Il Vangelo di oggi (Mc 21, 33-43; 45-46) ci pone davanti ad uno scenario ancestrale: nella figura di capi dei sacerdoti e farisei che comprendono che Gesù "parlava di loro" è facile, in un certo senso, quasi rivedere lo spettacolo di angeli e demoni che si fronteggiano.
Gesù parla di uomini che uccidono, percuotono, lapidano altri uomini.
Parla infine di uomini che ammazzano senza pietà il figlio del padrone della vigna, per timore di perdere l'eredità che a questi spetterebbe.
E qui, i dotti e pii comprendono che il Maestro si riferisce a loro.
Ci si potrebbe chiedere: di chi sono realmente invidiosi questi sacerdoti e questi farisei? Di un Gesù che è Dio?
Esatto: hanno timore di perdere la "loro" eredità....quelle frange, quei filatteri, quei primi posti nelle sinagoghe a cui tanto tenevano e che in verità, altro non erano, se non la loro ricompensa attuale, quella che toglieva la possibilità di averne una anche in Cielo.
Per questo se la prendono con poi gli uomini di Dio che parlano e agiscono secondo Dio: qualunque mentalità diversa dalla loro, rischia di compromettere quell'insieme di "elementi sociali" che ne facevano una casta importante, ossequiata e soprattutto anche economicamente molto potente.
La storia, se ci si pensa, è vecchia quanto il mondo.
Quando Lucifero si ribella, e dunque diviene il capo dei demoni, ed assieme a lui si scagliano contro Dio anche i suoi angeli caduti, contro chi si pone questa schiera di creature di puro spirito?
Di chi hanno "invidia" i diavoli?
Qualche fonte dice che la caduta degli angeli cattivi fu scatenata dal loro rifiuto alla creazione di creature non puramente spirituali, quali gli esseri umani; quale che ne sia l'origine, i Padri sono però concordi nell'affermare che il peccato di Satana consistette nell'orgoglio di voler essere "come" Dio, non riconoscendo che la loro stessa chiamata all'esistenza non era un "autoproduzione", bensì frutto del volere divino.
Il demonio allora si scatena contro Dio, tanto che non a caso, San Michele, il principe delle Milizie Celesti che difende dal Maligno, porta un nome che significa "Chi come Dio"?
Ma il diavolo si scatena anche contro gli esseri umani: li assoggetta al suo giogo, ne fa schiavi, per spingerli alla perdizione eterna.
Attenzione, sembra dirci il Vangelo di oggi: quando giochiamo al gioco dei farisei e dei falsii pii, non seguiamo Dio, ma Satana.
Quando condanniamo Dio perchè "offusca" quello che noi crediamo di essere e di valere, facciamo ancora una volta il gioco del diavolo, peccando di questo orgoglio malsano che ci fa dimenticare d'essere creature e non Creatore.
Quando uccidiamo, calunniamo,calpestiamo gli altri...non seguiamo la strada del Vangelo che è via di amore vicendevole.
Seguiamo la strada del demonio, che con la falsità attira gli uomini, che finge di essere amico dei suoi seguaci, ma in realtà odia tutti, perché egli stesso è male e odio allo stato puro.
E' un monito forte, questo che oggi ci giunge dal Vangelo... non ci chiede di analizzare la nostra vita solo se abbiamo compiuto grandi imprese o ricoperto ruoli importanti.
Scegliere se stare con Dio o contro Dio è questione di ogni giorno, di ogni attimo, per un credente.
La Quaresima, con questo suo insistere sul concetto di bene e di male, di Dio e del demonio (anche in forme "sottointese", come quella di oggi), vuole spingerci ad un serio esame di coscienza, ad una seria analisi della nostra vita e del nostro modo di operare verso il Signore e verso i fratelli.
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