domenica 26 gennaio 2014

NOVENA A SAN GIOVANNI BOSCO. Quinto giorno: vivere concretamente il "Da mihi animas, caetera tolle"


O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre 
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare Gesù Sacramentato, 
Maria Ausiliatrice 
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona morte,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso.  AMEN!





QUINTO GIORNO: VIVERE CONCRETAMENTE IL "DA MIHI ANIMAS,CAETERA TOLLE"


Cosa piò spingere un santo a dire: "Da mihi animas, caetera tolle"?
Solo la convinzione profonda del valore immenso di un'anima in grazia di Dio, la ricchezza della stessa nel gaudio del Paradiso, la prospettiva della vita eterna in cui tutte le fatiche e le rinuncie di questo mondo saranno un niente perché, come assicura san Paolo, Dio ha preparato cose grandi per noi, che mai nessuno ha visto o ascoltato (1Cor 2,9).

Don Bosco è cosciente di tutto questo e non si risparmia pur di salvare quanti Dio ha messo sulla sua strada.
Il "Da mihi animas, caetera tolle" diventa un motto non solo "spirituale", ma pratico: implica dei sacrifici, comporta l'applicazione di metodi e strategie concrete a volte difficili da trovare perché diversi nel dettaglio per ogni persona, ma promette un gran premio: salvare quanto di più prezioso l'uomo possieda. La sua anima.


Dalla Strenna 2014:



“L’intreccio dei due significati, quello biblico e quello dato da Don Bosco, avvicinato alla nostra cultura indica scelte molto concrete.

La massima da mihi animas contiene anche un’indicazione di metodo: nella formazione o rigenerazione della persona bisogna far forza e ravvivare le sue energie spirituali, la sua coscienza morale, la sua apertura a Dio, il pensiero del suo destino eterno.

La pedagogia di Don Bosco è una pedagogia dell’anima, del soprannaturale. 


Quando si arriva a toccare questo punto comincia il vero lavoro di educazione. 
L’altro è propedeutico o preparatorio.


Don Bosco lo afferma con chiarezza nella biografia di Michele Magone. 
Questi passa dalla strada all’Oratorio.

Si sente contento ed è, umanamente parlando, un bravo ragazzo: è spontaneo e sincero, gioca, studia, fa amicizie. 
Gli manca una cosa: capire la vita di grazia, il rapporto con Dio, e intraprenderla.

Ha una crisi di pianto quando si paragona con i compagni e nota che gli manca questo. Allora Don Bosco parla con lui. 
Da quel momento comincia il cammino educativo descritto nella biografia: dalla consapevolezza e assunzione della propria dimensione religioso-cristiana.

C’è dunque una ascesi per chi è mosso dalla carità pastorale: Cetera tolle, «Lascia tutto il resto».

Si deve rinunciare a molte cose per salvare la realtà principale; si possono affidare ad altri e anche tralasciare molte attività, pur di avere tempo e disponibilità per aprire i giovani a Dio. 


E ciò non solo nella vita personale, ma anche nei programmi e nelle opere apostoliche.

Chi percorre la vita di Don Bosco, seguendo i suoi schemi mentali e battendo le piste del suo pensiero, trova una matrice: la salvezza nella Chiesa cattolica, unica depositaria dei mezzi salvifici”.


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