giovedì 29 gennaio 2015

NOVENA A SAN GIOVANNI BOSCO - L'amicizia - ottavo giorno

NOVENA A SAN GIOVANNI BOSCO
 



O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,

che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,

sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre

e la salvezza dei prossimo;

aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;

insegnaci ad amare

 Gesù Sacramentato,

Maria Ausiliatrice

e il Papa;

e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.
"S. Agostino esorta e consiglia con forza di fare la comunione tutte le domeniche; falla anche tu più spesso che puoi. 
Giacché, io lo credo, tu non hai alcun affetto al peccato mortale, e nemmeno al peccato veniale, sei nella disposizione richiesta da S. Agostino, e anche qualcosa di più; perché non solo non hai l’affetto a peccare, ma non hai nemmeno l’affetto al peccato. 
Sicché se il tuo padre spirituale lo trova bene, puoi fare la comunione anche più spesso di ogni domenica. 
Per fare la comunione ogni otto giorni occorre non avere peccati mortali e non avere affetto al peccato veniale, e avere un grande desiderio di fare la comunione; ma per fare la comunione tutti i giorni, oltre a ciò, bisogna aver superato la maggior parte delle cattive inclinazioni ed avere il parere favorevole del padre spirituale.
Sarebbe imprudente consigliare a tutti indiscriminatamente la comunione frequente; ma sarebbe ugualmente imprudente biasimare chi la facesse, soprattutto quando c’è di mezzo il parere di un prudente direttore di spirito. 
Bella la risposta di S. Caterina da Siena, quando, a proposito della sua comunione quotidiana, le fu citato S. Agostino che non loda e non biasima chi si comunica tutti i giorni: Ebbene, disse, poiché S. Agostino non lo biasima, prego anche voi di fare altrettanto, e mi basta".
(San Francesco di Sales, Filotea, cap. XX) 

Queste parole di San Francesco di Sales possono essere comprese solamente calandole nel contesto storico in cui furono vergate; un tempo in cui non era uso come ai nostri giorni, accostarsi quotidianamente alla Mensa del Corpo del Signore.
Il santo, tuttavia, sulla scia di molti altri, e ovviamente nel pieno rispetto delle regole ecclesiastiche, consigliava a "Filotea" ("l'anima devota" cui il vescovo si rivolgeva idealmente nel suo libro, e dietro la cui figura ideale si potrebbero identificare molte delle sue figlie spirituali) di cibarsi frequentemente della Santa Comunione, a condizione di avere il parere favorevole del direttore spirituale e di non avere affetto al peccare e al peccato, cioè di non avere nè l'intenzione di peccare, nè l'abitudine a farlo con leggerezza.
Anche don Bosco si pose su questa scia, qualche secolo dopo, consigliando "la frequente confessione, la frequente Comunione, la Messa quotidiana" come colonne su cui reggere l'"edificio educativo" (cfr. Il Sistema Preventivo) ed in modo particolare l'Eucaristia come baluardo cui aggrapparsi per vincere gli assalti del demonio,"vincere le tentazioni, perseverare nel bene". (Il Mese di Maggio consacrato a Maria Immacolata)
E diceva anche: "Alcuni dicono che per fare la Comunione spesso bisogna essere santi. Non è vero. La Comunione è per chi vuole farsi santo.
I rimedi si danno ai malati, il cibo si da' ai deboli" (MB VII, 679)
La Comunione frequente venne consigliata a don Bosco (anche da sacerdoti di santa condotta e ortodossa dottrina, come don Borel) quale "mezzo" per conservare la vocazione,  (cfr. San Giovanni Bosco, Memorie dell'Oratorio, p.89, Elledicì, 1986) e dopo molti anni il santo non esitò a scrivere: "La vocazione si conserva con la ritiratezza e con la frequente Comunione." (MB, I, 460)
Fin dagli anni giovanili, Giovanni aveva però già "condiviso" con l'amico Luigi l'amore alla Santa Eucaristia e alla frequente Confessione.
La biografia di Comollo
riporta la testimonianza del Direttore Spirituale del Seminario di Chieri che lo descrisse come ragazzo "sempre attento alla Divina Parola, divotissimo nell'assistere alla Santa Messa, ed ai divini utilizzi, frequente ai santi Sacramenti della Confessione, e Comunione". (Don Bosco, cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo p.20,  in www.donboscosanto.eu)
Don Bosco stesso narra di alcune confidenze fatte da Luigi all'amico con cui trattava di cose spirituali (e come già detto ieri, è ovvio che tale amico fosse proprio Giovanni):
"Parlava con trasporto dell'immenso amor di Gesù nel darsi a noi in cibo nella santa Comunione". (Ibidem, p.24)
E ancora: "Sempre amante e devoto di Gesù Sacramentato, oltre il farGli frequenti visite, e comunicarsi spiritualmente, approfittava di tutte le occasioni per comunicarsi sacramentalmente, il che faceva con grande edificazione dei circostanti". (Ibidem, p.32)
Questo ardente amore per Gesù Eucaristia era stato coltivato dal giovane Comollo già dai tempi in cui aveva ricevuto la Prima Comunione. 
Don Bosco, nella seconda edizione della biografia di Luigi (reperibile sempre sul sito donboscosanto.eu) lasciò queste importanti annotazioni, che ci sono ancora una volta utili per comprendere il forte legame amicale tra i due giovani:
"Da quel tempo in poi tanto si affezionò ai Sacramenti della confessione e Comunione, che nell'accostarvisi provava consolazione grandissima; nè mai lasciava sfuggire occasione senza che ne approfittasse. 
A questo riguardo soleva dire ad un confidente compagno: 
«La confessione e la comunione furono i miei sostegni in tutti gli anni pericolosi di mia giovinezza».
Ma comunque frequente gli si permettesse l'uso della comunione, tuttavia non potendo saziare il fervente amore, onde ardeva pel suo Gesù, trovò modo di provvedervi bellamente colla comunione spirituale. Al quale proposito quando, divenuto chierico, trovavasi nel Seminario, udivasi più volte a dire: 
«Fu per l'insigne opera di s. Alfonso, che ha per titolo: Visite al SS. Sacramento, che imparai a fare la comunione spirituale, la quale posso dire essere stata il mio conforto in tutti i pericoli, cui andava soggetto negli anni che fui vestito da secolare».
Alla comunione spirituale e sacramentale univa frequenti visite alle chiese, dove sentivasi talmente compreso dalla presenza di Gesù, che ben sovente giungeva a passarvi ore intere, sfogando i suoi fervorosi e teneri affetti.
Spesso era mandato in chiesa a far quelle cose di cui gli si dava incombenza, spesso egli medesimo vi si recava sotto pretesto di avervi che fare, ma non ne usciva mai senza prima trattenersi alquanto col suo Gesù, e raccomandarsi alla cara sua madre Maria".

Non va dimenticato che anche don Bosco fu strenuo propagatore delle frequenti visite a Gesù Sacramentato e della Comunione Spirituale, suggerendola con questa formula: "Mio caro e buon Gesù, poiché questa mattina non posso ricevere l'Ostia Santa, venite almeno a prendere possesso di me colla vostra grazia, onde io viva sempre nel vostro santo amore". (Il giovane provveduto, 221)

Quanto abbia influito l'esempio di Luigi sulla maturazione di questi "amori" in don Bosco non ci è dato saperlo, ma certamente, vista la stima e l'affetto grande che provava per lui, è probabilissimo che si sia trattato di un grande apporto per fortificarsi in essi, trovando nelle parole e nell'esempio di Comollo uno stimolo al meglio.

Un' ultima riflessione la si può fare anche sulla vicinanza di pensiero tra Giovanni e Luigi circa il Sacramento della Confessione.
Tra le ultime parole rivolte dal morente Luigi al suo amico, vi furono, oltre all'incitamento (già riportato ieri) a coltivare sempre una vera devozione a Maria, anche queste esortazioni :

"Aggiungi a questo la frequenza dei Sacramenti della confessione e comunione, che sono i due strumenti, ossia le due armi, colle quali si superano tutti gli assalti del comun nemico, e tutti gli scogli di questo burrascoso mare del mondo.  
Procura di avere un confessore fisso: a lui apri il tuo cuore, a lui ubbidisci, e in lui avrai una guida sicura per la strada che conduce al cielo. Ma, ohimè! quanti si vanno a confessare senza alcun frutto: confessioni e peccati, peccati e confessioni: ma nessuna emendazione. Ricordati pertanto, che il sacramento della Penitenza è appoggiato sopra il dolore e sopra il proponimento, e dove manca una di queste essenziali condizioni, diventano nulle o sacrileghe tutte le nostre confessioni".  

 Che bello vedere, in questa sintonia di pensiero tra i due giovani amici in corsa verso la santità, la più bella testimonianza dell'amicizia cristiana:comunicarsi le cose dello spirito, le uniche che veramente contano, e l'amore per il Signore, l'unico che realmente ci appaga in questa vita e nell'altra! Comunicarsi senza timore quanto Dio aveva coltivato nelle loro anime, sapendo che ciò che si fa con affetto vero, non viene macchiato da egoismo e gelosie, perché, come scrive san Paolo: "La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio". (1 Cor 13,4)

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