giovedì 15 marzo 2018

Pensieri per lo spirito

QUARESIMA,
TEMPO PER RINNOVARCI
CON L'AMORE





«La carità non avrà mai fine» (1 Cor, 13,8)
«Dove non c'è amore metti amore e troverai amore» (San Giovanni della Croce)




«Conservate tra voi una carità fervente, perché la carità copre una moltitudine di peccati», scrive san Pietro nella sua prima lettera, al capitolo quarto, versetto 8.
Questa esortazione ben si sposa con il tempo di Quaresima, momento privilegiato per la riflessione sulla donazione totale del Cristo, una donazione che avviene per amore, per il rinnovamento della creatura macchiata del peccato.
In Matteo, Gesù tenta di aprire gli occhi dell'uomo, spesso annebbiati da altre distrazioni, ricordando che non si può mettere «un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore» (Mt 9,16) e anche altre volte Egli invita a dismettere i panni vecchi per indossare quelli della creatura nuova; è l'esortazione a scuoiarci quella pelle stantia, malandata e purulenta che non di rado ci cuciamo addosso nel corso della vita, accumulando sbagli, chiusure, invidie, gelosie, dispetti, egoismi, antipatie e finanche odi. L'uomo si riveste molto spesso del suo io "peggiore", di ciò che è amor proprio, indipendenza senza limiti, forma malata di auto-amore e di amore per gli altri e finanche di una fede erroneamente interpretata e vissuta, tutta impregnata di relativismo, del ciò che sento, ciò che mi va di fare, ciò che mi va di credere
Cristo taglia corto: niente di tutto questo va bene per rivestire l'uomo. Questi indumenti sono già in partenza vestiti vecchi, che non reggono alla prova del tempo e sono destinati a sbriciolarsi, riducendosi in polvere. Né ci si salva pensando di poter prendere un pezzo di stoffa grezza da un altro vestito, senza impegnarsi a rinnovare anche il vecchio, altrimenti tutto va perduto, vecchio e nuovo. Non sono le toppa grossolane e ruvide delle semplici parole (del solo dire «Signore, Signore»), e quella di una finta carità a condurre alla salvezza,perché solo fare la volontà del Padre spalanca le porte del Regno dei Cieli (cfr. Mt 7,21). Non sono, insomma, la fede a uso e consumo personale, i sacramenti come rimedio psico-sociale, la preghiera come formula magica, la carità come apparenza a rattoppare l'uomo vecchio, facendolo diventare nuovo.
Il Padre vuole una cosa: che seguiamo suo Figlio, che lo ascoltiamo e mettiamo in pratica la sua parola. Ci si può rinnovare veramente soltanto accettando di essere rivestiti di e da Crito, e, dunque, di e dall'amore salvifico di Dio che in lui si è manifestato concretamente.
E l'amore è ben più che un pezzo di stoffa grezza. L'amore è tessuto rifinito e pregiato, come seta preziosa, ricco damasco, raso lucente. L'amore vero, senza secondi fini, è come quello scampolo di tessuto che, una volta cucito nei punti tarlati del nostro essere, in quelli sdruciti e sfilacciati, smunti e lisi, è capace non solo di rattoppare, ma anche di rigenerare la vecchia stoffa, fino a farla diventare bella e di valore come quella del rattoppo, ricreando in noi l'essere a immagine e somiglianza di Dio, totalmente inabitati da lui. 
Gesù – l'amore umano rivestito di amore divino e l'amore divino portato all'uomo attraverso l'amore umano – è l'unico vestito nuovo da cui poter strappare dei pezzi per rammendare i nostri indumenti invecchiati (cfr. Lc 5,36). Perché quando l'essere umano decide di aderire, pur se con tutte le difficoltà legate alla propria debolezza, alla Parola incarnata, allora l'amore attecchisce, l'amore si adatta all'abito vecchio e piano piano lo trasforma, perché tutto, nella creatura, diventa amore ricevuto e amore donato. E quell'abito originario, da cui si attinge, rimane fonte inesauribile di carità, perché «le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà» (1 Cor, 13,8), ma «la carità non avrà mai fine» (Ibidem).

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