"Àlzati, rivestiti di luce,
perché viene la tua luce,
la gloria del Signore
la gloria del Signore
brilla sopra di te".
(Is 60,1)
"Dio vi riveste di Sé.
Sentire che l'uomo nudo è qualche cosa che noi dobbiamo rigettare;
la nudità dell'uomo deve essere ricoperta dalla luce divina.
La veste in qualche modo richiama questo vestito onde Dio tutto ti illumina e ti riveste di Se Stesso.
Dobbiamo avere il senso della sacralità del vestito umano.
Atteggiamento di umiltà e atteggiamento di purezza.
Tu potrai veramente ridare la sacralità alle cose nella misura che ne sei distaccato.
Tu ti poni a servizio di Dio attraverso le cose, non pretendi che le cose servano al tuo egoismo"
(Don Divo Barsotti, La sacralità di tutte le cose)
Le
espressioni artistiche riferite alla Crocifissione di Cristo, ci
presentano di norma un Gesù rivestito di un panno cinto attorno ai
fianchi.
Ma
la cruda realtà è un'altra: ai piedi della Croce, dove Gesù è denudato
prima di essere crocifisso, tutte le vesti Gli vengono tolte, non solo
la tunica cucita tutta d'un pezzo.
E' questa l'usanza romana, questo è il parere dei Padri della Chiesa.
Queste le conclusioni degli studi sulla Sacra Sindone.
Scriveva Joseph Ratzinger, nelle meditazioni per la Via Crucis al Colosseo del 2005:
"Il vestito conferisce all'uomo la sua posizione sociale; gli dà il suo posto nella società, lo fa essere qualcuno.
Essere spogliato in pubblico significa che Gesù non è più nessuno, non è nient'altro che un emarginato, disprezzato da tutti.
Il
momento della spoliazione ci ricorda anche la cacciata dal paradiso: lo
splendore di Dio è venuto meno nell'uomo, che ora denudato, si
vergogna.
Il Gesù spogliato ci ricorda il fatto che tutti noi abbiamo perso la prima veste, cioè lo splendore di Dio.
Sotto la Croce i soldati tirano a sorte per dividersi i suoi miseri averi, le sue vesti.
Il
Signore sperimenta tutti gli stati e i gradi della perdizione degli
uomini, e ognuno di questi gradi è, in tutta la sua amarezza, un passo
della redenzione".
La
tradizione iconografica, riprendendo ovviamente la Verità dei Vangeli,
riporta normalmente Maria, Giovanni e la Maddalena ai piedi della Croce.
E'
un elemento, questo, che si ricollega fortemente al tema della veste ed
alle sue implicazioni a livello sociale, antropologico e religioso.
L'allora Card.Ratzinger sottolineava come Gesù - attraverso la nudità - sperimenti "tutti gli stati e i gradi della perdizione umana" e compisse in tal modo i passi "della redenzione".
I
tre che rimangono sotto la Croce sono proprio le tre persone che meglio
e più possono comprendere, compartecipare, soffrire con Cristo e
consolarLo.
Guardiamo
alla prima delle tre figure: la Maddalena penitente (secondo l'opinione
che vede in lei anche la donna peccatrice cui fu molto perdonato per
avere amato molto) rinasce a vita nuova nell'incontro con Gesù.
E'
una donna - e già per questo non ha peso nella società -, era una
peccatrice pubblica e questo faceva di lei un'emarginata, una
disprezzata, privata della sua dignità.
La
sua vita prima dell'a tu per Tu con il Signore era quella di una
persona che vive come "nuda": il suo essere donna ed il suo essere
moralmente in situazione di peccato facevano sì che il giudizio degli
altri (in sostituzione a quello di Dio!) la "denudasse".
In
Lc 7,39, il pensiero del fariseo commensale di Gesù alla stessa tavola
cui giunge la donna, tradisce proprio questa mentalità.
C'è
poi Giovanni: di condizione sicuramente agiata (lavorava col padre, il
quale aveva barche e pescatori a suo servizio) lascia tutto per seguire
il Signore.
Questa
sua "alzata di testa" e la contrapposizione - secondo la mentalità di
scribi e farisei - alla Legge, gli saranno sicuramente costati l'essere
spogliato della "veste" sociale da molti dei suoi vecchi amici,
conoscenti, o dai parenti stessi.
C'è infine Maria: la Madre di un Figlio che gli stessi familiari non esitano a definire "pazzo".
Che
altro potrebbe aggiungersi per definire il senso di "spoliazione" che
la società e le caste religiose del tempo avranno operato nei suoi
confronti?
Si
potrebbero immaginare le critiche che saranno state mosse a lei,
giovane donna rimasta incinta prima del tempo della coabitazione con
Giuseppe...quelle per un Figlio che, di fatto, lascia il lavoro di
bottega del padre - e quindi un impiego "sicuro" - proprio nel momento
in cui la Madre era vedova...
Insomma:
per un motivo o per un altro, Maria, Giovanni e la Maddalena,
rappresentano i "denudati" di ogni tempo, gli spogliati dalla società,
dai benpensanti, dagli ipocriti, dai superficiali, dai giustizialisti, dai senza "misericordia".
Non è un caso che loro tre ci rappresentino un po' tutti, ai piedi della Croce.
Non è un caso se loro siano stati i più "capaci" di compassione "Cum-patire" con Cristo.
Dato
in pasto agli sguardi
di tutti, in questa offesa che gli uomini credono di poter arrecare alla
Purezza in persona (ma...."omnia munda mundis"! Tutto è puro per chi è
puro!), il conforto gli viene proprio dai "tre" che meglio possono
comprendere il valore della purezza, del pudore.... :
Maria,
l'Immacolata, la redenta in anticipo che ha sperimentato per prima, in
sommo grado, la bellezza dell'anima pura, nel corpo e nello spirito;
Giovanni,
che forse proprio attraverso Gesù Vergine ha compreso l'importanza
della verginità e ha scelto volontariamente di rimanere in questa
condizione, quasi come uno che viene preservato da un cammino diverso;
La Maddalena, la "restaurata" nella purezza, che ora conosce il valore del pudore nella sua accezione più bella.
Sono
loro che condividono dunque il dolore di Gesù per la spogliazione della
veste e sono loro che ci invitano a guardare alle nostre vesti non come
a suppellettili per il corpo, ma come un qualcosa che deve
"rispecchiare" Cristo, perché noi siamo "Tempio dello Spirito Santo"! (1Cor 6,19)
Vorrei concludere con un brevissimo estratto dall'autobiografia di Santa Teresa di Lisieux:
"Lo
so: colui al quale si rimette meno, ama meno; ma so anche che Gesù mi
ha rimesso di più che a Santa Madalena, perché mi ha rimesso in
anticipo, impedendomi di cadere!
Ho
sentito dire che non si era mai incontrata un'anima pura che ami più di
un'anima penitente, come vorrei smentire queste parole"!
Mi
piacerebbe però aggiungere una riflessione, da collegare alla
conclusione della Santa Carmelitana ed in tema con l'argomento di oggi.
"Penitente" dal latino "penitentem", participio di "penitere-poenitere": "pentirsi".
"Poenitere": castigo, espiazione.
Ma
"Poenitere" deriva a sua volta da "Poena" dal greco "Poine" dalla
radice "pu"-"purgare", ricollegabile nel sanscrito "punya" - "puro,
netto".
Radice presente anche in "punire"- rendere puro e nel greco "a-poina" prezzo del riscatto.
Il
lavoro della "radice" delle parole cui ci conduce l'etimologia è
sorprendente: si rintraccia un collegamento fra la purezza e la
penitenza!
Il
giusto, il "senza peccato" (come il Verbo stesso è stato, come lo fu
Maria Immacolata) può farsi penitente non per i propri peccati, ma per
quelli degli altri.
In
questo senso, la sua "penitenza" diviene così elevata da unire le due
qualità dell'anima di cui parla Teresa di Lisieux, senza contrapporle,
ma associandole: la purezza e la penitenza!
Che amore sarà mai quello di un'anima pura che diventa "vittima" per i peccati degli altri!
Gesù sulla Croce ci dà l'idea massima di questa associazione!
Gesù sulla Croce ci dà l'idea massima di questa associazione!
Maria
ce ne mostra l'esempio sublime in una creatura solo umana, Giovanni un
modello alla portata di molti mai incorsi nel peccato mortale, la
Maddalena ci offre l'idea di una purezza riconquistata che sa farsi
penitente per sé e per gli altri.
Ascoltiamoli ai piedi della Croce, per imparare come unire in noi purezza e penitenza, per associarci in modo misterioroso - ma reale - al sacrificio di Cristo sulla Croce!
Ascoltiamoli ai piedi della Croce, per imparare come unire in noi purezza e penitenza, per associarci in modo misterioroso - ma reale - al sacrificio di Cristo sulla Croce!
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