lunedì 17 marzo 2014

TRIDUO A SAN GIUSEPPE - secondo giorno -



TRIDUO A SAN GIUSEPPE - secondo giorno -
Sull'esempio di S. Giuseppe, accettare di essere strumenti poveri anche per i grandi disegni di Dio
 
 
 
 O Dio    onnipotente, 
che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione 
alla custodia premurosa di san Giuseppe, 
per sua intercessione concedi alla tua Chiesa 
di cooperare fedelmente 
al compimento dell'opera di salvezza.

AMEN



Dall'esortazione apostolica "Redemptoris Custos" di Papa Giovanni Paolo II: 

" Il messaggero si rivolge a Giuseppe come allo «sposo di Maria», a colui che a suo tempo dovrà imporre tale nome al Figlio che nascerà dalla Vergine di Nazaret, a lui sposata. Si rivolge, dunque, a Giuseppe affidandogli i compiti di un padre terreno nei riguardi del Figlio di Maria. 
«Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24). 
Egli la prese in tutto il mistero della sua maternità, la prese insieme col Figlio che sarebbe venuto al mondo per opera dello Spirito Santo: dimostrò in tal modo una disponibilità di volontà, simile a quella di Maria, in ordine a ciò che Dio gli chiedeva per mezzo del suo messaggero". 

Non di rado, la figura di Giuseppe viene maleinterpretata: posto dinanzi allo "straordinario" della gravidanza inspiegabile di Maria, egli si  interroga sul da farsi, fino a decidere di "licenziarla in segreto".
Troppo poco ci si ferma su questo punto, troppo poco si riflette su quale debba essere stato il dramma di un uomo che si trova davanti ad un bivio: la legge di Dio che poteva applicarsi fino alla lapidazione della donna considerata adultera e l'amore per la sua sposa.
In questo si trova la chiave di comprensione del mistero di San Giuseppe: qualche padre della Chiesa ricollega questa decisione non solo all'amore per Maria, ma anche alla comprensione "nebulosa" di un mistero grande dinnanzi al quale Giuseppe si sentiva "piccolo", "inadeguato". Quasi "intruso".
La grandezza di Giuseppe sta tutta qui: si sente pulviscolo messo davanti all'imprevedibile agire di Dio che rende Maria feconda senza l'intervento dell'uomo, ma - una volta compreso che il disegno divino COMPRENDE anche lui, che ne è parte integrante - accetta la "sfida" di entrarvi a pieno titolo, come Sposo e come Padre.
I grandi santi sono spesso ricordati per le grandi imprese spirituali e sociali, storiche e terrene.
Non si pensa mai - o lo si fa troppo poco - al fatto che il "grande" nasconde sempre la lotta con il "piccolo", che più Dio opera meraviglie nell'anima e più chiede cose maestose all'esterno, più l'uomo, avvicinandosi a Lui, sente il peso della propria nullità, della propria piccolezza.
Giuseppe accetta di entrare in questo ingranaggio, sapendo che a volte sarà anche "pesante" risentirsi così piccoli, così inadeguati.
Entra nel "santuario del volere divino" quasi in punta di piedi, non parlando, non agitandosi, ma col suo silenzio, coi suoi sogni, con il suo lento decidere, frutto di equilibrio umano e spirituale.
Entra con l'umiltà di chi sa in partenza di essere "servo inutile".
Eppure porta la cosa più grande che veramente egli possieda.
L'amore.

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