domenica 28 gennaio 2018

Triduo a san Giovanni Bosco 2018 / 1

CON LA PORTA DEL CUORE 
SEMPRE APERTA
L'esempio di mamma Margherita



 La Famiglia Salesiana quest'anno è invitata a riflettere sul tema «Casa per molti, madre per tutti #nessuno escluso». È un argomento che riporta dritto al cuore dell'esperienza di don Bosco, che fin da giovanissimo sperimenta la necessità di contribuire a creare una Chiesa che abbia il sapore e l'aspetto di "famiglia": accogliente, educativa, ospitale. E don Bosco ha imparato, innanzitutto dalle persone che sono state accanto a lui, a creare "famiglia". La sua prima maestra, in tal senso, è stata mamma Margherita.








PREGHIERA A SAN GIOVANNI BOSCO

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.



Don Bosco – non va dimenticato – si è innanzitutto formato alla scuola di sua madre, Margherita Occhiena. È in primis da lei che Giovanni impara a concepire i concetti di casa e di famiglia. Margherita è stata una donna energica, coraggiosa, di grande fede, che ha saputo affrontare, senza lasciarsi sopraffare dallo spavento e dal dolore, la grande tragedia che la colpì quando aveva poco più di vent'anni: la morte di suo marito, Francesco Bosco. Nonostante avesse ricevuto, dopo l'evento luttuoso, varie proposte di matrimonio che le avrebbero consentito di sistemarsi nuovamente (superando le gravi difficoltà economiche e vivendo di certo una vita meno faticosa) Margherita non acconsentì, perché i figli non erano contemplati all'interno di queste richieste di matrimonio. Avrebbe dovuto affidarli a dei tutori che si sarebbero occupati della loro educazione, ma avrebbe così perduto il contatto quotidiano con essi, la possibilità di infondere in loro il proprio personale insegnamento, la propria saggezza e, soprattutto, il proprio affetto di madre.
Se certamente don Bosco non poté esserne colpito nel momento stesso in cui i fatti si svolsero (data la tenera età), indubbiamente deve esserne stato particolarmente commosso ed edificato in seguito. Tanto più se si pensa che, allorché Margherita si era sposata con Francesco, aveva accolto in casa, assieme allo sposo (già vedovo) anche il primo figlio di lui: Antonio. Quell'Antonio che in seguito, col suo carattere un po' irruento, avrebbe dato non poco filo da torcere a Giovanni. Eppure Margherita non fece distinzione tra figli del suo grembo e figli "acquisiti": si occupò di tutti con amore, dedizione e fortezza. Pensò alla loro educazione cristiana,  seppe essere ben equilibrata nel rimprovero e nel perdono per le loro marachelle, e fu capace di mettere le loro esigenze al primo posto, come dimostrò quando non rinunciò a disfarsi dei suoi pochi oggetti preziosi per venire incontro alle necessità (anche liturgiche) del figlio Giovanni ormai grande e già sacerdote. 
Margherita rimase, in sintesi, povera (anche se non indigente) tanto durante quanto dopo il matrimonio. Ma la porta della sua casa (e quella del suo cuore) fu sempre aperta: aperta al povero mendicante che chiedeva di dormire sul fienile, ai Becchi, e a cui dava anche qualcosa da mangiare; aperta anche al ricco impoverito che aveva vergogna di elemosinare, e a cui lei portava, nel buio della notte, un piatto caldo sul davanzale della finestra. Fu così anche negli anni dell'oratorio, assieme al figlio: Margherita comprese che la vera casa non sono le quattro mura, e lasciata la propria abitazione, seguì Giovanni, lì dove c'erano tanti ragazzi che avrebbero avuto bisogno di una madre. Se don Bosco seppe fare dell'oratorio una famiglia (una casa per molti e madre per tutti) è allora innegabile che fu anche grazie a sua madre, che divenne la mamma dei salesiani e dei ragazzi che gravitavano attorno all'oratorio. È un esempio importante, che ricorda che ogni cristiano, in qualche modo, è chiamato a essere casa e famiglia nella propria comunità: a partire dalla famiglia vera e propria (piccola Chiesa domestica, come la definisce il Vaticano II), ma anche nell'ambiente ecclesiale, dove a volte bastano un sorriso, del tempo, un po' di attenzione, per far sentire qualcuno accolto con familiarità; e poi, ancora, sul lavoro, per strada, con quanti possiamo incontrare quotidianamente. Se coltiviamo nel nostro cuore l'apertura e la capacità di amare, potremo fare di noi stessi una casa per quanti vorranno entrarvi. La maternità non è qualcosa di semplicemente fisico, è un'attitudine interiore, è la bellezza di chi sa creare legami di comunione sincera, di ascolto e di accoglienza, che fanno sentire l'altro al sicuro, protetto... come a casa.

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