Nella catechesi di mercoledì 7 novembre, il Santo Padre si è soffermato sul tema del "desiderio di Dio", sottolineando come ogni amore umano (di coppia, di amicizia, etc etc) porti da "un' "estasi iniziale" ad un "pellegrinaggio, esodo permanente dall'io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi, verso la scoperta di Dio.
Attraverso tale cammino andrà sempre più profilandosi anche il mistero che esso rappresenta: nemmeno la persona amata, infatti, è in grado di saziare il desiderio che alberga nel cuore umano, anzi, tanto più autentico è l'amore per l'altro, tanto maggiormente esso lascia dischiudere l'interrogativo sulla sua origine e sul suo destino, sulla possibilità che esso ha di durare per sempre.
Dunque, l'esperienza umana dell'amore ha in sé un dinamismo che rimanda oltre se stessi, è esperienza di un bene che porta ad uscire da sé e a trovarsi di fronte al mistero che avvolge l'intera esistenza".
Paradossalmente, l'esperienza dell' "esodo da sé stessi" l'ha vissuta anche Cristo in Persona, come Uomo che, sulla Croce, ha lanciato un grido ardente:
SITIO! (Gv 19,28)
Sitio: Ho SETE....sete di anime...sete di AMORE....
Chi ha fatto l'esperienza dell'innamoramento può meglio comprendere questo concetto: l'amore umano mette nell'anima una specie di "sete", un'arsura che si placa solo nella sicurezza dell'essere ricambiati.
In altri tipi di rapporti, come l'amicizia, questa sete è un po' diversa, è il desiderio di voler stare vicino all'amico, di passare del tempo insieme, di condividere delle esperienze belle di vita....
Chi poi si ritrova a sperimentare un amore molto intenso, si rende conto della verità di quanto asserito dal Papa: nessun amore umano colma il desiderio del "senza fine".
Solo in Dio ogni affetto santo potrà trovare una sua durata interminabile, eterna!
Il SITIO di Gesù sulla Croce è un compendio di queste "arsure ": la sete di Cristo è una magnifica commistione di umano e divino, che ci tocca, ci riguarda tutti.
Gesù, come Uomo, percepisce con intensità senza pari la SETE DIVINA E UMANA DELLE ANIME: sete dei lontani di ogni tempo, sete di quanti Egli ama con Amore appassionato e che vuole con Sé per l'eternità; sete che sarà perfettamente placata nell'incontro beatifico del Paradiso.
Cristo Uomo è Cristo Dio che comprende l'insaziabile desiderio umano d'amore: mi piace pensare che avrebbe Egli stesso squarciato le Sue Carni lacerate dai chiodi, per venire incontro a noi, del cui amore era ASSETATO...
Gesù comprende, per esperienza personale, ogni uomo che sente sete d'amore: l'amore di uno sposo, di un amico, di una madre...
Ma Gesù è anche Uomo-Dio che comprende la sete che le anime innamorate di Lui sentono proprio nei Suoi confronti.
Pensiamo all'esperienza dei santi che hanno vissuto la notte oscura della fede, pensiamo a Gesù stesso che sulla Croce si sente "abbandonato" dal Padre: il Sitio di Cristo è anche sete dell'Amore DIVINO!
Il Vangelo che la Liturgia ci ha proposto lo scorso 8 novembre (Lc 15,1-10) ci aiuta ad addentrarci maggiormente in questo argomento.
In esso leggiamo la parabola della pecora perduta, per andare alla ricerca della quale, il pastore "lascia le novantanove nel deserto".
NEL DESERTO: un luogo che, apparentemente, con le pecore da pascolare ha ben poco a che vedere.
Se però proviamo ad entrare in un contesto più "spirituale e simbolico" e ritorniamo alla meditazione sul "SITIO" di Gesù sulla Croce, possiamo rileggere questo spazio arido e vuoto come l'esperienza umana della sete d'amore umana e divina.
Il deserto lo percepiamo in noi quando siamo lontani dai cari che amiamo; lo percepiamo anche quando ci sentiamo aridi nei confronti di Dio.
Sul Calvario, il deserto è come quello spazio che "separa", ma paradossalmente unisce, il gruppo formato -ai piedi della Croce- da Maria, Giovanni e le pie donne, e Gesù -in cima alla Croce-.
E ancora più "in alto", unisce, sebbene sembri separare, il Figlio che grida il Suo dolore di "abbandonato" al Padre che rimane "silenzioso" nei Cieli.
Il deserto d'amore o il deserto spirituale sono esperienze forti, che però contribuiscono, se sappiamo coglierne il nesso nella pagina evangelica, ad associarci, in qualche modo, alla Passione di Cristo: la nostra "sofferenza", la nostra sete d'amore, contemporaneamente ci avvicina a Lui, Unico Sommo Bene e DIO AMORE, e -contemporaneamente- ci consente di offrire a Cristo Crocifisso il nostro dolore.
Il nostro "obolo" al Pastore che lascia le novantanove pecore nel deserto, sarà moneta per l'acquisto della "pecora perduta".
Dolore inutile, il nostro?
No...perché:
"Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.
Il Banchetto celeste sarà la COMUNIONE PIENA CON DIO E CON QUELLI CHE AMIAMO!
Non vale, allora, il nostro deserto di un momento, un Paradiso eterno per e con tanti "salvati"?
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