AMARE E LASCIARSI AMARE
Meditazioni per la Settimana Santa
Il Giovedì Santo ci riporta al tema del servizio. È il giorno dell'Ultima Cena, del dono di Gesù nel pane e nel vino, anticipazione della sua Passione. È il giorno della lavanda dei piedi e dell'istituzione del sacerdozio. Ma servire è solo dare, o anche imparare a ricevere?
LA RECIPROCITÀ NEL SERVIZIO
Il Giovedì Santo torna ad accompagnarci il Vangelo di Giovanni (Gv 13, 1-5), offrendoci la scena della lavanda dei piedi e ricordandoci, ancora una volta, il tradimento di Giuda. È un richiamo scarno ed essenziale, ma attraverso cui l'evangelista sottolinea in modo molto forte la diversità tra il traditore e il salvatore, tra la superbia e l'attaccamento al denaro di Giuda e l'umiltà e "povertà" del Cristo, tra l'egoismo dell'uno e la donazione totale dell'altro.
Il Giovedì Santo torna ad accompagnarci il Vangelo di Giovanni (Gv 13, 1-5), offrendoci la scena della lavanda dei piedi e ricordandoci, ancora una volta, il tradimento di Giuda. È un richiamo scarno ed essenziale, ma attraverso cui l'evangelista sottolinea in modo molto forte la diversità tra il traditore e il salvatore, tra la superbia e l'attaccamento al denaro di Giuda e l'umiltà e "povertà" del Cristo, tra l'egoismo dell'uno e la donazione totale dell'altro.
L'amore «fino alla fine» (v. 1) di Cristo per gli uomini si manifesta infatti nel dono totale che Egli fa di sé, un dono che si esprime attraverso l'abbassamento di Dio ai piedi dell'uomo, affinché l'uomo venga innalzato all'altezza di Dio.
Questo lo vediamo accadere letteralmente in Gesù, già nella scena della lavanda: Cristo si spoglia delle vesti, si cinge di un asciugamano e si china dinanzi ai discepoli, per lavare loro i piedi (vv. 4-5), in un atto di apparente umiliazione, che rimanda a quella spoliazione più importante e carica di sofferenze, estremamente mortificante (agli occhi del mondo), che avrà luogo sul Golgota, dove Gesù sarà spogliato da altri e sarà inchiodato alla Croce, nell'umiliazione pubblica infertagli per aver osato dichiararsi «Figlio di Dio».
Ma Cristo non va passivamente alla Croce. Ci va con la consapevolezza di essersi immesso volontariamente sulla via del Calvario. È la stessa volontarietà contenuta nel gesto della lavanda, espressione – al pari della Croce – dell'intera scelta esistenziale che Gesù ha fatto: quella dell'amore, dell'obbedienza e della Verità.
E questo gesto non è solo un'azione del Cristo da contemplare da lontano, come se fossimo semplici spettatori. Gesù presenta un esempio da imitare: «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (vv. 14-15).
Gesù non sta soltanto mostrando l'umiltà presente in se stesso, ma sta insegnando ai suoi discepoli come essere realmente umili; non sta soltanto dimostrando fin dove il proprio amore lo spinge (e lo farà in maniera totale sulla Croce), ma sta dando agli apostoli una lezione sul come amare in maniera concreta. E allo stesso tempo, sta anche insegnando loro come si riceve l'amore degli altri.
Infatti, quando Gesù giunge da Pietro, questi esplode in una domanda piena di stupore: «Signore, tu lavi i piedi a me?» (v. 6). Prende allora avvio un dialogo tra i due, tra un Cristo che invita Pietro a lasciar fare, perché in seguito comprenderà la portata, il significato di quel gesto, e un discepolo che manifesta (come in altre occasioni) un atteggiamento scandalizzato, espressione di una mentalità ancora mondana: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!» (v. 7).
Ma il gesto di Gesù è un gesto di condivisione, che ne manifesta il desiderio profondo di donarsi completamente ai suoi, come dimostrano le sue parole: «Se non ti laverò, non avrai parte con me» (v. 9).
Allora, Pietro, si lascia finalmente convincere.
Un messaggio per l'uomo: dare e ricevere
Il gesto di Gesù porta alla nostra attenzione la reciprocità del e nel servizio: invitando gli apostoli a lavare i piedi gli uni agli altri, il Cristo fa di ogni discepolo l'oggetto e il soggetto di questa futura lavanda simbolica.
Non vi è contraddizione tra la gratuità del servizio e la reciprocità in esso. Un servizio rimane tale se esso viene prestato come dono gratuito, senza aspettarsi nulla in cambio. Questo è un punto di partenza interiore necessario affinché l'uomo, nel servire, non sia spinto da motivazioni diverse dall'amore vero e perciò disinteressato, come Gesù rammenta quando invita i discepoli a considerarsi solo dei «servi inutili» che fanno ciò che devono fare (cfr. Lc 17, 10). Ma è lo stesso Gesù che ci richiama anche alla necessità di accettare quanto di buono e bello gli altri hanno da darci, non per un mero baratto di servizi, ma come risposta del cuore, come dono altrettanto gratuito, in una condivisione di qualità e talenti unici in ciascuno e, proprio per questo, necessariamente da condividere spontaneamente e con gioia.
È soprattutto un episodio del Vangelo che ci fa entrare ancora di più nell'ottica del servizio reciproco, direttamente in connessione con la lavanda dei piedi. È il brano di Giovanni, capitolo 12, vv. 1-11.
Gesù si trova a casa di Lazzaro, Marta e Maria, sei giorni prima della Pasqua. Maria si siede ai piedi di Gesù, li cosparge di profumo preziosissimo, li bagna con le proprie lacrime e li asciuga con i propri capelli. Questa lavanda sui piedi di Gesù rimanda direttamente alla sua sepoltura e si carica di un forte simbolismo in termini di servizio e di amore.
Gesù non ha solo lavato i piedi agli apostoli: Egli per primo ha ricevuto questo gesto, e per di più da una donna, che nella scala sociale valeva infinitamente meno di un uomo. In questo intreccio di lavande si ha l'espressione simbolica della reciprocità nel lavarsi i piedi gli uni gli altri, e si evidenzia la necessità di un'umiltà totale: quella nel mettersi a servizio, quella nell'accettare il servizio altrui.
Gesù non disdegna l'azione affettuosa della donna, al contrario, la loda. Il gesto di servizio amorevole che si riceve dall'altro non è un atto mortificante o imbarazzante. È un gesto di amore. E l'amore non si può rifiutare. L'amore va messo in circolo, come avverrà sulla Croce, dove dal gesto più grande di servizio di Gesù all'umanità, «scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani» (1 Cor 1, 23) rinascerà la vita. Così il Cristo attirerà tutti a sé (Gv 12, 32), amando e lasciandosi amare. Perché amare veramente è, anche, lasciarsi amare.
Bello e intenso, come sempre.
RispondiEliminaPost come passaggi pasquali, in un cammino di comprensione di Gesù, delle sue parole e dei suoi gesti, per imparare ad essere come lui.
E nell'aiutarci in questo, Maria ha una sensibilità particolare.