venerdì 28 ottobre 2011

E IO FACCIO USO "VIOLENTO" DELLA MIA RELIGIONE? UNA RILETTURA, IN CHIAVE "INTROSPETTIVA" DEL DISCORSO DEL SANTO PADRE ALL'INCONTRO INTERRELIGIOSO DI ASSISI



Questa mattina ripensavo alle parole pronunciate da Benedetto XVI ad Assisi, parole molto belle, significative, che fanno riflettere su quanto l'essere umano -purtroppo realmente- possa distorcere ogni cosa, anche quella maggiormente positiva, per farsi foriero di "guerra" anziché di bene.
Il Santo Padre ha riletto attentamente la "storia" umana, religiosa e sociopolitica, in una dimensione molto ampia, che chiama in causa tutti gli uomini, tanto quelli "ancorati" ad un determinato credo, quanto quelli che si dichiarano atei.

Quello che però, personalmente mi ha attirata, è la possibilità di scoprire un senso anche "personale", interiore, nel discorso di Benedetto XVI.
L'interrogativo che pone il Papa a ciascuno di noi, idealmente e concretamente, è:
E TU, TU CHE TI DICI CRISTIANO CATTOLICO, CHE USO FAI DELLA TUA FEDE? 
NE FAI UNO "STRUMENTO" DI PACE....O DIVENTI UN CATTOLICO VIOLENTO?
In questa domanda, che personalmente mi scatena dentro una "sana inquietudine" -per citare un'espressione dello stesso Pontefice- devo trovare un significato profondo alla parola "violenza".
Violenza non è solo quella fisica, ma è anche un approccio distorto alla mia fede, che conduce anche me ad approcciarmi in maniera "sbagliata" a quelli che incontro, causando divisioni anziché unione...perché porgo agli altri una fede che non è veramente la fede cattolica!


Andiamo per gradi: il Pontefice è partito da una considerazione storica molto forte, quale la caduta del muro di Berlino, asserendo che "la questione delle cause di tale rovesciamento è complessa e non può trovare una risposta in semplici formule. Ma accanto ai fattori economici e politici, la causa più profonda di tale evento è di carattere spirituale: dietro il potere materiale non c’era più alcuna convinzione spirituale. 

La volontà di essere liberi fu alla fine più forte della paura di fronte alla violenza che non aveva più alcuna copertura spirituale".

Di fatto, questo è un qualcosa che accade non di rado anche a noi, a livello personale ed interiore: ci liberiamo da qualche "finta religione", che altri ci hanno imposto o che noi stessi abbiamo costruito per molto tempo, semplicemente perché ci rendiamo conto che dietro certe prescrizioni o mentalità, non c'è veramente la "religione" cattolica, ma solo modi di pensare umani, visioni distorte di Dio, culto fai da te.
Si potrebbe fare un banalissimo esempio: le catene di Sant'Antonio, che qualcuno -ancora- continua a far circolare anche nelle Chiese!
Sembra strano, ma per alcuni è "difficile" venire fuori anche da certi meccanismi "superstiziosi" che si spacciano per religiosi....
Il cerchio si potrebbe allargare, passando da certe forme di "maniacalismo" religioso, ad altre di "bigottismo" vero e proprio che diventano "fanatismo" e non di certo espressione della fede.
Da questi atteggiamenti sbagliati, che a volte vengono imposti da un certo substrato familiare, sociale, culturale, è sacrosanto difendersi e svincolarsi.
Non hanno niente di veramente "spirituale" e religioso.

Ma a quel punto, il rischio che si corre è di andare a creare altre....manie, altre "gabbie"....
Il Papa infatti prosegue: "che cosa è avvenuto in seguito? 
Purtroppo non possiamo dire che da allora la situazione sia caratterizzata da libertà e pace.
 Anche se la minaccia della grande guerra non è in vista, tuttavia il mondo, purtroppo, è pieno di discordia".
Quando ci liberiamo da imposizioni che non hanno nulla a che vedere con la vera religione, il rischio che corriamo è di ergerci a "giudici" di noi stessi e degli altri.
Ci sentiamo -in un certo senso- come guidati da noi stessi!
Dovremmo avere  come Maestro Gesù, ma finiamo con il farci "promotori" di imposizioni per gli altri, credendo che tutto quello che vada bene per noi...debba andare bene anche per loro...e qui sorgono i motivi di discordia!

Nella vita spirituale, specie quando si è agli inizi, si corre il famoso rischio descritto da San Giovanni della Croce: i principianti vorrebbero che tutti fossero perfetti e vedono negli altri mille difetti.
Dunque eccoli a fare correzioni su correzioni a prescrivere comportamenti e a tentare di imporre agli altri quello che sembra  essere(e chissà se lo è davvero!) un bene per loro.

In questo modo, la persona che sente di riuscire a pregare solo con molte preghiere "vocali" tenterà di imporre a tutti quelli che le stanno intorno;

quella che invece si sentirà a suo agio nel dialogo spontaneo con Dio, penserà che questo sia cibo adatto a tutte le anime;
la persona che è chiamata a seguire una certa via spirituale (magari sull'esempio di un santo particolare), tenterà di fare imboccare quella strada anche agli amici, familiari, conoscenti....
Non mi riferisco di certo a "consigli" dati alla spicciolata...come il suggerimento semplice di una preghiera, o l'invito a dire due parole "semplici" a Gesù, o a leggere la vita di un santo.
Penso invece a situazioni di "martellamento", quelle che si verificano quando, in ogni occasione, il "principiante" dello spirito pensi di poter essere...il direttore delle altre anime, mentre invece ha bisogno lui, di essere diretto da una brava guida!

A livello più....ampio -ma che ben si sposa col contesto di Assisi, incontro interreligioso- potremmo dire ancora un'altra cosa: la persona spirituale con poco "equilibrio" tenterà un approccio troppo impetuoso per ottenere la conversione dei lontani da Dio....e questo non è il metodo utilizzabile per tutti!

Alcuni hanno bisogno di essere realmente "scrollati", ma per altre anime ci vuole pazienza, molta pazienza.... il rischio, altrimenti, è quello di perderle definitivamente, allontanandole da Dio, dal Dio Vero!


Il Papa ci invita a stare attenti: NON TRAVISIAMO LA RELIGIONE!
"In un modo più sottile, ma sempre crudele, vediamo la religione come causa di violenza anche là dove la violenza viene esercitata da difensori di una religione contro gli altri.

 I rappresentanti delle religioni convenuti nel 1986 ad Assisi intendevano dire – e noi lo ripetiamo con forza e grande fermezza: questa non è la vera natura della religione. 

È invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione".

Come possiamo, allora, evitare di farci "ciechi" che guidano altri ciechi?
La risposta, stupenda, ce la offre il Santo Padre.

Il suo è un invito -accorato- alla purificazione del "centro interiore della nostra religione"

Anche ciascuno di noi ha un centro interiore...anche questo centro va purificato, affinché possiamo mostrare agli altri non un Dio "frettoloso" e senza creatività, che impone a tutti le stesse vie di santità, ma un Signore  "paziente e misericordioso, lento all'ira e ricco di Grazia". (Salmo 145)
Infatti, ci dice il Papa , "il Dio in cui noi cristiani crediamo è il Creatore e Padre di tutti gli uomini, a partire dal quale tutte le persone sono tra loro fratelli e sorelle e costituiscono un’unica famiglia. 
La Croce di Cristo è per noi il segno del Dio che, al posto della violenza, pone il soffrire con l’altro e l’amare con l’altro. Il suo nome è “Dio dell’amore e della pace” (2 Cor 13,11).

Impegniamoci personalmente in questo compito che il Papa ci affida  "affinché – nonostante la debolezza dell’uomo – sia veramente strumento della pace di Dio nel mondo".

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