domenica 30 marzo 2014

TRIDUO A SAN FRANCESCO DI PAOLA - primo giorno: l'ascetica è forza di liberazione


Carissimi amici,
quest'oggi comincia il triduo a San Francesco di Paola, santo a me particolarmente caro, in quanto calabrese.
Per le meditazioni di quest'anno ho deciso di ricorrere ad un testo di Padre Giuseppe Fiorini Morosini, paolano, minimo e attualmente vescovo di Reggio Calabria.
Il tema centrale sarà la "spiritualità quaresimale" in San Francesco, quale spunto di ascetica giornaliera accessibile a tutti noi.
Buona lettura e buona preghiera!




 TRIDUO A SAN FRANCESCO DI PAOLA, IL SANTO DELLA QUARESIMA
Primo giorno: "L'ascetica è forza di liberazione"


O Dio, con la vita povera di Cristo, 
Santuario di San Francesco di Paola,  Paola (Cs)




ci hai voluto arricchire dei beni 
celesti: 

concedici che, 
sull'esempio del nostro protettore
san Francesco, 

possiamo vivere col cuore distaccato 
dai beni di quaggiù e 

rivolto sempre ai beni del tuo Regno.

AMEN
 Dal libro "Scritti su San Francesco di Paola" di Mons. Giuseppe Morosini:

"S. Francesco di Paola è il Santo della quaresima.
E' chiamato così perché ha scelto di seguire Gesù, facendo propri per tutta la vita gli ideali evangelici, che la Chiesa propone durante la quaresima.
Di S. Francesco di Paola si dice che era austero con se stesso, ma umano con gli altri e che era dedito alla contemplazione.
Tre indicazioni che esprimono al meglio il suo mondo interiore e la sua proposta di imitare Cristo.
Egli non fugge, ed è anche in funzione di questo mondo che vive la sua austerità, secondo le parole della Scrittura: Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oprressi e spezzare ogni giogo? (Is 58,6)

L'ascetica cristiana è forza di liberazione, che rinnova l'uomo e lo libera da quei condizionamenti che impediscono di realizzare un rapporto autentico con se stesso, con Dio, con gli altri, con la natura che ci circonda.
Se percorriamo la vita di S. Francesco alla luce di questa verità, ci accorgiamo come egli abbia coltivato in se tale forza e l'abbia dimostrata nei suoi comportamenti".


E' curiosa l'etimologia della parola "asceta": "askètes" da "askèo". "Chi fa gli esercizi"-"esercitare".
L'etimologia ci riporta all'essenzialità della mortificazione implicata dall'ascetica.
Esercitarsi...fare esercizio.
Allenarsi, potremmo dire.
Ma esercitarsi per cosa? Per riuscire bene in quale attività?
La risposta ce la offre questo testo di Padre Morosini: l'austerità cristiana è anche orientata in funzione del mondo.
Questa è stata anche la caratteristica della "grandezza" spirituale di San Francesco di Paola.
Denunciare, non solo con le parole, ma anche con i fatti, l'ingiustizia di un sistema sociale in cui la ricchezza dei nobili era spesso il frutto dell'oppressione dei poveri.
Impegnarsi, concretamente, nel perorare la causa dei più deboli.
Pregare, sorretto da questa forza interiore frutto dell'ascesi, per la pace in un contesto di forte minaccia e di assetti incerti (non va dimenticato che le invasioni turche erano ancora minaccia seria nella Calabria del tempo e che vi erano molti giochi di potere per il possesso sulle varie terre, anche da parte delle potenze che regnavano al Sud).
Dimostrare, con il proprio esempio, che "non di solo pane vivrà l'uomo"....(Lc 4,4)

Come applicare tutto questo nella vita "ordinaria" di un credente?
San Francesco ci lascia questo insegnamento: l'ascesi non è rinchiudersi in una cella "povera", in un convento "povero" ed in un paese "povero", in una preghiera solitaria per chiudere gli occhi sui problemi del mondo.
L'ascesi è vivere rinunciando all' "attaccamento ossessivo" che ci distoglie dalle vere necessità dei fratelli e dalla capacità di denunciare gli egoismi del mondo. 
"Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e, 
vedendo il suo fratello in necessità, 
gli chiude il proprio cuore, 
come rimane in lui l'amore di Dio"? 
(1 Gv 3,17)
San Giovanni ci dà la chiave di lettura di questa prima meditazione su San Francesco: ascetica è anche fare "esercizio" di spoliazione per comprendere quanti vivono ordinariamente quella stessa situazione di mancanza - ma in modo perenne - di un qualcosa che, nella vita, normalmente si dà per scontata.
In questo senso, l'ascesi la si può e la si deve praticare sempre, non solo in quaresima.
In questa ottica, l'ascetica cristiana diviene il mezzo per "aprire" gli occhi sui bisogni dei meno "ricchi" (in tutti i sensi: i meno ricchi di beni materiali, come di quelli affettivi!).
L'ascetica, che ci svuota del non necessario, ci riempie di Dio che è l'unica Vera Libertà e Ricchezza.
Allora sarà possibile, come lo fu per San Francesco, riuscire a toccare il cuore di quanti, vivendo lontani da Dio, schiacciano sotto il loro giogo di potere i più deboli.
Proprio come diceva Sant'Agostino: "con il tuo amore stai rimproverando il vuoto della sua vita".
 

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