mercoledì 30 marzo 2011

TRIDUO A SAN FRANCESCO DI PAOLA- primo giorno: preghiera e penitenza


San francesco di Paola è un Santo molto importante per la Calabria: oltre ad esserne patrono è anche protettore della gente di mare.
La sua fama ha viaggiato di pari passi coi suoi...piedi: egli, infatti, nato nella provincia di Cosenza -per la precisione a Paola- nel 1416,  dopo alcuni anni di romitaggio giovanile, fondò l'ordine dei  francescani minimi, con l'introduzione -per la prima volta nella storia degli istituti religiosi- del quarto voto di "quaresima perpetua". e lasciò la  città natale per spostarsi nei luoghi di altre fondazioni...finché non chiamato in Francia, dove, per obbedienza al Papa, andò a prestar "soccorso spirituale" al Re Luigi XI.
In verità il sovrano desiderava accanto a sè questo grande Taumaturgo (taumaturgo si dice di  chi opera miracoli già da vivente...) per guarire da una sua infermità fisica.
San Francesco lo preparò invece ad una buona morte da cristiano e lo accompagnò nelle sue ultime fasi della  vita terrena, beneficando molti altri francesi con grazie materiali e spirituali, come aveva fatto già con la la gente della sua Calabria e dell'Italia intera.
Il Santo paolano morì in terra francese, a Tour, nel 1507 (all'età di 91 anni!) dove poi fu sepolto, ma il suo corpo -che si era mantenuto incorrotto- venne poi disgraziatamente vilipeso e bruciato dagli Ugonotti.
Ne rimangono poche ossa, coraggiosamente salvate da alcuni devoti francesi, che poi furono inviate in vari conventi, ed altri oggetti a lui appartenuti, alcuni dei quali furono fra i tanti mezzi "usati" per compiere veri miracoli.




TRIDUO A SAN FRANCESCO DI PAOLA- PRIMO GIORNO: Penitenza e preghiera per riconciliarsi con Dio






O Dio, con la vita povera di Cristo, ci hai voluto arricchire dei beni celesti: 
concedici che, sull'esempio del nostro protettore san Francesco, 
possiamo vivere col cuore distaccato 
dai beni di quaggiù e 
rivolto sempre ai beni del tuo Regno.

AMEN

Quando si parla di San Francesco di Paola, è facile tratteggiarne un profilo non solo biografico , ma anche spirituale: egli fu uomo di penitenza e preghiera, santo dei miracoli  uomo della carità e sempre obbediente alla Santa Madre Chiesa, in special modo al Papa.

Vissuto in anni turbolenti sul piano politico, soprattutto al Sud (diviso nelle lotte per il potere fra aragonesi e angioini, con il popolo dissanguato da pesanti imposte),  e altrettanto turbolenti sotto quello spirituale, dopo lo scisma d'oriente con la riforma protestante in "preparazione", San Francesco richiamò i suoi contemporanei all'importanza della "penitenza unita alla preghiera", come  mezzo per somigliare a Gesù povero, e per elevare lo spirito a Dio, vincendo così le tentazioni.
San Francesco visse in continua "quaresima", introducendo poi tale voto nella regola del proprio ordine: ciò vuol dire che sono esclusi, dall'alimentazione dei frati minimi, la carne, le uova, i latticini e tutti i condimenti grassi.
Non solo: dalle testimonianze raccolte nei processi di canonizzazione, risulta che mangiasse pochissimo, solo alla sera  e sempre molto poco, sebbene il suo fisico non ne abbia mai risentito, anzi, appariva perfino di costituzione robusta!

Come si legge in una vita del Santo, scritta dal Padre Roberti: "Mentre Lutero insegnò non avere il digiuno alcun valore, ed essere supsuperstiziosa la scelta nell'uso dei cibi, francesco al contrario istituì un ordine, i memri del quale sono obbligati a frequenti digiuni, e ad astenersi perpetuamente dalle carni e dai latticini".

San Francesco pensò al suo ordine ed al rinnovamento spirituale che ne sarebbe derivato, nel 1500: quanto è invece ancora attuale quanto egli fece e quanto volle lasciarci in eredità!
Oggi, epoca del benessere anche culinario, in cui vogliamo fare della nostra religione solo una serie di "SIMBOLISMI" per viverla in maniera un po' relativistica, siamo spesso tentati dal dire che la rinuncia, il digiuno, non debbano essere di cibo, ma di altro.
In parte questo è anche vero, ci sono tante cose che oggi ci inquinano e dalle quali dobbiamo depurarci: radio, televisione, cattiva stampa.
Ma il digiuno reale, quello dai cibi, serve a rammentarci le parole di Gesù: "non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" e se più volte, anche la Vergine Maria, nelle sue apparizioni, ha chiesto di pregare e DIGIUNARE, allora vuol dire che ancora oggi il digiuno dal cibo ha un senso profondo ed acquista molto valore agli occhi di Dio, anche se a noi appaia na cosa facilmente sostituibile con altri espedienti!

Il digiuno non era tuttavia l'unico strumento di penitenza a cui ricorreva il santo: egli univa infatti non solo le pene corporali (la "disciplina", che a quei tempi era parte integrante della vita in religione), ma la sua penitenza continua consisteva anche nel dormire molto poco (e sempre sulla nuda terra), per dedicare le ore strappate al riposo...alla preghiera.

E qui possiamo toccare il secondo punto importante in questo primo giorno del triduo: la penitenza va unita indissolubilmente alla preghiera, per portare frutti "degni di conversione".

Ogni momento libero dagli impegni delle sue fondazioni e le ore della notte erano spesi in continua orazione, durante le quali, non di rado, fu anche visto levari in estasi, in contemplazione estatica dinanzi al crocifisso.
Lui, sempre tanto umile da cercare mille espdienti per non farsi credere operaatore di miracoli, venne "scoperto" in quei momenti di elevata contemplazione, che ne trasfiguravano la persona e lo facevano letteralmente sollevare dal suolo!


Questo era in verità possibile perché San Francesco fu uomo veramente contemplativo: anche quando era immerso -fisicamente- in mille occupazioni (partecipava sempre alla costruzione dei nuovi monasteri, fra le altre cose) egli viveva intimamente in comunione con Dio, e questo gli consentiva di poter mantenere sempre "aperta" la porticina della comunicazione fra l'umano ed il divino....

Il tempo che stiamo vivendo, che è appunto quella della Quaresima, ci invita proprio a questo: ad un maggior spirito di preghiera, prendiamo allora esempio da San Francesco e cerchiamo di fare di tutte le nostre azioni un continuo colloquio con il Signore!

Scrive il Padre Roberti, nella vita del Santo: "Ai suoi pensieri, agli affetti, alla volontà, ma anche ai vari impieghi manuali, che assorbivano quasi tutta l'attività della sua vita esteriore, egli procurava di dare un valore ed una dignit, proporzionati alla grandezza di quel Dio, per amore del quale a tutto si assoggettava, e che solo intendeva onorare in tutte le sue azioni; ma anche più direttamente egli si occupava, con cura, assidua, dell'orazione, in cui gustava le più soavi delizie" Senza la carità divina non è attuabile il vero amore del prossimo".
Da questa carità divina, alimentata da questo continuo parlare con il Signore, San Francesco seppe trarre molto frutto, approfittando anche delle cose più umili per fare del bene: ad esempio, durante i lavori di costruzione dei conventi, riuniva i suoi operai e teneva loro dei discorsi sulle verità di fede (pur non avendo studi letterati!), oppure, compiva miracolin favore della povera gente dei vari paesi, e soprattutto, si rendeva strumento di conversione o per quanti volevano emulare la sua integgerrima pratica delle virtù, e per quanti egli, dotato della scrutazione dei cuori, riconduceva ad una sana vita cristiana.


Ecco, dunque, cosa imparare da San Francesco, nel primo giorno del triduo a lui dedicato:

  •  la preghiera deve alimentare tutta la nostra vita, affinché si faccia contemplazione continua, che ci renda capaci di vivere sempre nell'unione intima con il Signore, elevandoci spiritualmente a Lui anche mentre compiamo semplici gesti quotidiani;
  • la penitenza che dobbiamo unire alla preghiera serve come espiazione per i nostri ed altrui peccati ed anche per liberarci dalla "zavorra" del corpo, che a volte, con i suoi attaccamenti sbagliati, ci impedisce di sollevarci verso le realtà ben più importanti dello Spirito.
Preghiera e penitenza non vogliono condurci né ad un deperimento eccessivo nel fisico (San Francesco considerava la "quaresima perpetua" come un mezzo di "espiazione al sensualismo del secolo", non come una tortura per il fisico!), e circa il secondo punto, fu sempre riferito, da chi aveva modo di praticare col Santo, che nonostante la pratica della povertà ed il suo camminare scalzo, fu sempre ordinatissimo e pulitissimo nella persona.


Ecco quel che dice Padre Roberti, nella sua biografia del Santo:


"Non voleva che la pratica della povertà fosse a taluno di pretesto per trasandare la pulizia: e non mancò di darne l'esempio in se stesso.
Un giorno, chiamato in parlatorio, fu visto che nell'uscire dalla cella l'umilissimo Eremita si spolverava l'abito e se l'aggiustava con più cura del solito.
Al ritorno, vedendo alcuni Religiosi, che di ciò mostravano qualche meraviglia: Fratelli, disse loro, Iddio non voglia che io cerchi di piacere agli uomini e vi dia sì cattivo esempio.
Ma io desidero che la santa povertà, che tutti dobbiamo amare e praticare, sia sempre congiunta con la pulizia e la decenza.
Ciò specialmente è necessario quando si deve trattare con secolari, per impedire che gli effetti esterni della povertà del nostro vestire abbiamo ad ispirare aborrimento per qusta virtù cristiana".


inoltre, nella relazione a Leone X, si legge: "né si vuol tralasciare il fatto che sebbene usasse solo una veste e anche col caldo più afoso si applicasse a vari lavori, tuttavia nessun cattivo odore mai, nessuna mancanza di nettezza si potè osservare sulla sua persona"
Chiediamo dunque, a questo grande Santo, di aiutarci a saper armonizzare in noi, preghiera e penitenza, per offrire al Signore la giusta lode con la nostra vita!

2 commenti:

  1. ciao Maria,
    sono Faby e sono anch'io affascinata dalla vita di S.Francesco di Paola.
    Ho constatato in diverse occasioni la potenza del digiuno a pane e ad acqua,ma se non è accompagnato da una preghiera costante,purtroppo si cade in tentazione,quindi senza una speciale grazia non siamo in grado da soli neanche di offrire questo dono al Signore.
    Pace e serenità da una sorella in Cristo.

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  2. Ciao Faby e prima di tutto buona Domenica e grazie per la condivisione della tua esperienza.

    Credo che qualunque tipo di digiuno, se non accompagnato dalla perseveranza nella preghiera, non si possa condurre a termine.
    Tutto quello a cui rinunciamo (sia il cibo, sia la televisione, una cattiva lettura etc etc), nel mortificarci i sensi pare che li faccia inizialmente risvegliare.
    Solo la costanza e la preghiera operano il miracolo, però è anche vero che quando il Signore vede la nostra buona volontà, ci sostiene in modo particolare e ci sprona a continuare!

    Un abbraccio nei Cuori di Gesù e Maria

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