giovedì 16 gennaio 2014

CONSIGLI DI LETTURA: "Il piccolo monaco - un taccuino spirituale" di Madeleine Delbrel


Quest'oggi prende il via un nuovo spazio, dedicato a dei "consigli di lettura". 
Non ha la pretesa di essere un angolo di recensioni vere e proprie, ma semplicemente un piccolo ritaglio di considerazioni e riflessioni a margine di un buon libro letto, gustato, a volte regalato a degli amici, altre volte condiviso, prestato o....semplicemente "consigliato".



"IL PICCOLO MONACO - un taccuino spirituale"


Madeleine Delbrel è una di quelle figure laiche che mi sorprendono sempre per la RADICALITA' con cui decidono di vivere il Vangelo.
Senza mezze misure, senza agi, senza paure.
Mi piace un po' accostarla -pur nelle diversità di percorsi- alla figura carmelitana di Edith Stein, la filosofa ebrea, poi atea, che diventa cattolica e carmelitana grazie ad una serie di incontri provvidenziali per la sua vita, sfociati nella lettura dell'autobiografia di S.Teresa d'Avila.

Anche la Delbrel nasce e vive in un ambiente che di cattolico ha ben poco.
Diventa atea convinta, finché la testimonianza di altri -in modo particolare di un giovane che entra nell'ordine domenicano- non la spingono alla ricerca di Dio.
Del Dio cattolico.
Di quel Dio che è "vicino a quanti lo cercano con cuore sincero" (Sal 145)

E Dio si lascia trovare dalla Delbrel, la quale prova finanche un periodo di esperienza al Carmelo, per poi uscirne, a seguito di discernimento col suo padre spirituale, per vivere nel mondo.
La realtà quotidiana sarebbe stata il suo "monastero".

Assistente sociale, impegnata in una comunità "domestica" di altre donne laiche come lei, la Delbrel si spende fino all'ultimo, lasciandoci anche moltissimi testi di poetica e non solo.

Tra questi, ce n'è uno di piccolezza veramente "letterale": 95 pagine di puro concentrato che oserei definire senza mezzi termini "CARMELITANO", ma di quello stile alla Santa Teresina del Bambin Gesù, per intenderci.

Quanto ho acquistato il libro -andando alla ricerca di qualcosa della Delbrel senza ancora conoscerne la biografia- ne sono rimasta affascinata scandagliandone le pagine.
Non è un libro scontato, non è un libro da leggere tutto d'un fiato, ma nemmeno da dilazionare con troppe pause.
E' un testo da leggere e ASSIMILARE.
E' un libro da tramutare in esperienza interiore.
E' un insieme di pagine da "consultare" in pillole quotidiane.

L'autrice lo presenta come "un promemoria", scrivendo:
"in occasione di un fatto, una circostanza, un trauma morale, uno scatto di nervi, il Piccolo Monaco fa il punto della situazione, osserva come l'ha vissuta, prende nota per non dimenticare".

Piccolo monaco: un libro destinato-allora- solo ai religiosi?
Niente affatto!
La Delbrel, in una sorta di introduzione al libro, mette subito in guardia dal fare questo errore:

"Se dicessi il Piccolo Monaco è un uomo in carne ed ossa, mentirei.
Se dicessi: il Piccolo Monaco è un personaggio immaginario, mentirei di nuovo.
Darò una rispsota onesta: il Piccolo Monaco non è mai esistito, il Piccolo Monaco non esiste.
Ma il Piccolo Monaco è nato da ciò che esiste o è esistito in molte persone, da ciò che vivono o hanno vissuto alcune di queste persone.
Esiste un mondo piccolo-cristiano, come dappertutto dove c'è un po' di mondo.
Ma questo mondo piccolo-cristiano non vive in un solo settore del mondo; tanto meno in una ramificazione sola della Chiesa.
Esso è composto di ricchi e poveri, di persone di media intelligenzsa come di persone di media limitatezza, di esuberanti e di depressi, di entusiasti e di avviliti, di persone navigate o appena in rodaggio.
Ci sono gentori e celibi, parroci e vescovi, delle bone suore e dei buoni religiosi.
Il Piccolo Monaco rappresenta esattamente quelli che nel mondo piccolo-cristiano mirano non tanto a diventare dei santi,quanto piuttosto a diventare santi".

Il libro è organizzato in capitoli con uno schema molto particolare: ciascuno di essi è una "tappa" nella vita del piccolo monaco, dal noviziato al priorato, per poi lasciare spazio alle sue "sante avventure quotidiane" e concludere con i "poemetti del piccolo monaco".
Non ci troviamo davanti ad una prosa, ma ad un insieme di "post-it" appunto nello stile del promemoria tracciato nell'introduzione.
E ad ogni appunto si affianca una sorta di sottonota, per inquadrare e ricordare il come, il perché, il quando di quell'appunto.

Lo stile è semplice, ma la profondità che anima il tutto è veramente impressionante.
E' la semplicità di chi è arrivato a capire cose grandi, rimanendo piccolo.

L'augurio a tutti noi, di farci "piccoli monaci" alla scuola del Grande che Si è fatto Bambino per noi.



Da "Il Piccolo Monaco - un taccuino spirituale" di Madeleine Delbrel:


"Con Dio in sé Fratelquieto serve Dio negli altri"
Un giorno che avrebbe voluto impiparsene dei fratelli.


"Lascia fare a Dio: soltanto dopo, se resta del lavoro, datti da fare"
Tentando di far progetti sui suoi figli.

  
 "Tu sei per consolare, non per essere consolato"
Un giorno di vuoto per l'anima e il cuore.


Mio Dio, se tu sei dappertutto, come mai io sono così spesso altrove?
Breve preghiera da recitarsi di tanto in tanto.




LA PASSIONE DELLE PAZIENZE


La passione, la nostra passione, sì, noi l'attendiamo.
Noi sappiamo che deve venire, e naturalmete intendiamo viverla con una certa grandezza. 
Il sacrificio di noi stessi: noi non aspettiamo altro che ne scocchi l'ora.
Come un ceppo nel fuoco, così noi sappiamo di dover essere consumati.
Come un filo di lana tagliato dalle forbici, così dobbiamo essere separati.
Come un giovane animale che viene sgozzato, così' dobbiamo essere uccisi.
La passione, noi l'attendiamo. Noi l'attendiamo, ed essa non viene.

Vengono, invece, le pazienze.
Le pazienze, queste briciole di passione, che hanno lo scopo di ucciderci lentamente per la tua gloria, di ucciderci senza la nostra gloria. 

Fin dal mattino esse vengono davanti a noi:
sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti,
è l'autobus che passa affollato,
il latte che trabocca,
gli spazzacamini che vengono, 
i bambini che imbrogliano tutto.
Sono gl'invitati che nostro marito porta in casa
e quell'amico che, proprio lui, non viene;
è il telefono che si scatena;
quelli che noi amiamo e non ci amano più;
è la voglia di tacere e il dover parlare,
è la voglia di parlare e la necessità di tacere;
è voler uscire quando si è chiusi
è rimanere in casa quando bisogna uscire;
è il marito al quale vorremmo appoggiarci
e che diventa il più fragile dei bambini;
è il disgusto della nostra parte quotidiana,
è il desiderio febbrile di quanto non ci appartiene.

Così vengono le nostre pazienze, in ranghi serrati o in fila indiana, e dimenticano sempre di dirci che sono il martirio preparato per noi.

E noi le lasciamo passare con disprezzo, aspettando -per dare la nostra vita- un'occasione che ne valga la pena.
Perché abbiamo dimenticato che come ci son rami che si distruggono col fuoco, così ci son tavole che i passi lentamente logorano e che cadono in fine segatura.
Perché abbiamo dimenticato che se ci son fili di lana tagliati netti dalle forbici, ci son fili di maglia che giorno per giorno si consumano sul dorso di quelli che l'indossano.
Ogni riscatto è un martirio, ma non ogni martirio è sanguinoso: ce ne sono di sgranati da un capo all'altro della vita.

E' la passione delle pazienze. 


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