lunedì 14 marzo 2011

NOVENA A SAN GIUSEPPE: Quinto giorno- L'amore coniugale


PREGHIERA A SAN GIUSEPPE

 Glorioso San Giuseppe, sposo di Maria e padre verginale di Gesù, pensa a me, veglia su di me,
insegnami a lavorare per la mia santificazione e prendi sotto la tua pietosa cura i bisogni urgenti che oggi io affido alle tue sollecitudini paterne.

Allontana gli ostacoli e le difficoltà e fà che il felice esito di quanto ti chiedo sia per la maggior gloria del Signore e per il bene dell'anima mia.

E in segno della mia più viva riconoscenza, ti prometto di far conoscere le tue glorie, mentre con tutto l'affetto benedico il Signore che ti volle tanto potente in cielo e sulla terra.

AMEN



Dalla "Pia Ricreazione" di Santa Tersina, "La fuga in Egitto":

"La Santa Vergine: Parlate, non temete, siete il rappresentante di Dio, il capo famiglia.
Ditemi ciò che l'Angelo ci ordina da parte del Signore: sono pronta ad obbedirgli".

Quest'oggi, le nostre meditazioni su San Giuseppe ci portano a considerare il suo ruolo di capofamiglia, e a guardare anche al modo in cui, nelle famiglie di oggi, spesso questo ruolo venga a mancare o sia inteso in maniera errata....

E' vero che la famosa lotta per l'uguaglianza dei diritti fra l'uomo e la donna ha portato al giusto riconoscimento della parità (in termini legali, politi e lavorativi) fra i due sessi, ma occorre anche ricordare una cosa che è insita nella naturale "integrazione" e complementarità fra uomo e donna e che la stessa Bibbia ci rammenta: l'uomo e la donna non sono uguali nel senso di essere "identici", bensì sono uguali nella dignità davanti a Dio ed agli uomini, ma hanno delle differenze che ne rendono possibile l'integrazione, la complementarità ed il dono totale dell'uno e all'altro!
Pensiamo a questo: quando si fa un regalo "studiato", non si dona una cosa che già l'altro possiede...ma qualcosa che ancora manca al destinatario del dono.
Che senso avrebbe la donazione del sé, se uomo e donna fossero "identici"?
Cosa potrebbero scambiarsi, in cosa si integrerebbero, in che cosa si completerebbero?

La Genesi ci narra di come Dio creò la donna a partire dalla costola di Adamo, dando quindi a lui un ruolo primario anche nella genesi del sesso femminile!
Anche nella Sacra Famiglia, Dio ha posto a capo e custode del nucleo familiare, un uomo, Giuseppe!
Pensiamo solo a questo: nonostante Maria Santissima fosse la piena di Grazia, l'Immacolata Concezione, Dio ha voluto che fosse San Giuseppe ad avere il ruolo di  custode della sua purezza, che lui lavorasse per procurar il bene materiale necessario alsostentamento della famiglia e che lui ricevesse, in sogno, le divine ispirazioni per guidare Maria e Gesù e farli scampare ai pericoli che minacciavano la vita del Bimbo Divino!Ecco, soffermandosi su questo punto, capiremmo la bellezza e la grandezza del ruolo di capofamiglia, non inteso come uno svilimento della figura femminile, ma come una grande responsabilità che il Creatore ha assegnato all'uomo, a partire proprio dal primo creato, per poi arrivare al Custode del Redentore!Guardando a San Giuseppe come capofamiglia, quanto si può imparare!
Il Santo Patriarca invita a considerare come un grandeprivilegio l'essere posti a capo e guida di una famiglia, nella quale si manifesta l'amore sponsale, quello che rende l'uomo partecipe della creazione (nella generazione dei figli!), ma anche attivo nella vita materiale di ogni gorno, in cui occorre prendere decisioni per il bene i tutti i membri, anche nelle cose pù spicciole!
Quante volte, mosso esclusivamente dall'amore, avrà intuito e realizzato i piccoli desideri di Maria e Gesù, prima ancora che loro stessi chiedessero!
Quante vlte avrà rinunciato a qualcosa per sé stesso, pur di donarlo alla Sposa e al Divino Infante!
L'amore di Giuseppe, ci ricorda anche Paolo VI, è stato "servizio", è stato "generosità".
In una parola, è stato veramente "carità", l'amore più pieno e totale".
Ovviamente, tutto questo è stato possibile per San Giuseppe e può esserlo per ogni genitore, quando Dio occupa il posto principale, centrale nella vita non solo "personale", ma anche in quella familiare.
San Giuseppe è colui che, ponendosi all'ascolto della voce di Dio, riesce a fare della propria esistenza un dono di servizio.
Ma San Giuseppe può essere di grande aiuto anche alle mogli, che guardando a lui nella giusta dimensione di capofamiglia, possono imparare ad essere, nel matrimonio, portatrici di quelle doti di delicatezza, amabilità, rispetto, che sono proprie delle donne!Anche qui, questo non vuol dire "piegarsi" o rifiutare anche di portare avanti le proprie opinioni, ma semplicemente di non volerle imporre con la forza, con l'ostinazione, dimenticando di dimostrare il lato più bello della femminilità (la dolcezza!) che Dio ha donato alla donna!

Quante unioni  matrimoniali vanno alla deriva per mancanza di dolcezza, affabilità, conforto, gentilezza delle donne verso i propri uomini!
L'amore è confortare, lenire il peso dell'altro, sapere...soprassedere nel momento della pena altrui per poi correggere nell'occasione opportuna...

Parole "antiche"?
No, non crediamo che siano antiche!
Nulla togliendo al fatto che, come più sopra abbiamo meditato, all'uomo speti esercitare con responsabilità e amore il proprio ruolo di capofamiglia, è innegabile che anche la donna debba fare la sua parte!
Che debba mettere da parte alcune futilità, che debba riconoscere che a volte pretenda di invertire i ruoli, che rinneghi la propria femminilità, in nome di un erroneo concetto di uguaglianza!
Ugualianza è riconoscimento delle diversità, per integrarsi, per completarsi vicendevolmente, sul piano umano, sociale e nell'ottica del progetto divino, che "maschio e femmina li creò", non "identici"....solo partendo da questo è possibile amare realmente, amare secondo quelle che sono le prergative e i compiti propri dell'uomo e della donna....amare come si amarono Giuseppe e Maria!

Ecco cosa scrive -nostro contemporaneo!- Padre Tarcisio Stramare: "l'amore di amicizia suppone la benevolenza, che si ha quando amiamo uno volendo il suo bene.
Quando invece non vogliamo direttamente il bene dell'essere amato, ma vogliamo il suo bene per noi, l'amore di amicizia è sostituito dall'amore di concupiscenza, che è l'amore dell'utile e del dilettevole.
In altre parole, la persona viene amata perché e sino a quando ci serve e ci piace.
Mentre l'amore di amicizia dà all'unione coniugale unità e compattezza, l'amore dell'utile e del dilettevole si insinua nell'amore coniugale come una venatura che, facendosi sempre più marcata e profonda, finisce nella spaccatura del divorzio".

Guardiamo allora al modello che è San Giuseppe, per imparare sia come l'uomo debba amare e rispettare la propria moglie, sia come la moglie debba amare e rispettare il marito, meditando anche sulle parole di San Paolo, che ha vergato un testo splendido al riguardo, contenuto nella lettera agli Efesini.
Che il Santo Patriarca ci aiuti a comprendere e vivere sempre di più questo "amore di amicizia" che si fa dono di sè!
"Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore;  il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo.
 E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei,
per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola,  al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata.
 Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso.  Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. 
 Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!
 Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito".  (Ef 5, 22-33)

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