“Se sapessi quanto Io godo, nel fare un'anima santa!
Tutti dovrebbero farsi santi, per procurarMi questo piacere!
Ne vuoi una pallida idea?
Pensa alla gioia che prova una Mamma, quando vede il suo figlio tornare raggiante, con la Laurea conseguita.
La felicità di quella mamma è indescrivibile.
Ebbene, la Mia felicità nel vedere un'anima giungere a santità, supera immensamente questa debole immagine”.
Tutti dovrebbero farsi santi, per procurarMi questo piacere!
Ne vuoi una pallida idea?
Pensa alla gioia che prova una Mamma, quando vede il suo figlio tornare raggiante, con la Laurea conseguita.
La felicità di quella mamma è indescrivibile.
Ebbene, la Mia felicità nel vedere un'anima giungere a santità, supera immensamente questa debole immagine”.
(Gesù a Suor Consolata Betrone)
Qualche anno fa, una mia carissima amica mi ricordò che: “Il Signore non fa un santo uguale a un altro”, esprimendo, con questa semplice frase, la grande “fantasia” di Dio, come “pittore” delle anime che aspirano alla santità e che si impegnano a tale scopo.
E ovviamente, Dio chiama tutti ad esser santi, ma ciascuno può raggiungere la vetta in una maniera personale, tutta propria, di modo che, realmente, nessun santo sia “uguale” ad un altro.
Ogni persona ha infatti, anche caratterialmente, connotati “originali” che la rendono “unica” e che si rispecchiano, di conseguenza, nel modo di diventare santi.
Ogni persona ha infatti, anche caratterialmente, connotati “originali” che la rendono “unica” e che si rispecchiano, di conseguenza, nel modo di diventare santi.
Pensiamo ad esempio a Padre Pio, molto diretto nel correggere, tanto da essere preso, alle volte e ingiustamente, per burbero; consideriamo Santa Teresina del Bambin Gesù, dolcissima invece nella sua fermezza con le novizie che le erano affidate....e sono solo due esempi.
D''altro canto, è anche vero che il Signore, per non lasciarci “smarriti” alla ricerca del “metodo” per santificarci, ci dona, non di rado, la strada che altri hanno percorso prima di noi, sulla base della quale possiamo plasmarci, in base alle personali inclinazioni, sentendo una “via” più conforme -rispetto ad un'altra- al nostro carattere, alle nostre difficoltà spirituali, anche alla nostra soggettiva “resistenza” alle prove della vita spirituale e "materiale".
Ritorniamo all'esempio di cui sopra: Padre Pio fu sacerdote, confessore, stigmatizzato.
Ebbe un'esistenza già “intensa” per il suo ufficio di “dispensiere della Misericordia di Dio”, a questo si aggiunsero sofferenze spirituali e fisiche che non lo abbandonarono fino alla morte.
Ebbe un'esistenza già “intensa” per il suo ufficio di “dispensiere della Misericordia di Dio”, a questo si aggiunsero sofferenze spirituali e fisiche che non lo abbandonarono fino alla morte.
Di certo, non tutti sono chiamati a questo tipo di santità, sebbene non manchino in nessun tempo anime che si offrano “vittime” al Signore e sopportino con amore, particolari dolori.
Santa Teresina, pur avendo affrontato prove molto dure (come la morte dei genitori e infine la sua malattia), ci offre un modello di santità più alla portata di tanti di noi.
Quello della “piccola via”, una via “molto corta”, da percorrere usando le “braccia di Gesù” come “ascensore” che ci conduca al Paradiso.
E' la via della “santità con discrezione”, potremmo dire, che facilmente possiamo percorrere, anche quando, apparentemente, nella nostra vita di ogni giorno ci sembra di non avere nulla di eroico o straordinario, per mezzo del quale santificarci.
Quello della “piccola via”, una via “molto corta”, da percorrere usando le “braccia di Gesù” come “ascensore” che ci conduca al Paradiso.
E' la via della “santità con discrezione”, potremmo dire, che facilmente possiamo percorrere, anche quando, apparentemente, nella nostra vita di ogni giorno ci sembra di non avere nulla di eroico o straordinario, per mezzo del quale santificarci.
Imparando, invece, a seguire la piccola via di Teresina e la “piccolissima via” di Suor Consolata Betrone (che “elabora” la sua strada proprio partendo da quella della Santa carmelitana), scopriremo che le occasioni per farci santi senza apparenti grandi “prove” o sofferenze da vivere, senza essere chiamati a “compiti” particolarmente elevati, non mancano neanche a noi e che possiamo raccogliere, “collezionare” questi piccoli “sassolini” come fossero i punti di una “raccolta” per la santità!
Potremo “impiegare” per farci santi, le molte o poche occasioni di mortificazioni quotidiane, di carità, di obbedienza, che ci verranno offerte.
Diceva Santa Teresina: “Non perdere nessuna delle spine che incontri nel cammino di ogni giorno; con una di esse puoi salvare un'anima” e un secolo dopo, Suor Consolata Betrone, scriveva:“Si, o Gesù, con l'aiuto Tuo voglio darTi tutte le pietruzze che Tu mi chiederai ad ogni minuto, perché lo Spirito Santo possa fare il mosaico che brama. Vigilerò affinché non mi sfugga un atto di virtù”.
In questi pensieri delle due monache, ci sono già alcuni punti fermi da tenere in considerazione:
in primo luogo, si parla di “spine” o “pietruzze”, quindi, di qualcosa che provoca fastidio, ma un fastidio “sottile”, che una volta passato non lasci segno del dolore, ben diverso dalla sofferenza meno sottile richiesta ad altri, che potremmo paragonare ad una trave che ci cada su un piede o ad un fuoco che ci bruci la mano...questo vuol dire che nella piccola o piccolissima via della santità “con discrezione”, c'è sempre qualcosa che ci costerà fatica, per avere maggiormente merito dai nostri atti, ma che non ci cagionerà un'intensa sofferenza continua, non adatta di certo a tutte le anime.
in primo luogo, si parla di “spine” o “pietruzze”, quindi, di qualcosa che provoca fastidio, ma un fastidio “sottile”, che una volta passato non lasci segno del dolore, ben diverso dalla sofferenza meno sottile richiesta ad altri, che potremmo paragonare ad una trave che ci cada su un piede o ad un fuoco che ci bruci la mano...questo vuol dire che nella piccola o piccolissima via della santità “con discrezione”, c'è sempre qualcosa che ci costerà fatica, per avere maggiormente merito dai nostri atti, ma che non ci cagionerà un'intensa sofferenza continua, non adatta di certo a tutte le anime.
In secondo luogo, queste spine e questi sassolini, ci consentono, se accettati veramente con amore e nonostante la nostra naturale inclinazione che ci spingerebbe in altra direzione, di "acquistare" a Gesù delle anime.
Ogni atto di amore è infatti “moneta” che il Signore utilizza per convertire, dare luce, aiutare i nostri fratelli che hanno più bisogno.
E contemporaneamente, fa salire anche a noi i gradini della vita spirituale. Quanto ciò sia vero, è Gesù stesso che lo spiegò a Suor Consolata: “Ama, ama incessantemente. Oh! Se comprendessi il valore di un atto d'amore! Esso vale più che qualsiasi penitenza o lavoro tu possa fare. Ed è per quello che il demonio te lo ostacola tanto”.
E ancora : “Un Gesù ti amo ripara mille bestemmie. Ricorda che un atto di pure amore decide l'eterna salvezza di un'anima”.
Ogni atto di amore è infatti “moneta” che il Signore utilizza per convertire, dare luce, aiutare i nostri fratelli che hanno più bisogno.
E contemporaneamente, fa salire anche a noi i gradini della vita spirituale. Quanto ciò sia vero, è Gesù stesso che lo spiegò a Suor Consolata: “Ama, ama incessantemente. Oh! Se comprendessi il valore di un atto d'amore! Esso vale più che qualsiasi penitenza o lavoro tu possa fare. Ed è per quello che il demonio te lo ostacola tanto”.
E ancora : “Un Gesù ti amo ripara mille bestemmie. Ricorda che un atto di pure amore decide l'eterna salvezza di un'anima”.
In terzo luogo, occorre soffermarsi sulle parole : “che incontri” e “Tu mi chiederai”.
Sono espressioni che fanno comprendere come la sofferenza, gli atti meritori, possiamo (e dovremmo, se vogliamo seguire queste piccole vie), non cercarli, ma “accoglierli” man mano che ci vengono “offerti”, disseminati sul nostro cammino da Gesù stesso.
Questo non vuol dire rimanere passivi, o essere esentati dall'agire secondo carità.
E' scontato che dovremo comunque agire con amore nei confronti di chi abbiamo intorno (familiari, amici, colleghi...nemici), ma è altrettanto vero che, evitando di andare a cercare noi stessi le “sofferenze”, non correremo il rischio di sottoporci a prove più grandi delle nostre capacità. Il Signore stesso non mancherà di spargere, nel corso della nostra giornata, le pietruzze più adatte...al nostro piede!
E allora, proprio perché le opportunità di compiere atti meritori ci saranno offerte, potremo ricordarci le parole che Papa Luciani si sentì rivolgere, prima di essere eletto nel conclave del 1978: “Coraggio, se il Signore dà un peso, dà anche l'aiuto per portarlo”.
E' scontato che dovremo comunque agire con amore nei confronti di chi abbiamo intorno (familiari, amici, colleghi...nemici), ma è altrettanto vero che, evitando di andare a cercare noi stessi le “sofferenze”, non correremo il rischio di sottoporci a prove più grandi delle nostre capacità. Il Signore stesso non mancherà di spargere, nel corso della nostra giornata, le pietruzze più adatte...al nostro piede!
E allora, proprio perché le opportunità di compiere atti meritori ci saranno offerte, potremo ricordarci le parole che Papa Luciani si sentì rivolgere, prima di essere eletto nel conclave del 1978: “Coraggio, se il Signore dà un peso, dà anche l'aiuto per portarlo”.
In un certo senso, anche questo ci aiuta a “fidarci” di Gesù: fidiamoci perché Lui sa cosa sia migliore per la nostra santificazione e che tutto ciò che dispone sul nostro cammino, se compiuto con amore, se accettato, contribuisce alla nostra crescita spirituale ed alla Sua maggior Gloria.
Nel diario di Suor Consolata, leggiamo infatti queste parole, che Gesù le rivolse: “Trasforma tutte le cose disgustose che incontri sul tuo cammino in roselline. Raccoglile con amore e offriMele con amore”!
Per trasformare in rose “profumate” i nostri atti meritori, è proprio l'amore che ci serve, infatti, sempre nel diario di Suor Consolata, leggiamo queste parole di Nostro Signore: “Aiutami a portare la Croce non solo sopportando pazientemente, ma sopportando con amore”.
Se infatti sopportiamo con pazienza, ma non con amore, il nostro atto sarà, in un certo modo, incompleto...l'amore invece, ci consentirà di vedere, sempre, nell'occasione fastidiosa, nella persona invadente, nel parente difficile da sopportare....Gesù stesso!
E dunque, di “elevare” il nostro agire!
E dunque, di “elevare” il nostro agire!
E' illuminante, a tal proposito, un episodio che Santa Teresina riporta nel manoscritto C di Storia di un'anima.
La carmelitana scrive di una consorella verso la quale provava una naturale antipatia, sentimento cui non vuole cedere.
La carmelitana scrive di una consorella verso la quale provava una naturale antipatia, sentimento cui non vuole cedere.
Ragion per cui si sforzava “di farle tutti i favori possibili e, quando avevo la tentazione di risponderle in modo sgarbato, mi limitavo a farle il mio più gentile sorriso e mi sforzavo di sviare il discorso. Un giorno, in ricreazione mi disse con un'espressione contentissima, press'a poco queste parole: Vorrebbe dirmi, mia Suor Teresa di Gesù Bambino, cosa l'attira tanto verso di me, che ogni volta che mi guarda la vedo sorridere?
Ah, ciò che mi attirava era Gesù nascosto in fondo alla sua anima, Gesù che rende dolce ciò che c'è di più amaro!”
Ah, ciò che mi attirava era Gesù nascosto in fondo alla sua anima, Gesù che rende dolce ciò che c'è di più amaro!”
Naturalmente, anche questo percorso di santità presenta le sue difficoltà, vivere in un continuo atto d'amore (elemento centrale della spiritualità di Suor Consolata Betrone e di Santa Teresina), significa vedere in tutte le persone Gesù (quindi trattarle di conseguenza!), vedere in ogni occasione “scomoda” che ci si ritrova sul cammino un invito alla santificazione....etc etc.....
Come Nostro Signore spiegava a Suor Consolata: “non che l'atto d'amore sia una croce, ma non perderne uno in qualunque condizione d'animo ti trovi, questo è croce, però che ti aiuterà a sopportare tutte le altre croci”.
Pensiamoci bene: si è normalmente più inclinati a fare del bene quando si è felici, in salute....mentre basta un po' di stanchezza, o l'essere presi da tanti impegni, per essere maggiormente tentati di dire di no, di essere sgarbati.
Però, stiamo sicuri che non ci mancherà l'aiuto di Gesù, se noi ci metteremo l'impegno.
Nel diario della clarissa cappuccina, leggiamo: “ciò che è mio è tuo. Consolata, e quindi tuo il Mio silenzio, la Mia pazienza, la Mia generosità, la Mia fortezza, il Mio amore per il Padre, la Mia carità per le anime”.
Che per intercessione di Santa Teresina e di Suor Consolata, il Signore ci ottenga queste belle qualità, per diventare anche noi “umili e miti di cuore” e camminare verso la santità!
Carissima! Mi è piaciuto molto l'affiancamento che hai fatto tra Santa Teresina e suor Consolata. Due persone sante che nei loro testi hanno cercato di porre l'insegnamento dell'Amore, attraverso tanti piccoli ma importanti gesti atti a vincere certe naturali debolezze (antipatie, fatiche, ecc.) Infatti sono persuasa che solo così si potrà raggiungere quella perfezione che Santa Teresa d'Avila ci insegna nel suo Cammino!! Grazie per l'interessante post! Ti abbraccio
RispondiEliminaUn abbraccio anche a te!
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