i pensieri, li  ha espressi in bella forma, ha dato loro uno stile inconfondibile, unico, ma il significato più profondo è frutto dell'amore che l'altro nutre per me.
Questo è il motivo per cui niente, in quella lettera d'amore, per me diventa "sciocco", usuale, scontato.
Ogni singola parola è un dono, una perla preziosa, una ricchezza infinita!
La stessa cosa dovrebbe accadermi quando leggo la Bibbia: Dio ha pensato per me, per parlarmi del Suo Infinito Amore, ogni frase che Essa contiene!
Dio ha riversato il Proprio Cuore nella Parola, per donarmeLo nel corso dei secoli!
Lo stile dei testi può essere differente in base all'epoca storica, alla cultura di chi lo ha redatto, ma tutto è sempre frutto del Cuore Amante di Dio, che vuole donarsi al cuore dell'amata, della Creatura!

C'è poi un altro aspetto molto bello che si può sottolineare, pensando a come ci si "comporti" davanti alla lettera dell'amato: essa, pur essendo un "pezzo di carta" diventa un ricordo vivo, tangibile di colui che l'ha scritta.
Quando si è distanti l'uno dall'altra e si è magari presi da qualche pena, quella lettera diventa un segno tangibile, concreto dell'amore che lega due persone.
Basta rileggerla per trovare conforto, speranza, fiducia: so di essere amata, perché quelle parole me lo dimostrano!
Anche nei momenti di gioia, se si è distanti, ripensare a quella lettera accende il cuore di felicità: l'altro mi ama e la sua lettera me lo rammenta con la sua semplice e discreta "presenza".
Ecco, Dio con la Sua Parola fa esattamente la stessa cosa!
Il Signore mi dice che quella sua "lettera d'amore" è la mia fonte di speranza, di consolazione, di consiglio, di gioia.
Leggerla e rileggerla mi deve far ricordare che dall'eternità Dio mi ama, che per primo "mi ha amato" e "ha dato sé stesso per me" (Gal 2,20), che in Essa posso sempre trovare la "prova" certissima di questo amore e tutte le "indicazioni" necessarie per ricambiarLo come merita.
Se seguo le "istruzioni per l'uso" che la Parola mi dona, allora sono certa di dimostrare concretamente a Dio che Lo amo, che voglio "farLo contento", dimostrandoGli che veramente mi impegno giorno per giorno per fare quanto mi chiede!

Infine, un'ultima considerazione: dicevo all'inizio che ogni lettera d'amore è "speciale, unica", anche quando, nelle frasi, nello stile, non si differenziasse molto da tante altre missive dello stesso genere.
Per la Bibbia (unica per il suo genere) un parallelo simile si potrebbe fare solo da un punto di vista: il Suo testo è identico per tutti coloro che lo leggono, ma solo a livello "letterale".
Quello che invece essa comunica a ciascuno di noi è DIFFERENTE.
Dio mi parla, ti parla, attraverso la Parola e lo fa in maniera diversa, in base alla "capacità ricettiva" di ognuno di noi, a seconda del momento (bello o brutto) che stiamo vivendo, della particolare spiritualità che ci caratterizza, del carisma che orienta la nostra vita, dell'approfondimento della stessa Bibbia che stiamo magari effettuando in quel dato momento.
In questo senso, Essa è veramente una lettera d'Amore unica nel Suo genere: ha il potere di "adattarsi" ai differenti momenti della mia vita materiale e, soprattutto, della mia crescita spirituale.
Così capiterà sicuramente che quello che oggi mi "dice" un dato passo della Parola, non sarà uguale a quello che mi dirà un domani...che se oggi mi parla con un solo pensiero, domani me ne comunicherà due.... che se oggi mi fa riflettere solo su un aspetto della mia vita "materiale", domani mi dirà qualcosa di più profondo perché nel frattempo avrò percorso un cammino interiore che mi avrà fatto "crescere".... o avrò letto anche altri testi che mi avranno un po' "allargato" gli orizzonti....

Quanto ciò sia vero lo si può constatare considerando come, dopo duemila anni dall'esistenza del solo Nuovo Testamento, i commenti che ascoltiamo su di Esso siano sempre nuovi, e nessuno dei santi, dei dottori della Chiesa, ha mai "ripetuto" semplicemente le parole scritte dagli altri.
Ciascuno di essi ha dato un "apporto" nuovo all'esegesi, al commento biblico.

Dio fa lo stesso anche con noi, vuol donare un po' della infinita ricchezza d'amore contenuta nella sua splendida "Lettera da findazato" a noi che siamo la Sua "fidanzata".
Non perdiamo l'occasione di ricevere questa lettera d'amore, approfittiamone subito: stringiamola al cuore, leggiamola, rileggiamola, conserviamola con cura, per saperne trarre -giorno per giorno- nutrimento spirituale, affettivo, incentivo amorevole a continuare il cammino di seguaci di Gesù!

lunedì 21 novembre 2011

GIORNATA MONDIALE DELLE CLAUSTRALI-PRESENTAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA




Chiostro del monastero delle Carmelitane Scalze-Parma
Il 21 novembre la Chiesa celebra la memoria della presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria e festeggia contemporaneamente la giornata mondiale delle claustrali.
L'episodio della presentazione non viene narrato dai Vangeli, sono invece gli apocrifi ad abbondare di particolari al riguardo...di certo con la loro innata propensione alla fantasia un po' "forzata".
Tuttavia, se la Chiesa festeggia questa ricorrenza mariana, vuol dire che, sebbene ce la possiamo immaginare  meno pomposa di quella citata dagli apocrifi, essa abbia realmente avuto luogo.
Sappiamo infatti che Maria stessa risponde all'Angelo Gabriele, al momento dell'Annunciazione : "Non conosco uomo"...traducibile come un "e non intendo conoscerne, non intendo unirmi a carnalmente a nessuno"!
Maria si era "consacrata" tutta a Dio e lo stesso Onnipotente gradisce e "rispetta" la scelta totalmente donativa della Vergine, tanto da renderla Madre del Figlio Suo in maniera  straordinaria, preservando la sua verginità.
In Maria si coniugano il ruolo di madre e vergine, di sposa dello Spirito Santo e sposa di Giuseppe, di contemplativa e attiva...


Per questo è possibile -ed è significativo- che la giornata mondiale delle claustrali cada proprio in questa giornata tutta mariana.
La Vergine Santissima può ben definirsi la prima grande "claustrale" del cristianesimo: "Meditava tutte queste cose nel suo cuore", ci dice di lei il Vangelo di Luca.
Ora, se si va a scandagliare l'insieme di regole dei vari ordini claustrali, di certo viene fuori quello che, ad esempio, per l'ordine carmelitano suona così: meditare la legge di Dio giorno e notte.
Chi ha la fortuna di conoscere personalmente delle monache di clausura, sa bene quanto possa essere diverso il modo di approcciarsi a loro che si ha quando le si osserva da lontano...oppure più da vicino.
Chi le guarda a distanza le vede in un certo senso come avvolte da un alone di mistero, che le fa apparire quasi fuori dal comune.
Ed è vero, in un certo senso sono fuori dal comune: hanno raggiunto una perfetta capacità di sintesi fra la vita attiva di ogni giorno (che anche in clausura si svolge: far da mangiare, lavare la biancheria, pulire la casa...) e la meditazione interiore della Parola di Dio.
Come Maria, le claustrali sono chiamate a "meditare tutte queste cose" nei loro cuori, "giorno e notte": a vivere intensamente un rapporto di unione con il Signore fattoSi Parola Vivente.


Guardando da vicino una monaca di clausura, ci si accorge infatti che non è diversa da noi nel modo di agire quotidiano: compie le nostre stesse azioni, dorme, mangia, beve, partecipa alla Santa Messa, rimane in adorazione davanti al Tabernacolo.
Quello che la rende "speciale", quello che dovrebbe essere per noi motivo di ringraziamento, ed anche stimolo all'imitazione (in base al proprio stato di vita), è il MODO IN CUI COMPIE CIASCUNA DI QUESTA AZIONI.


Meditare la Parola giorno e notte nel proprio cuore significa infatti diventare dei "contemplativi nell'azione": la contemplazione diventa un habitus del cuore, che riveste ogni gesto, ogni parola, ogni silenzio, ogni sguardo.
Tutto quello che si fa, allora, lo si fa alla presenza di Gesù, tenendo bene a mente la Parola di Dio, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo, con lo sguardo interiore fisso sulla meta: l'incontro con lo Sposo.

Non è una contemplazione riservata solo alle claustrali: fare memoria, in questa giornata, della loro donazione totale a Dio per tutti noi, significa anche volerle "imitare" in qualcosa.
Ci offrono una testimonianza della chiamata all'unione sponsale con Cristo Sposo e ci dicono che è già possibile adesso vivere come "sposi" del Signore.
Possiamo farlo anche noi, nel nostro quotidiano, se riusciamo a tenerLo sempre presente in noi, vivendo secondo quello che la Parola di Dio ci dice, seguendo i suggerimenti dello Spirito Santo, operando sempre a maggior gloria del Padre.

E' un cammino forse arduo, che richiede un'ascesi costante, ma tutti possiamo provare ad incamminarci su un percorso di questo genere.
Approfondire la Parola di Dio, con una meditazione quotidiana, quindi sistematica, nutrirsi dei Sacramenti, pregare in maniera anche spontanea (colloquiare con Gesù come con un amico, direbbe Santa Teresa d'Avila) sono tutte "tessere" di un mosaico che ci aiutano a farci anche noi "claustrali" nel mondo, contemplativi come Maria.

Nel volume "La novità dello Spirito", il teologo ortodosso Pavel Evdokimov, ricorda una verità importante, ma a volte trascurata (il suo discorso si riferisce al monaco, ma è facilmente "reversibile" anche alle monache!):


"Spiritualmente, il laicato forma lo stato del monachesimo interiorizzato: assume nel mondo il ministero di testimonianza.
Secondo i Padri, i monaci sono coloro che conducono la vita evangelica, cercano l'unico necessario e si fanno violenza in tutto.
E' evidente che queste esigenze si estendono ad ogni uomo.
Quando Cristo- dice San Giovanni Crisostomo- ordina di seguirlo sulla via stretta, si rivolge a tutti.
Il monaco e il secolare devono raggiungere le stesse altezze.
Coloro che vivono nel mondo, anche se sposati, devono in tutto somigliare ai monaci.
Colui che ha lo spirito di obbedienza, di umiltà e di purezza, è un vero monaco del monachesimo interiorizzato.
E' questione per tutti del modo di adattamento, di un equivalente personale dei voti monastici".

Che la Vergine Maria ci ottenga dal Figlio, anche attraverso la preghiera di intercessione delle claustrali di tutto il mondo, il desiderio e la capacità di arrivare anche noi a questo stato di "monachesimo interiorizzato"!

mercoledì 16 novembre 2011

MEMORIA DI SANTA GERTRUDE DI HELFTA


PREGHIERA A SANTA GERTRUDE
O Dio, che ti sei preparato una degna dimora nel cuore di Santa Geltrude vergine,
rischiara le nostre tenebre perché possiamo gustare la gioia
 della tua viva presenza nel nostro spirito.
Amen



Ormai manca poco all'Avvento che ci preparerà anche quest'anno al Santo Natale, in cui ricordiamo la nascita di Nostro Signore Gesù Cristo.
Il prologo di Giovanni (capitolo 1 del suo Vangelo) ci immette fortemente nell'ingresso "storico" di Gesù nel mondo,  con queste parole:
VERBUM CARO FACTUM EST...il Verbo si fece carne....

ET HABITAVIT IN NOBIS : E venne ad abitare in mezzo a noi

Il Verbo, da sempre Dio e da sempre PRESSO Dio nell'unità dello Spirito Santo, si incarna, balza -potremmo dire usando un termine  molto "chiaro" nella storia dell'umanità.

Santa Gertrude di Helfta ebbe una rivelazione particolarissima su questo punto del Vangelo giovanneo e, più in generale, su quello che è il grande mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio e dell'adorazione che dovremmo riservare a Lui nella contemplazione di questo "evento" di salvezza.

Ecco cosa le disse il Signore:
"Ogni volta che pronunciando queste parole una persona si inchina con riconoscenza e mi ringrazia di essermi degnato di incarnarmi per suo amore, io, indotto dalla mia bontà, mi inchino a mia volta a Dio Padre, e nell'amore del mio cuore gli offro tutti i meriti della mia Umanità per aumentare l'eterna beatitudine dell'anima della stessa persona".
(Rivelazioni, libro II, capitolo III)

Se realmente intendiamo il nostro relazionarci a Dio Figlio come un rapporto di amicizia amorevole per vedere attraverso di Lui il volto di Dio Padre e ricevere Dio Spirito Santo, ecco che diventa facile comprendere il perché di questo comportamento "generoso" del Verbo nei nostri confronti.
Fra fidanzati, fra sposi, anche fra genitori e figli non è infrequente che l'uno dica all'altro -ed anche molto spesso- il proprio grazie per l'amore che riceve.
L'amore  sincero, l'amore ricambiato, l'amore vero genera STUPORE, una MERAVIGLIA SENZA FINE.
Ogni giorno ci si ritrova a RINGRAZIARE per quel dono che gratuitamente si riceve....
Se si prende coscienza del fatto che l'altro non sia "obbligato" ad amarmi, ma che per una sua libera decisione decida di farlo oltre il sentimentalismo del momento (che può anche essere infatti soggetto alla variabilità di momenti, di umore etc etc), allora ci si sente colmi, traboccanti di GRATITUDINE per quel regalo d'amore che ci viene offerto senza un "perché razionale".

Ora, Gesù ama ciascuno di noi alla stessa maniera: gratuitamente.
Gesù ama di un amore che non è "atto dovuto": VUOLE amarci!
Gesù ci ama senza "mutare": e' sempre innamorato di noi, qualunque sia il nostro atteggiamento nei Suoi confronti...e anzi, più ci allontaniamo da Lui, maggiormente Egli si fa vicino, ci cerca, prova a riattirarci a Sè, lasciando comunque intatto il libero arbitrio della Sua creatura.

Il modo CONCRETO in cui Dio ha voluto rivelarci il SUO AMORE INFINITO è stato PRENDERE UNA CARNE UMANA: VERBUM CARO FACTUM EST.....
Gesù si è fatto uno di noi, uno come noi nella Sua Umanità, affinché noi potessimo AMARE DIO anche nella Sua Umanità, in una maniera che per noi creature terrene fosse più "congeniale", abituale, conosciuta.

Le attenzioni che riserviamo ad una persona cara, possiamo e dobbiamo allora riservarle anche a Lui: un fiore accanto ad una Sua Immagine, un "Gesù, Ti amo" detto quando al mattino ci svegliamo, una parola "confidenzialmente" scambiata con Lui quando siamo in mezzo alle faccende quotidiane di lavoro, di casa, di studio....

Questi sono modi altrettanto CONCRETI per ricambiare l'AMORE che Egli nutre per noi e che ha nutrito specialmente nel momento in cui si è INCARNATO.
Non facciamo altro che compiere gesti semplici, spontanei, ma molto efficaci, per onorare, lodare, adorare l'Incarnazione del Verbo.

Quali tesori di grazia non ci offrirà in cambio il Cuore Adorabile di Gesù!
Ce lo assicura attraverso Santa Gertrude: la Sua preghiera per noi salirà al Padre e colmerà le nostre anime di nuovi doni d'Amore!

Invochiamo allora la Santa di cui facciamo memoria quest'oggi, affinché ci aiuti a comprendere meglio la necessità di ripagare con amore l'Amore del Verbo Incarnato, per essere colmati dei doni che dall'eternità Dio ha preparato per noi!

lunedì 14 novembre 2011

LA DISTRAZIONE CI DISTOGLIE DALLE GRANDEZZE DI DIO.....E CI SEPARA GLI UNI DAGLI ALTRI


Roma-Basilica del Sacro Cuore di fronte alla stazione Termini


La Basilica del Sacro Cuore, per chi la conosce, si potrebbe definire come un edificio di culto di dimensioni  medie, ben visibile quando si esce dalla stazione Termini su via Marsala ed il cui campanile (situato nel punto più alto di Roma) è ben identificabile anche dalle vie parallele....
Insomma, per dirla brevemente, non è una Chiesa che possa passare inosservata...

Eppure c'è una scenetta molto "comica" che dimostrerebbe tutto il contrario...
Scena da taxi, per farla breve.

Il passeggero entra nell'auto e chiede di essere condotto in Via Marsala, accanto alla Basilica.
Il Tassista un po' in...imbarazzo....sentenzia:

"Via Marsala la conosco....la stazione Termini...ma la Chiesa no....
le suore....."

Essendo la Basilica ben visibile.... se si arriva al posteggio taxi di Via Marsala, o si è ciechi per non "percepire" l'edificio sacro, o si è proprio dei grandi "distratti"!
Fra l'altro, la Basilica è parrocchia dei salesiani...non solo distratto, ma pure disinformato...che le Basiliche le gestiscano le suore mi è cosa nuova!

Fatto sta che l'episodio mi ha fatto pensare a quante volte, presi dal caos della nostra quotidianità, dimentichiamo di usare gli occhi, o meglio, li usiamo, ma non alla maniera giusta.
Non osserviamo realmente le cose, pure quando ci balzano davanti in maniera imponente!

La liturgia di qualche giorno fa ci proponeva la prima lettura tratta dal libro della Sapienza, in cui si parla di come l'uomo possa riconoscere la presenza di Dio anche attraverso le opere della Creazione, che rimandano l'essere umano ad una intelligenza più grande e bella di quella semplicemente umana.

Un sacerdote, nell'omelia, ha sottolineato un punto molto importante:
"A volte l'uomo rimane incantato davanti ad un'opera d'arte, all'intelligenza dell'uomo, ma non si incanta poi davanti all'intelligenza di Dio".
Frase molto forte, perché proprio il brano della Sapienza ci rammenta che non sono "scusabili" coloro che si inchinano davanti alla magnificenza dell'arte o della natura, senza riuscire a raggiungere la fonte di quella bellezza.

Nell'ascoltare il commento alla Parola, io ripensavo mentalmente alla scena del taxi...: quello che diceva il sacerdote è sacrosanto, ma purtroppo si può addirittura superare quella fase e non incantarsi nemmeno davanti all'opera dell'uomo!
Si può letteralmente "distruggere" in noi la capacità di "attenzione" al bello, anche semplicemente la curiosità di vedere, capire, cogliere quello che ci offre il paesaggio, l'architettura, il tragitto che compiamo per andare a lavoro.....
In una parola sola, come diceva il sacerdote....siamo "distratti"....

L'etimologia della parola distrarre richiama l'atto del "separare, tirare qua e là, disgiungere".
Non riuscire a vedere la bellezza, non cogliere poi di quel bello la relazione con il Creatore, è indice della nostra SEPARAZIONE DA DIO.
Ci tiriamo dal lato opposto a quello del Creatore e spesse volte anche da quello delle creature.
Ci ISOLIAMO e non riusciamo che a percepire le nostre sole "produzioni" di pensieri, parole, opere....tutto il resto rifiutiamo a priori di coglierlo e ci bendiamo gli occhi.
Ci chiudiamo allo stupore di fronte alla natura, davanti a quello per un'opera d'arte altrui, conta solo quello che ci riguarda personalmente....

Separarsi da Dio Creatore e dall'uomo capace di creatività che rimanda a Dio è poi anche indice di separazione fra occhi, cuore e mente.
L'occhio dovrebbe aprirci il cuore.... stimolarci alla sensibilità verso il bello, renderci capaci di emozione davanti alle meraviglie del creato, dell'abilità umana, dell'arte....infine, il cuore dovrebbe aprire anche la mente ad una "fede ragionata": quello che vedo e che mi riscalda il cuore dovrebbe rimandarmi ad una Intelligenza Suprema, al Dio Onnipotente creatore del cielo e della terra, come professiamo nel Credo.

Come si coordinano vicendevolmente occhio, cuore e ragione, quando l'uomo smette di essere "distratto", separato...e prova a fare lo sforzo per ricongiungere tutti gli elementi come in un puzzle!
Come diventiamo "unione" fra noi stessi e Dio e fra noi fratelli e sorelle, quando cerchiamo di uscire dal nostro isolamento interno e di proiettarci anche sull'esterno, per coglierne le sfumature di bellezza e collocarle in una prospettiva più "ampia"!

Pensiamo a Maria Santissima: ha saputo accogliere in sé il Bello Assoluto, che si è fatto piccolissimo attraversando le "comuni" fasi di ogni creatura che nasce.
Gesù si è reso in lei embrione, feto, bambino piccolo.....
Maria l'ha accolto riconoscendone la bellezza e facendone elemento di unione fra lei e Dio, fra lei e lo Spirito Santo, fra lei e tutte le creature...
Che la Vergine ci aiuti ad apprendere l'arte di "unire", anziché disgiungere, che ci insegni la capacità di "attenzione" anziché quella di ....distrazione...

Buona settimana a tutti!

giovedì 10 novembre 2011

ASPIRARE ALLA SANTITA': SUOR TERESINA ZONFRILLI



"Che sorpresa avremo alla fine del mondo
 leggendo la storia delle anime!...
quante persone si stupiranno vedendo la via
 per la quale la mia anima è stata condotta"!

(Santa Teresa del Bambino Gesù-Storia di un'anima)



Mentre leggevo il volume "Piccola Ostia-Suor Maria Teresina Zonfrilli"  ho ripensato a queste parole della santina di Lisieux.
Sì, anche di Suor Teresina Zonfrilli si potrebbe dire la stessa cosa: che sorpresa, avremo in Paradiso, leggendo  la storia della sua anima!
Ma lo stupore può coglierci già adesso, nello scoprire la sua figura, nel leggere la sua biografia, nel tentare di arrivare un po' al nocciolo della sua esperienza spirituale.

Suor Teresina Zonfrilli nacque a Pontecorvo, in provincia di Frosinone, il 5 febbraio del 1899.
La piccola venne abituata ben presto alle pratiche di pietà, specialmente grazie a mamma Teresa, donna di grande fede e fervente preghiera, che ogni giorno alimentava il suo amore a Gesù attraverso l'incontro Eucaristico.
Teresina  -al secolo Maria Francesca- al pari della santina di Lisieux ebbe a lavorare su un carattere molto...vivace, animato però, pur nella sua irruenza, da veri slanci di amore spontanei e semplicissimi.

Ella stessa raccontava, indubbiamente vedendo in sé stessa -per la propria umiltà- molti più difetti di quelli che avesse realmente: "Ero capricciosa molto, anzi, per quanto ero cattiva, mi dicevano: ogni riccio un capriccio. Ero superba in modo straordinario".
L'amore a Gesù riuscì a farle compiere il miracolo: levigò il suo carattere fino a non far trasparire il minimo moto di impetuosità, anzi, apparendo come una persona naturalmente inclinata alla bontà....tanto da riuscire a nascondere abilmente gli sforzi interiori compiuti nell'attuare il bene e i doveri quotidiani, pur fra molte prove spirituali!

Maria Francesca entrò in religione fra le Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario -ordine fondato dalla nobildonna genovese e oggi santa, Virginia Centurione Bracelli- e prese il nome di Teresina, come segno di affetto verso la sua "omonima" santa di Lisieux, alla cui scuola imparò l'arte di farsi piccola per diventare grande santa!

Suor Teresina Zonfrilli aveva anche accarezzato l'idea di entrare fra le carmelitane, ma fu la Vergine Addolorata che "comparendo in sogno (o visione?) alla giovanetta, quando, ancora in famiglia, si dibatteva nel dubbio della vocazione religiosa, le aveva detto sorridendo: Vieni, vieni"?
Fin dagli anni del postulato, Suor Teresina si dimostrò un vero modello per le sue compagne, ma non fu esente dalla "fatica"  interiore nella fedeltà ai suoi doveri quotidiani.
Chi percorre la piccola via, direbbe Santa Teresa del Bambin Gesù, deve raccogliere tutte le "spine", le punture di spillo che incontra sul proprio cammino, per salvare le anime.
E la giovane postulante di Pontecorvo ne trovò realmente molte!

Ecco come descrisse ella stessa alcune di queste prove, appellandosi con un nome che utilizzerà sempre, per indicare il proprio niente :"Piccola lordura"!


"Nei primi mesi del mio probandato, sentivo tanta ripugnanza nell'eseguire alcuni uffici della comunità, come: nettare le scale, ordinare il refettorio, le camere, ecc.
E Gesù, tanto buono con la sua piccola lordura, affinché essa imparasse a vincersi per solo suo amore, permetteva che la Madre Maestra dimenticasse alla fine della settimana che il mio turno era finito e tornasse di nuovo ad incaricarmi di quelle faccende.
Con un -Tocca a lei- io ero di nuovo alle prese con la mia natura; combattevo sì, ma senza manifestarlo.
Un giorno non riuscivo a calmare le mie sfrenate passioni; avendo fra le mani una grossa chiave di ferro, mi diedi con questa alcuni colpi sulle mani, e la vittoria riportata fu di Gesù che così amorosamente mi guidava.
A forza di vincere me stessa da probanda, quando fui novizia, molte volte chiedevo da me di essere addetta a tali faccende; ma di tanto in tanto le mie passioni tornavano a ribellarsi, specialmente allorché ero veduta da qualche Suora che già mi conosceva.
A volte il mio amor proprio mi tentava diversamente: Diranno che sei proprio attiva, che ti sai sacrificare....
E allora esclamavo: Gesù, amor mio, per Te, solo per Te, ogni cosa per Te, con Te!  Abbi pietà di me!".


Quando Suor Teresina vergò queste parole, ormai era già molto avanti nel cammino di santità....eppure con tanta semplicità sottolineò gli sforzi continui cui dobbiamo tutti sottoporci se vogliamo farci realmente santi.

Anzi, più desideriamo la santità, maggiori saranno le prove e magari proprio in quei piccoli doveri del quotidiano, apparentemente banali, poco rischiosi....

Vincersi significa tirare fuori il "carattere" nella maniera giusta: imponendosi su sé stessi, per amore di Gesù.
A volte con parole di umiltà, altre volte....con qualche piccola "bottarella" al nostro orgoglio, come mordersi la lingua, darsi un pizzicotto...mortificare la carne, anche se non più coi sistemi degli antichi asceti, rimane pur sempre un mezzo per scacciare la tentazione! E' infatti una forma di penitenza utile al bisogno!


Emessa la professione definitiva, Suor Teresina cominciò a pieno titolo la sua attività all'interno dell'Istituto religioso. 
Le venne proposto di continuare anche gli studi, ma qui dovette subire la prima grande e forte "umiliazione.
Dopo aver detto a Gesù: "Signore, vedi, se lo studio mi allontana da Te, troncalo subito", fu presa da febbri che perdurarono un anno, e così fu costretta ad abbandonare quei libri che pur le piacevano tanto.
L'umiliazione fu fortemente sentita, a causa del giudizio formulato da alcune consorelle della comunità, sulle sue capacità.

Suor Teresina riprese allora la propria attività di infaticabile apostola: si occupò degli ammalati -nascondendo sempre le ripugnanze che alcuni di essi le cagionavano- e delle giovanette educande di alcuni istituti dell'ordine.
In tutti lasciava una forte impressione di santità.

Qualcuno ebbe a dire: "Quella suora non fa nulla di straordinario, ma è proprio una santa"!

Abbandonatasi alla via dell'amore, la sua ascesi spirituale fu sempre continua e la portò ad una vera fioritura di grazie interiori, di colloqui spirituali con il Signore, vissuti come da riversare poi sulle anime.
Una consorella raccontò: "Notavo in lei uno spirito industrioso, sapeva trasformare tutte le azioni, anche indifferenti in una lode continua al Signore".

L'intensa vita spirituale che si svolgeva nel suo intimo, era infatti convertita in un rapporto di vicinanza a Gesù anche nelle attività materiali, ma attuato in maniera tale da essere di esempio e stimolo anche per le consorelle, attraverso semplici atti quotidiani di amore al Signore, animata sempre dalla "purezza d'intenzione".
In lei era sempre viva la presenza di Gesù, al quale aveva chiesto: "Ti amo: dimmi, che vuoi che io faccia"?
Ed Egli le aveva risposto: "Nulla, nulla si richiede ai piccoli, perché non posseggono nulla, ma solo che cerchino di stare sempre presso la Madre, anche nelle minime occupazioni, sia pure materiali".


Il grande abbandono di Suor Teresina fu infine quello nella e della malattia.
Colpita da un grave male allo stomaco, trascorse gli ultimi anni di vita sul suo "tronetto d'amore": il suo lettino!
Pur sottoposta ad alcune operazioni, non riuscì a guarire: tormentata da forti tentazioni di gola, non poté che alimentarsi pochissimo...si potrebbe dire che patì letteralmente la fame!
Il periodo dell'immobilità e della sofferenza fisica fu quello di maggiore intimità con lo Sposo.
Egli le disse:
"Gli Angeli in Cielo che fanno?
Adorano amando, ed adorando amano; quindi la loro occupazione è incessante adorazione di amore.
L'anima amante sulla terra deve vivere come i beati del Cielo.
Pochi sono gli adoratori in spirito e verità, le anime cioè che, dimenticando completamente se stesse, si immergono con amore nell'oceano del divin volere e. cullate dolcemente dalle onde della grazia, si lasciano portare serenamente ovunque il Padre vuole.
Sempre unite intimamente al loro Creatore, adempiono ogni loro azione nella verità, in spirito di continua adorazione, non sapendo agire diversamente, perché la luce che le avvolte è così potente, che la loro vita si avvicina a quella dei Santi.
Che fanno i beati in Cielo?
Adorano profondamente Dio, Verità infinita.
Ed anche in queste anime, tutto prega, tutto adora".


La malattia fu adorazione,...e riparazione fino al 20 gennaio 1934, quando finalmente incontrò lo Sposo!


Le spoglie di Suor Teresina riposano oggi nella cappella dell'Istituto delle Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario di Roma, in via Emanuele Filiberto, poco distante dalla fermata Manzoni della Metro A.


La tomba della Venerabile, sormontata dal Crocifisso e dalle statue della
 fondatrice del suo ordine, Virginia Centurione Bracelli e da quella di Santa Teresa di Lisieux



PREGHIERA PER LA GLORIFICAZIONE DI SUOR TERESINA ZONFRILLI

O Santissima Trinità, Padre, Figliolo e Spirito Santo,
Vi adoriamo dal profondo del nostro nulla
e Vi riconosciamo per nostro Dio e nostro Tutto.

Per la tenerissima devozione che professò al Vostro augusto Mistero la fedele Vostra Serva Suor Maria Teresa Zonfrilli, ardentemente

Vi supplichiamo affinchè, se ciò è conforme ai Vostri disegni,
vogliate glorificare qui in terra la vostra umile figlia,
che durante la sua breve vita ebbe due soli aneliti: diventare evangelicamente piccola e fare sempre la Vostra Divina Volontà.

Per i meriti del nostro Divin Salvatore Gesù e della Santissima Madre Immacolata.
Così sia.

3 Gloria al Padre.