C'è qualcosa di sacro nel silenzio.
Quel silenzio che si respira nella vasta Chiesa, quando il sacerdote tarda ad arrivare all'Altare e le anime - in attesa - rimangono davanti al Tabernacolo che custodisce l'Ospite Divino che tra poco Si Incarnerà in nuove Ostie; davanti a quel Calice che conterrà il Suo Sangue, davanti a quella Parola che sarà spezzata per chi avrà orecchi per ascoltare ed intendere.
C'è qualcosa di mistico, in quel silenzio.
Il silenzio in cui ciascuno affida - a Colui che è Presenza Viva - affetti, pensieri, affanni.
Quel silenzio in cui due s'apettano, intessendo un dialogo che da loro soli può essere inteso.
L'anima attende lo Sposo che sta per giungere; lo Sposo attende l'anima, nell'impazienza dell'Amore che vuole fonderSi con l'amata; nel bisogno di donarSi per trasformare la creatura in qualcosa di più sublime, per portare Sè stesso nell'altro, per dare Sè stesso all'altro e renderlo capace di un amore più grande, più perfetto, più pieno.
Il silenzio che precede la Santa Eucaristia è un momento prezioso.
E' simile a quello di due fidanzati che in contemplazione reciproca contano i minuti che separano dall'incontro sponsale; è il silenzio colmo delle attese, ma anche delle certezze: Dio verrà, e l'anima "cenerà con Lui" (cfr. Ap 3,20).
E' il silenzio della speranza, quella che lascia intravedere la bellezza dell'incontro; è il silenzio che è spazio del cuore...
Spazio in cui il battito del Cuore Umano del Salvatore scandisce il tempo in cui anche il cuore dell'uomo palpita; spazio in cui quel Cuore che pulsa ricorda all'essere umano che vi è qualcosa che va oltre la storia come egli l'intende.
Vi è un tempo senza tempo che si è fatto eterno in Cristo e che lo si veda o no, quel tempo esiste già, vi si è immessi, lo si cammina nel tentativo di avvicinarsi alla meta, attimo dopo attimo.
Coltivare il silenzio è il modo migliore per ritagliare nell'anima angoli sempre più vasti di Paradiso, di Luce, di Bellezza.
In questo esercizio di silenzio il mondo cessa poco per volta di soffocare il desiderio e la gioia calma dell'attendere "Colui che E', che era e che viene" (Ap 1,4).
In questa ascetica del silenzio l'anima comincia ad elevarsi oltre: oltre il mondo che fuori continua il suo percorso nella storia, mentre dentro, tutto è metamorfosi.
L'incontro tra l'umano ed il divino che sta per compiersi non è un sezionare le realtà temporali e divine, ma un fondere il tempo e la storia con Colui che le ha create, un rinnovarli, un ritemprarli, per ridonare ad essi qualcosa di quell'originario piano di armonia pensato da sempre e a cui ogni cosa tende.
Se fuori la storia prosegue nel suo vorticoso, incessante cammino, dentro il silenzio raduna le forze centripete del moto del tempo e le converge in Cristo.
La storia prosegue, ma si è alle soglie dell'Eterno.
Si sperimenta allora qualcosa del mistero del Dio Immutabile, ma Infinito.
Qualcosa si assapora della Vita che mai avrà fine.
L'Eternità non è stasi, ma godimento di una Sublimità dalla vastità senza fine, che pur non muta.
Il senso dell'andare e quello del rimanere si unificano nell'Incontro, in un anticipo di Paradiso.
La storia prosegue, ma si è alle soglie dell'Eterno.
Si sperimenta allora qualcosa del mistero del Dio Immutabile, ma Infinito.
Qualcosa si assapora della Vita che mai avrà fine.
L'Eternità non è stasi, ma godimento di una Sublimità dalla vastità senza fine, che pur non muta.
Il senso dell'andare e quello del rimanere si unificano nell'Incontro, in un anticipo di Paradiso.
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