IL PERDONO COME GRATUITA COMPASSIONEVOLE MISERICORDIA
Enrico Barberi, Cristo e l'adultera Credits: Accademia delle Belle Arti di Bologna - Foto Raffaella Graziosi |
«Bisogna leggere l’episodio dell’adultera nel Vangelo di Giovanni per capire che cos’è il genio della sceneggiatura, per imparare come si fa a tagliare per campi narrativi efficaci ed essenziali, senza incertezze, senza sbavature, un fatto drammatico ad alta densità emotiva.
In poco più di cento parole, senza un aggettivo di troppo, anzi, senza un aggettivo, nulla concedendo alla curiosità (com’era la donna? Era bella, era giovane? E il suo amante chi era? Come hanno fatto a sorprenderli?) l’evangelista svolge e governa una articolata pluralità di situazioni, di emozioni.
Prima c’è il tumulto e il clamore dello scandalo; la donna portata a giudizio, prigioniera dei miliziani che l’hanno arrestata, circondata dalla morbosa cattiveria delle gente. Poi l’assalto verbale dei farisei che vogliono incastrare Gesù. Infine al centro del racconto (e pare di avvertire il silenzio che si è fatto sulla piazza) le parole misteriose che Cristo scrive col dito nella polvere; parole che nessuno ha capito e che neppure l’evangelista conosce.
Da ultimo, la sceneggiatura vede i farisei allontanarsi in rapida dissolvenza a uno a uno, a cominciare dai più vecchi e dunque dai più carichi di peccati e di rimorsi, per concludersi con il perdono, il perdono senza riserve, il perdono come gratuita compassionevole misericordia e balsamo dell’anima».
(Antonio Paolucci)
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