Il 24 gennaio è una ricorrenza specialissima, per la Famiglia Salesiana: si festeggia infatti San Francesco di Sales -patrono e titolare della Congregazione Salesiana- e ricorre inoltre la memoria mensile di Maria Ausiliatrice -patrona dell'intera Famiglia.
Il
proprio della Liturgia delle Ore, presentando la figura di
S.Francesco di Sales, così tratteggia il rapporto fra lui e don Bosco:
"Ispirato
dalla sua carità apostolica e dalla dolcezza e pazienza evangelica, San
Giovanni Bosco lo scelse come modello e protettore della sua missione
fra i giovani" .
Carità
apostolica, dolcezza e pazienza evangelica vengono attinte, nei due
Santi, direttamente dal Cuore di Cristo, di cui entrambi furono
devotissimi.
Non
va dimenticato che da S.Francesco di Sales e dalla sua figlia
spirituale Santa Giovanna di Chantal venne fondato l'ordine della
Visitazione, quello in cui emise la professione religiosa Santa
Margherita Maria Alacoque, la "depositaria" delle grandi rivelazioni del
S.Cuore.
San Francesco di Sales desiderò che al centro dello Stemma del nuovo ordine, campeggiasse un Cuore.
Così scriveva a Santa Giovanna di Chantal:
"Ho pensato, mia buona Madre, se ne siete d'accordo, di prendere come nostra
arma un unico cuore trafitto da due frecce, racchiuso in una cornice di
spine, un povero cuore che serve di piedistallo a una croce che la
sormonterà e porterà scolpiti i due nomi di Gesù e Maria.
La nostra piccola Congregazione è
davvero un'Opera del Cuore di Gesù e di Maria.
Il
Salvatore morente ci ha generati con l'apertura del Suo Sacro Cuore ed è
quindi giusto che il nostro cuore attraverso una assidua mortificazione
resti sempre circondato dalla corona di spine che posò sulla testa del
nostro Capo, finché l'amore lo tenne inchiodato al trono dei suoi dolori
mortali".
Anche nello stemma della "Pia Società di S.Francesco di Sales" (la
congregazione dei salesiani di don Bosco) compare un Cuore, a
sottolineare che solo dalla sorgente che è il Cuore di Cristo è
possibile attingere l'Amore di Dio da donare alle anime.
Stemma della Congregazione salesiana |
Don Bosco sintetizzava in una sola espressione questa necessità di attingere la Carità dal Costato aperto di Cristo:
"Propagate questa devozione che tutte le racchiude: la devozione al Sacro Cuore di Gesù".
I due santi furono grandi imitatori delle virtù proprie del Sacro Cuore: la pazienza, la mitezza, la dolcezza, la carità:
- instancabili lavoratori fino all'ultimo istante della vita, con il solo scopo di salvare le anime (S. Francesco di Sales morì giovane, in seguito ad un colpo apoplettico, dopo aver pradicato in moltissime località della Francia, aver scritto capolavori della letteratura cattolica, e fondato un nuovo ordine religioso; Don Bosco si spense, a detta dei medici interpellati, di una sola "non-malattia": la consumazione del fisico e delle energie per la mole immensa di lavoro. Entrambi vivevano così presi dalle fatiche apostoliche, dalle confessioni, dalle udienze, dal lavoro di diffusione e scrittura della buona stampa cattolica, che dell'uno e dell'altro si potrebbe dire la stessa cosa: trasformarono il loro continuo lavoro in preghiera);
- umilissimi nonostante i grandi doni di cui Dio li aveva arricchiti (San Francesco di Sales scriveva alla figlia spirituale Giovanna di Chantal: "voglio
che nelle vostre lettere non usiate più altro titolo di onore che
quello di padre; è per me il più autentico, il più amabile, il più santo
e il più glorioso"; e che dire del famoso episodio del ragazzo risuscitato a Firenze da don Bosco? Il commento -umilissimo- del santo fu: "Forse non era morto")
- su pazienza, dolcezza e carità....basterebbe
una rapida carrellata delle avversità che i due santi dovettero
affrontare nel corso delle loro attività, dei tipi non facili con cui
ebbero a che fare... e di due frasi famose -l'una del Vescovo di
Ginevra- e l'altro del Santo dei Becchi:
- "Attira più mosche un goccio di miele, che un barile di aceto"
- -"Non basta che i giovani siano amati, è necessario che sappiano di essere amati".
Ma c'è
un altro elemento che lega don Bosco e San Francesco di Sales: la
devozione e l'amore sconfinato a Maria Santissima, la prima e vera
discepola perfetta di Cristo.
Fotomontaggio dei quadri di S.Francesco di Sales e della Beata Vergine Ausiliatrice che si trovano presso la Basilica salesiana del S.Cuore- Roma |
Se
il tratto mariano è palesemente dominante in don Bosco (la devozione
all'Ausiliatrice, il Tempio in suo onore costruito a Torino, il ruolo
dell'Immacolata nell'oratorio), in realtà non è meno rilevante in colui
che egli scelse come patrono della Sua Congregazione.
Don
Bosco nutrì una tenerissima devozione mariana fin da piccolo: la
sviluppò poi nella sua vita sacerdotale, la portò come centro e motore
delle sue attività coi giovani.
Le diede un carattere "inconfondibile" per ogni salesiano, nella figura di Maria Ausiliatrice e la condensò e sviluppò in una declinazione "completamente femminile" fondando -assieme a Santa Maria Domenica Mazzarello- dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Le diede un carattere "inconfondibile" per ogni salesiano, nella figura di Maria Ausiliatrice e la condensò e sviluppò in una declinazione "completamente femminile" fondando -assieme a Santa Maria Domenica Mazzarello- dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Anche
in questo si può rintracciare un profondo parallelo con San Francesco
di Sales: l'ordine della Visitazione, da lui fondato assieme a Santa
Giovanna di Chantal, infatti:
"onora la Vergine María nel suo mistero della Visitazione".
E S. Francesco di Sales si rivolgeva alle monache esortandole in tal modo:
"Poiché avete questa sovrana Vergine per madre, dovete fare grande attenzione ad imitarla".
Don Bosco e San Francesco di Sales non delineano una devozione mariana di sole "parole".
Il Vescovo di Ginevra esortava a non far consistere l'amore a Maria in una semplice recita di rosari, ma nell'IMITAZIONE.
Don
Bosco, nel fondare l'Associazione dei devoti di Maria Ausiliatrice e
l'Istituto delle Fma, pose lo stesso "modello" alla base di queste opere
-e più in generale della sua devozione all'Ausiliatrice.
Le pratiche di pietà non hanno senso da sole, devono sfociare nel seguire l'esempio di Colei che a Cana di Galilea ci dice: "Fate quello che" Gesù "vi dirà" (Gv 2, 5)
C'è allora un ultimo tratto comune in don Bosco e San Francesco di Sales: la gioia.
Ceramente
le sfumature in ognuno dei due sono differenti -per epoche e contesti
diversi, nonchè per gli opposti settori di apostolato- ma se
all'oratorio "la santità consiste nello stare molto allegri", imitare Maria secondo le esortazioni del Vescovo Ginevrino, non è gioire come la Vergine del Magnificat?
Per
comprendere la verità di questa affermazione, basterebbe riprendere in
mano la Filotea -opera di S.Francesco di Sales- al capitolo 34: "QUANDO GIOCARE E DANZARE".
Avrebbe detto don Bosco, tre secoli più tardi: "si dia ampia libertà di saltare, correre,schiamazzare a piacimento".
Se c'è vera devozione, il sano divertimento non intacca la devozione!
BUONA FESTA A TUTTI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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