Bruegel- La parabola dei ciechi |
La liturgia della Parola di qualche giorno fa (12 giugno, per l'esattezza) ci ha presentato la famosa scena in cui Gesù invita i suoi discepoli ad essere sale e luce della terra (Mt 5, 13-14).
E' un compito altamente impegnativo quello che ci viene affidato: dare sapore al mondo, portare chiarezza nella società; dare il giusto peso alle cose, aiutare ad illuminare gli aspetti oscuri di noi stessi e degli altri.
Nel prendere alla lettera il compito che riceviamo in "eredità", si corre però un duplice rischio, che non va sottovalutato, se si vuole essere realmente "miti e umili" come Cristo.
Innanzitutto, se vogliamo salare ed illuminare il mondo e gli altri, dobbiamo per prima cosa salare ed illuminare noi stessi.
Questo vuol dire iniziare un percorso spirituale, di ascesi, di "autocorrezione" e di "correzione" , in cui trovare i nostri lati negativi, i nostri punti deboli e cercare di limarli, affidarci alle cure di qualcuno più avanti di noi nelle vie dello spirito e farci aiutare in questo cammino di "modellamento" interiore.
Se non facciamo questo, rischiamo di essere -con grave danno nostro e degli altri- solo il famigerato "cieco che guida un altro cieco" (Mt 15,12) e che lo conduce -prima o poi- a fare un bel capitombolo, perché nessuno dei due ci vede!
Oppure ci trasformiamo nell'uomo superbo che vede solo la pagliuzza nell'occhio del fratello e non la trave che ostacola la propria vista (Mt 7,3).
Il Vangelo, in questo è chiarissimo: chi è senza peccato, tanto da poter scagliare la prima pietra?
Solo un cuore purificato e che vive in un continuo percorso di purificazione, può essere in grado di correggere contemperando l'ammonizione fraterna con la misericordia, condannare il peccato, ma non il peccatore.
Noi siamo uomini e come tali non potremo mai penetrare -su questa terra- nel segreto dei cuori, nelle intenzioni degli altri; solo il Signore conosce, scruta il segreto dell'animo e sa.
A noi spetta il compito di ammonire gli errati comportamenti, ma non attaccare la persona.
Le apparenze, molto spesso, sono diverse dalla verità.
Se ci ergiamo a giudici "ad personam"....con la stessa misura con cui giudichiamo, saremo un domani giudicati!
Il secondo rischio che si corre nell'essere "sale e luce della terra" è quello di lasciarci insuperbire dalle nostre eventuali "doti" o di ingigantirle, pensandoci più "competenti" di quello che siamo in realtà; vedendoci più in alto degli altri, più santi.
E' l'errore di chi vuole essere voce di chi grida nel deserto, ma finisce con il gridare troppo forte.
Il risultato è solo uno: invece di essere un dolce correttivo per il mondo, farà la figura dell'urlatore dai quali tutti rifuggono perché "soverchia" troppo; invece di essere sale che esalta il sapore di una minestra, diventerà sale troppo salato che la rende immangiabile; invece di essere luce che con gentilezza fa risaltare forme e colori, diverrà abbagliante e accecante....
Nel mese di giugno sentiamo spesso ripetere la giaculatoria dedicata al Cuore di Gesù, in cui Gli chiediamo di far diventare il nostro cuore "simile al Suo", cioè, mite ed umile.
Mitezza ed umiltà sono le due "virtù" che possono darci la capacità di dosarci al meglio nell'essere sale e luce.
Non smettiamo, allora, in invocare questo dolcissimo e mansuetissimo Cuore, affinché ci renda degni e consapevoli della stupenda "missione" che ci ha affidato: salare la terra, illuminare il mondo...non guastarli con la nostra superbia e la nostra mania di grandezza!
Cara Maria se passi dal mio blog troverai un premio per te qua http://lucenelcuore.blogspot.it/2012/06/luce-nel-cuore-e-membro-della-rete.html#more
RispondiEliminaÈ specialmente per i blogs evangelizzatori e il tuo lo è veramente...
Grazie carissima Mirta, come avrai intuito, ero nell'impossibilità di usare il computer.... ti chiedo una preghiera per una situazione che mi sta a cuore. grazie ancora :)
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