giovedì 24 marzo 2016

Pensieri per lo spirito


«LI AMÒ FINO ALLA FINE» (Gv 13,1)
I significati dell'"ora" dell'amore


La comunione degli Apostoli, James Tissot


«Sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine».
(Gv 13,1)


UNA PAROLA, MOLTI SIGNIFICATI

L'ora dell'amore

Nel capitolo 13, versetto 1 di Giovanni «compare due volte la parola “amare” legata con “la sua ora” e la sua ora è chiamata “amare sino alla fine”. Ma questa traduzione zoppica. “Amare fino alla fine” si dice in greco: agapan eìs telos. La parola telos significa: LA fine, cioè 'il traguardo', quello che in greco si dice anche eskaton e che in inglese si chiama the end; IL fine, che è un'altra cosa: in inglese target (bersaglio). Allora “li amò sino alla fine” vuol dire che è arrivato fino alla fine, che ha perseverato e non si è stancato o vuol dire che li ha amati fino al culmine, fino al massimo possibile, che più di così non si può, quindi il fine?» [1]. 
Il discorso è realmente complesso, e accanto alle spiegazioni linguistiche ed esegetiche, si può accennare (indubbiamente) anche un discorso di tipo spirituale.

a) Un amore fino all'ultimo respiro

«Fino alla fine»:  «cioè: sino all'ultimo istante della sua vita» [2]. 
Cristo ama l'uomo fino alla fine in senso temporale: fino all'ultimo suo respiro. La vita di Gesù, in tal senso, è una "incessante cronologia d'amore". Una "storia" di vero amore.

b) Un amore che dà tutto

Ma questo amore è anche perfetto in un altro senso: dà tutto se stesso. Va fino in fondo, «fino alla fine», senza risparmiare niente, senza eludere fatiche, dolori, tormenti, neppure la morte.
«Fino alla fine»: «sino alla perfezione. La sua ora sarà un atto di supremo amore» [3].
La totalità dell'amore è qualcosa che coinvolge l'interezza di Gesù, la sua totalità di Uomo che ama con il cuore, con la mente e patendo nella propria carne fino a darla per la salvezza dell'umanità, ma non disgiunta dai sentimenti o dalla volontà. Gesù dà la Sua totalità per la salvezza dell'uomo. Gesù non sottrae niente di Sè alla sua donazione. «Su questa parola telos Gv fa un ricamo, un gioco di parole, proprio nel racconto della passione: (Gv 19,28-30) quando Gesù muore dice: "ho sete" (penultima parola) e quelli capiscono che aveva bisogno di essere sedato e allora gli danno una mistura di aceto e degli intrugli che ritenevano anestetizzanti; ma l'ultima parola che dice è tutto è compiuto", che può voler dire che tutto è finito o che tutto è giunto al suo
coronamento. In greco dice tetelesthai, dalla radice telos.
Dunque "tutto è compiuto" significa: questo è il telos. Quale? Quello di cui parla in
13,1. Ecco il parallelismo tra 13,1 e 19,30 che ne fa da contrappunto e lo spiega
inequivocabilmente: li amò fino al massimo possibile fino al culmine, al non poter

dare di più» [4].

c) Un amore per tutti gli uomini

«Li amò sino al fine. L'amor suo non ha avuto confini: tutti vi sono stati compresi, e tutti possono approfittarne» [5]. La donazione di Gesù ha una valenza "universale",  è un amore "fino all'ultimo essere umano», un amore capace di travalicare il tempo e la storia. L'offerta di Cristo ha abbracciato l'uomo al di là della sua epoca, del suo "momento" storico. Ha abbracciato i giusti venuti prima di Lui, ha abbracciato gli uomini che sarebbero venuti dopo di Lui, offrendo al Padre il prezzo del riscatto dell'umanità intera. L'uomo non ha che da accogliere Gesù nella propria vita, per "approfittare" di questo suo amore che è stato «fino alla fine». 

d) Un amore che "atttira"

«Cristo stesso è il fine: non in senso di arresto ma di compimento: fine in senso di meta, non in senso di morte. E così Cristo, che si è immolato, è la nostra Pasqua, perché in lui si compie il nostro "passaggio".  Dunque, sapendo Gesù che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Sì, li amò perché anch'essi, da questo mondo dove si trovavano, passassero, in virtù del suo amore, al loro Capo che da qui era passato. Che significa infatti sino alla fine se non fino a Cristo? Cristo - dice l'Apostolo - è il fine di tutta la legge, a giustizia di ognuno che crede (Rm 10, 4). Cristo è il fine che perfeziona, non la fine che consuma; è il fine che dobbiamo raggiungere, non la fine che corrisponde alla morte. E' in questo senso che bisogna intendere l'affermazione dell'Apostolo: La nostra Pasqua è Cristo che è stato immolato (1 Cor 5, 7). Egli è il nostro fine, e in lui si compie il nostro passaggio» [6]. 
Nel darsi «fino alla fine», innalzato sulla Croce, Gesù vuole attirare tutti a Sè (cfr. Gv 12,32), condurre gli uomini alla piena comunione con Lui: « la croce è il culmine, il telos dell'agape e in questo senso è innalzamento» [7].

e) Un amore che si rende sempre "presente"

La comunione dell'uomo con Gesù sarà piena e definitiva solo in Cielo. Tuttavia,essa si realizza già sulla terra, nella Santa Eucaristia. In tal modo si sottolinea il legame tra l'istituzione dell'Eucaristia in cui già Gesù si dona totalmente (anticipando escatologicamente il dono della sua morte e risurrezione), e il Sacrificio cruento che si compie sulla Croce. «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20) dirà Cristo, prima di ascendere al Cielo. Questa Sua presenza è principalmente la presenza Eucaristica. La donazione di Cristo «fino alla fine» è  una donazione che "permane" nella storia, accanto all'uomo. Gesù è ancora il samaritano, il cireneo, il prossimo di chi si lascia avvicinare da Lui. Gesù cammina con l'uomo, lo accompagna, lo guida, lo consiglia, lo illumina, lo sostiene.

e) Un amore eterno

«Questa frase del Vangelo può anche essere interpretata in senso umano, nel senso cioè che Cristo amò i suoi fino alla morte, credendo che questo sia il significato dell'espressione: li amò sino alla fine. Questa è un'opinione umana, non divina: non si può dire infatti che ci amò solo fino a questo punto colui che ci ama sempre e senza fine. Lungi da noi pensare che con la morte abbia finito di amarci colui che non è finito con la morte. Se perfino quel ricco superbo ed empio anche dopo la morte continuò ad amare i suoi cinque fratelli (cf. Lc 16, 27-28), si potrà pensare che Cristo ci abbia amato soltanto fino alla morte? No, o carissimi, non sarebbe, col suo amore, arrivato fino alla morte, se poi con la morte fosse finito il suo amore per noi» [8].
Si passa adesso da una dimensione umana e terrena a una dimensione totalmente soprannaturale, impensabile per l'uomo, ma possibile per colui che è Dio.
L'amore «fino alla fine» di Cristo è un amore eterno, che non avrà mai fine. Ciò che per l'uomo è un limite temporale (il bisogno di catalogare ogni evento in termini di "tempo), non esiste agli occhi di Dio. Dio è eterno, non "calcola" lo scorrere degli eventi alla maniera umana. Mentre per un uomo dire «fino alla fine» significherebbe scandire secoli, anni, ore, minuti e secondi, il «fino alla fine» di Dio è un per sempre.
«Egli dà il cibo a ogni vivente, perché il suo amore è per sempre», canta il Salmo 136, 25. Questo cibo è proprio Cristo, che invita a l'uomo a procurarsi «non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna»  e che Egli stesso dà (cfr. Gv 6,27). Il “cibo che non perisce” è la persona stessa di Gesù» [9], quel Gesù morto e risorto per amore, con cui l'uomo abiterà per sempre nella Gerusalemme Celeste.


NOTE 

[1] Opera giovannea. La teologia dell'agape eis telos, Sito Internet del Monastero Santa Maria Maddalena.

[2] Mario Galizzi, Vangelo secondo Giovanni. Commento esegetico-spirituale, Elledici, 2001, p. 233.

[3] Ibidem.

[4] Opera giovannea. La teologia dell'agape eis telos, Sito Internet del Monastero Santa Maria Maddalena.

[5] Raccolta di discorsi intorno al Sacramento dell'Eucaristia ed al Sacrifizio della Messa dei più celebri autori italiani e francesi, Vol. 2,  Snt.

[6] Sant'Agostino, Omelia 55, 2, Sito Internet dell'Opera Omnia di S. Agostino.

[7] Opera giovannea. La teologia dell'agape eis telos, Sito Internet del Monastero Santa Maria Maddalena.

[8] Ibidem.

[9] Chiara Lubich, «Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà» (Gv 6,27), Sito Internet del Movimento dei Focolari della Sardegna.

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