In occasione della solennità di San Giuseppe, vi propongo un testo estratto da un commento al Vangelo del giorno di Mons. Joao Scognamiglio Cla Dias, Ep.
Il testo integrale lo trovate a questo link.
Auguro un sereno onomastico a quanti portano il nome di Giuseppe, estendendo poi gli auguri a tutti i papà!
O Dio onnipotente,
che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione
alla custodia premurosa di san Giuseppe,
per sua intercessione concedi alla tua Chiesa
di cooperare fedelmente
al compimento dell'opera di salvezza.
AMEN
di Mons. Joao Scognamiglio Cla Dias
In questi brevi versetti risulta chiaro
quanto San Giuseppe è padre legale di Nostro Signore, poiché il santo
Patriarca ha esercitato di fatto questo incarico, al punto che, nel
Vangelo di San Luca, Maria menziona Giuseppe come padre di Gesù,
trovandoLo nel Tempio: “Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”
(Lc 2, 48).
Infatti, il matrimonio realizzato tra
la Madonna e San Giuseppe è stato interamente valido, secondo la Legge. E
come ogni matrimonio, essendo un contratto bilaterale,
dipendeva dall’assenso di entrambi.
È anche una verità ammessa da tutti i
Padri e teologi che tanto Maria come Giuseppe erano vincolati a un voto
di verginità.
Certamente, Lei gli avrà comunicato questo proposito
fatto e lui lo ha accettato, infatti anche lui avrà fatto lo stesso
voto, per cui i due hanno concordato di mantenerlo all’interno del
matrimonio.
Pertanto, Lei è stata Vergine con la conoscenza e il
consenso del suo sposo, che è rimasto legato per libera e
spontanea volontà a questo impegno.
Come sappiamo, secondo la Legge
antica l’uomo diventava padrone della sua sposa, in modo che “la donna
israelita costumava chiamare suo marito con i termini baʻal –
‘padrone’ e ‘adôn – ‘signore’, come facevano gli schiavi col loro
padrone e il suddito col suo re”.
A partire dal momento in cui i due si
sono uniti, San Giuseppe è diventato signore di Maria, di
conseguenza, signore di tutto il frutto di Lei. San Francesco di Sales
spiega questa situazione per mezzo di una bella allegoria: “Se una
colomba [...] porta nel suo becco un dattero e lo lascia cadere in un
giardino, non diremmo che la palma che verrà a nascere appartiene al
proprietario del giardino? Ora, se questo è vero, chi potrà dubitare che
lo Spirito Santo, avendo lasciato cadere questo divino dattero, come
una divina colomba, nel giardino ben chiuso della Santissima Vergine
(giardino sigillato e attorniato da tutti i lati dal recinto del santo
voto di verginità e castità tutta immacolata), la quale apparteneva al
glorioso San Giuseppe, come la donna o sposa appartiene allo sposo, chi
dubiterà, dico, o chi potrà dire che questa divina palma, i cui frutti
alimentano per l’immortalità, non appartenga al grande San Giuseppe?”.
Per l’Incarnazione era indispensabile
che la Madonna concepisse entro le apparenze di un matrimonio umano, al
fine di non creare una situazione incomprensibile, che intralciasse
la missione del Messia. Dunque, la gestazione di Gesù nel seno di Maria Santissima aveva in
Giuseppe il sigillo della legalità, in modo da garantire che il Bambino venisse al mondo in condizioni di normalità familiare, al fine di operare la Redenzione dell’umanità.
la missione del Messia. Dunque, la gestazione di Gesù nel seno di Maria Santissima aveva in
Giuseppe il sigillo della legalità, in modo da garantire che il Bambino venisse al mondo in condizioni di normalità familiare, al fine di operare la Redenzione dell’umanità.
Il “fiat” di San Giuseppe
Questa prerogativa di San
Giuseppe, della paternità legale del Bambino, brilla ancora con maggior
fulgore quando constatiamo che, essendo suo il frutto di Maria, egli
avrebbe potuto rifiutare l’invito dell’Angelo nel sogno, ma non lo ha
fatto.
In questo modo, parallelamente al “Fiat!” della Madonna in
risposta a San Gabriele nel momento dell’Annunciazione, anche lui ha
pronunciato un altro fiat sublime, accettando, con la fede, di essere
padre adottivo di Nostro Signore Gesù Cristo.
Una volta che lui ha acconsentito a
mantenere lo stato di verginità e ha accettato il mistero
della concezione del Bambino Gesù in Maria, San Giuseppe deve esser
considerato, anche, padre verginale del Redentore poiché ha avuto un
grande legame con l’Incarnazione, sebbene estrinseco. Egli è stato
necessario affinché ci fosse l’unione ipostatica, ed è stata volontà di
Dio che partecipasse anche a quest’ordine ipostatico, in forma
estrinseca, morale e mediata.
Uno sposo all’altezza della Madonna
Fatte queste considerazioni,
ricordiamoci di un altro principio enunciato da San Tommaso d’Aquino:
“Quelli che Dio sceglie per un compito speciale, li prepara e li dispone
in modo che siano idonei alla loro missione”.
Infatti, da
tutta l’eternità, San Giuseppe è stato nella mente di Dio con la
vocazione di essere capo della Sacra Famiglia e per questo è stato
creato. Come dice l’Orazione del Giorno della Santa Messa di questa
Solennità, a lui sono state affidate “le primizie della Chiesa”.
E ha
avuto sotto la sua custodia queste primizie, che sono state il
Bambino Gesù e la Madonna. Dobbiamo concludere, allora, che San Giuseppe
ha ricevuto grazie specifiche per essere all’altezza della sua
missione di sposo e custode di Maria Santissima, e di padre legale e
attribuito di Gesù Cristo, ossia, padre di Dio.
Modello di umiltà
Tuttavia, che cosa traspare
riguardo alla personalità di San Giuseppe nei Vangeli? Non consta che
fosse loquace, chiassoso o troppo comunicativo. Al contrario, a
somiglianza di Maria, Giuseppe si distingueva per la
serietà, circospezione e modestia. Certamente seguiva una routine con
ore fisse per tutte le sue mansioni e un’applicazione al lavoro notevole
per la costanza.
Ecco un esempio di quanto Dio ami
queste virtù e scelga per le grandi missioni coloro che le praticano.
Per convivere con Gesù e proteggere tutto l’ambiente nel quale Egli
avrebbe abitato, al fine di realizzare la più alta opera di tutta la
Storia della creazione, la Provvi denza ha preferito due persone, una
donna e un uomo, che fossero raccolti, silenziosi e umili…
Nessun commento:
Posta un commento