domenica 7 gennaio 2018

Pensieri per lo spirito

PER QUESTO SIAMO VENUTI 
NEL MONDO
Dalla vita biologica alla vita in Cristo



 «Gesù venne da Nazaret di Galilea 
e fu battezzato nel Giordano da Giovanni».
(Mc 1,9)
Antonio Raggi, Battesimo di Cristo (XVII sec.), Roma, Chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini




Una vita piena di senso

Il salto temporale che la Liturgia della Parola fa compiere proprio nell'ultimo giorno del Tempo di Natale sembra spiazzarci: abbiamo festeggiato Gesù bambino, nato in una grotta al culmine del Tempo di Avvento, periodo di attesa e preparazione; poi è venuto il ricordo della Santa Famiglia di Nazaret e, nella solennità che apre il nuovo anno, si è reso omaggio alla Madre di Dio, che ha dato la vita al Salvatore dell'umanità; nell'Epifania si è fatta memoria della manifestazione di Dio in quel Bambino nato dalla Vergine e figlio putativo di Giuseppe. Una manifestazione che i Magi hanno saputo riconoscere e accogliere, accettando la sfida del cammino interiore ed esteriore per andare verso Gesù. Un Gesù ancora piccolo, ancora nascosto al resto del mondo, custodito tra le braccia di Maria, vegliato da Giuseppe e ospitato in una povera mangiatoia. 
Ed ecco che, improvvisamente, dopo pochi giorni (o addirittura... il giorno seguente, come accade quest'anno!) ci troviamo davanti un Gesù adulto, che da solo lascia Nazaret per raggiungere suo cugino Giovanni – sulle rive del fiume Giordano – e ricevere il battesimo di penitenza, o di conversione, come viene anche detto. Questo passaggio che a prima vista appare (secondo le logiche umane) un po' stonato, fuori tema – si potrebbe dire –, è invece la logica conseguenza di ciò che il Natale significa, nella sua essenza più profonda. Ed è anche il messaggio finale che questa festa consegna a ogni battezzato in Cristo.
In primo luogo il Battesimo di Gesù ci catapulta già verso la fine della vicenda umana del Cristo. La rilettura simbolica di questo evento è infatti legata alla volontaria accettazione del peccato degli uomini che Gesù prende su di sé, per liberarne definitivamente l'umanità. Una liberazione che sarà completa con gli eventi della Passione, morte e risurrezione, in cui peccato e morte saranno definitivamente sconfitti. La vita umana che Gesù ha assunto a Natale è una vita di senso proprio perché vissuta nell'adempimento del volere del Padre, di quel Padre che vuole che nessuno si perda (cfr. Mt 18,14; 2Pt 3.9), di quel Padre che Gesù testimonia e, addirittura, mostra agli altri nel proprio volto, nei propri gesti, nelle proprie parole, nelle proprie decisioni. Decisioni che appaiono controcorrente, a volte finanche esplosive per la gente del suo tempo e a volte anche per quella di oggi, ma perfettamente coerenti con il dono della vita che il Verbo ha voluto ricevere nella persona umana, storica e quindi concreta di Gesù. Un dono che Egli ha preso sul serio, quale dimensione spazio-temporale in cui annunciare il Dio-amore, e farlo sentire vicino (in un modo nuovo, totalmente avvolgente proprio per la sua concretezza umana) alla gente del suo tempo, e così anche a noi, oggi, attraverso questa sua testimonianza. Cioè che rende significativa la vita di Gesù è proprio l'adempimento di tale missione. Quando Pilato lo interrogherà, chiedendogli: «Dunque tu sei re?» Gesù risponderà: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (Gv 18,37)

Sacerdoti, re e profeti

È questo il testamento natalizio che la festa di oggi consegna a ogni credente. Correndo verso la meta (cfr. Fil 3,14) riceviamo un passaggio di consegne, da Gesù stesso, come in una staffetta. Il battesimo rende il cristiano re, sacerdote e profeta. Egli deve allora fare proprie le parole di Gesù, la cui regalità è nell'essere nato per dare testimonianza alla verità. È una regalità in cui il Cristo riassume anche la missione profetica e la propria dignità sacerdotale, ossia l'offerta che Egli farà di sé. E anche il battezzato è chiamato spendere energie, amore, tempo, preghiera, silenzi, sforzi, sofferenze e finanche delusioni – la vita intera, insomma – per l'annuncio del Regno, per la testimonianza concreta del Dio presente in mezzo a noi.
Il percorso che Gesù ha compiuto deve essere il nostro, la nostra regalità di figli di Dio che si pongono a servizio degli altri nell'amore è effettivamente tale solo se il dono della vita biologica e quello della vita in Cristo che abbiamo ricevuto attraverso il battesimo ci orientano verso la strada da seguire, per riempire di vero senso la nostra vita. Un senso che non sia semplicemente temporale, umano, materiale, ma che vada oltre, proiettandoci verso l'esistenza (non da soli, ma con gli altri) che non ha fine, verso l'amore che non ha scadenze. 
Per questo siamo venuti nel mondo. 



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