Nel Vangelo di oggi (Mt 20,17-28) ascoltiamo la "strana" richiesta della madre di Giacomo e Giovanni: "Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno".
E' una domanda diretta a Gesù, il quale severamente ammonisce la donna - ma sostanzialmente anche tutti gli altri - andando subito al nocciolo della questione: non conta il posto privilegiato che si avrà in Paradiso; il vero privilegio è la condivisione del calice della Passione, che a tutti viene chiesto di bere, perché a ciascuno di noi, il Maestro lascia l'invito a prendere ogni giorno la propria croce...e seguirLo (Mt 16,24).
Ci si potrebbe chiedere: i discepoli, allora, che avevano capito di tutti i discorsi che fino a quel momento avevano ascoltato dalla voce diretta del Signore?
Evidentemente, ancora poco, se quattro capitoli dopo quell'affermazione sulla croce quotidiana una delle donne sta ancora ponendo interrogativi come quello rivolto a Gesù nell'odierno brano evangelico.
E non solo, perché se sfogliamo il Vangelo di Luca, troviamo anche il ritratto degli apostoli che proprio durante l'Ultima Cena, nonostante l'annuncio secco e sorprendente del tradimento di uno di loro, cominciano a discutere, sempre per lo stesso motivo:
"E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande".
(Lc 22,24)
La psicologia degli apostoli deve scuoterci, spingerci a porci delle domande: perchè questi uomini che hanno vissuto fianco a fianco con Gesù per tre anni, dopo tanti Suoi insegnamenti, continuano a mettere in primo piano le questioni del loro "benessere"?
Parlano della loro vita di sequela in termini di prestigio "sociale", di rango.
Finanche la notizia del tradimento di uno di loro, della prossima Passione del loro Maestro e Amico li travolge solo per poco.
Se nel Vangelo di Giovanni troviamo più l'aspetto del turbamento dei discepoli (ma...non va dimenticato che Gesù ammonisce Pietro, annunciandogli il suo prossimo rinnegamento), in Luca emerge questa pennellata che ci da' bene l'idea di una certa "superficialità" che è ancora presente nella fede di questi uomini, preoccupati a valutare le cose spirituali con criteri umani piuttosto che su un piano prettamente spirituale.
Eppure Gesù sta insegnando loro da tempo che la sequela non è questione di ceto, di casta, ma è chiamata al servizio, all'offerta di sé e che nessun servo è più grande del suo padrone (Gv 15,20).
La Quaresima ci invita a riflettere: abbiamo superato la superficialità degli apostoli, viviamo la realtà del servizio non come una questione di onore, ma di donazione?
Ci aspettiamo qualcosa in cambio da Dio, o agiamo spinti soltanto dall'amore e dalla riconoscenza, rallegrandoci piuttosto nella speranza che i nostri nomi siano scritti nei cieli? (cfr. Lc 10,20)
A ciascuno, nel "deserto" di questo tempo di penitenza e preparazione, lo spazio per la risposta...
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