NOVENA A MARIA ASSUNTA
TERZO GIORNO - Trasfigurare la Croce per arrivare al Cielo
(Murillo, Assunta) |
O Dio
onnipotente ed eterno,
che hai innalzato alla gloria del cielo
in corpo e
anima l'immacolata Vergine Maria, madre di Cristo tuo Figlio,
fa' che
viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni,
per
condividere la sua stessa gloria.
AMEN
Il Vangelo di oggi (Mt 16, 24-28) è la prosecuzione di quello ascoltato ieri, in cui Pietro "rinnegava" l'idea di un Cristo crocifisso, seppure destinato a risorgere.
Se ieri la meditazione mariana ci ha portati a riflettere sul mistero di Maria capace di "trasfigurare" la realtà per vedere Dio anche negli apparenti paradossi della sconfitta (specie della morte in Croce), quella di oggi ci porterà in una direzione che non è più proiettata su Dio, ma sul Dio che vive in noi e quindi che ha vissuto anche in Maria.
Ieri Gesù diceva a Pietro (e a tutti noi!) che è necessario accettare l'idea di un Dio che ha scelto la Croce come via di redenzione, senza che questa strada di umiliazione terrena ci scandalizzi.
Maria questo lo ha fatto, senza mai perdere di vista la realtà più profonda e trasfigurata delle cose: quella di un Dio VERO anche se umanamente crocifisso.
Oggi Gesù ci dice di dovere anche noi caricarci di una croce, quella che in realtà è una parte del legno pesante di cui Egli si è già caricato prima di noi.
Se vogliamo conservare la "vita" dobbiamo perderla nell'ottica del mondo, rinunciare ai desideri contrari a Dio, alle strade di male, alle passioni disordinate e praticare invece la via dell'ascesi.
La parola ascetica significa etimologicamente "esercitarsi": la Croce è fare esercizio, è esercitarsi a "salire verso l'alto", verso il Cielo.
La Croce va dunque "trasfigurata" e Maria è stata capace di farlo, per vivere nell'ottica di quel Paradiso in cui è stata assunta in corpo ed anima.
La Madre non ha visto nella Croce del Figlio (e quindi nella sua di Madre del Crocifisso) soltanto uno strumento di tortura, ma anche un trampolino di lancio.
Maria Assunta è arrivata al Cielo ergendosi anche lei sul Legno del dolore: intimamente unita al Cristo sofferente, la redenzione che il Figlio ha operato ha visto la partecipazione della Madre a tutti i dolori di Gesù, fino al culmine della Sua morte.
San Giovanni Paolo II, con alcune parole della Dives in Misericordia (n. 9) ci aiuta a centrare meglio questo grande mistero:
"Nessuno ha
sperimentato, al pari della Madre del Crocifisso, il mistero della croce, lo
sconvolgente incontro della trascendente giustizia divina con l'amore: quel
«bacio» dato dalla misericordia alla giustizia. Nessuno al pari di lei, Maria,
ha accolto col cuore quel mistero: quella dimensione veramente divina della
redenzione che ebbe attuazione sul Calvario mediante la morte del Figlio,
insieme al sacrificio del suo cuore di madre, insieme al suo definitivo «fiat»".
Se il Cielo ci vedrà definitivamente liberi dal peccato e dalle sue pulsioni, l'ascetica della Croce, purificandoci come "oro nel crogiuolo" (Sap 3,6) ci distacca già progressivamente dalla terra, e rende più leggera la nostra anima; ci aiuta a valutare le cose "dall'alto" cioè da quella prospettiva in cui veramente le proporzioni cambiano ed è più facile distinguere l'importante dal futile...
In Maria questa ascetica della Croce è stata trasfigurazione quotidiana del dolore, che ha reso la sua persona ancora più cristallina, ancora più trasparente, ancora più preparata - giorno dopo giorno - per arrivare in Paradiso arricchita di nuovi meriti, lei che era già Santa e Pura fin dal concepimento.
Lei aveva compreso la massima paolina che solo più tardi sarebbe stata vergata: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gal 2,20)...quel Cristo sofferente che nella sofferenza ha visto non una sconfitta personale, ma lo strumento per debellare la "morte" causata dal peccato.
Lei aveva compreso la massima paolina che solo più tardi sarebbe stata vergata: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gal 2,20)...quel Cristo sofferente che nella sofferenza ha visto non una sconfitta personale, ma lo strumento per debellare la "morte" causata dal peccato.
Il capitolo 3 del Libro della Sapienza la descrive in maniera sublime e così come vale in maniera eccelsa per il Signore e per Sua Madre, allo stesso modo, nell'imitazione di Maria, possa divenire un giorno realtà anche per noi che siamo suoi figli e fratelli in Cristo.
"Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero,
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero,
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza resta piena d'immortalità.
In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;
li ha saggiati come oro nel crogiuolo
e li ha graditi come l'offerta di un olocausto.
Nel giorno del loro giudizio risplenderanno,
come scintille nella stoppia correranno qua e là.
Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli
e il Signore regnerà per sempre su di loro.
Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità,
i fedeli nell'amore rimarranno presso di lui,
perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti".
(Sap 3, 1-9)
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