Il Vangelo di questa Domenica ((Lc14,1.7-14), potrebbe essere un interessante punto di "partenza" per analizzare il nostro modo di fare apostolato....leggendolo, per così dire, in modo "alternativo", ma non contrapposto a quello che ne è il significato di fondo che Gesù ci offre in esso.
Il punto di partenza -ce lo avranno di certo ribadito anche i nostri sacerdoti nelle loro omelie- è dato dal binomio: umiltà-generosità.
Ed è l'elemento di avvio anche per queste mie riflessioni!
Nella prima parte del Vangelo di ieri, nostro Signore ci invita a non essere "superbi", cosa che facciamo invece quando riteniamo di primeggiare in qualcosa e pretendiamo di dover occupare i primi posti...in qualsiasi settore della nostra vita!
Il discorso evangelico, non è , infatti, limitabile al solo ambito materiale, né al solo campo spirituale.
In verità, li "contempla" entrambi, presupponendo però che noi comprendiamo una cosa, per poter ragionare come Gesù ci invita a fare: niente di quello che abbiamo è "nostro"...
Tutto è dono di Dio: sia che si parli di intelligenza, che di ricchezza, di simpatia, di bellezza...e via dicendo.
Solo comprendendo questo, è possibile veramente contemperare umiltà e generosità: quando io capisco che il mio "possedere" qualcosa (dote materiale o spirituale che sia), non è altro che riconoscere di aver ricevuto un dono di Dio, allora posso capire anche che il mio agire, il mio dare, il mio stesso dire, il mio "essere", sono, in un certo senso, un dovere, un "compito" che mi è stato affidato.
Io devo far fruttificare ciò che ho ricevuto gratuitamente, per farmi "sale della terra" e per offrire un concreto esempio del mio essere autenticamente cristiano!
Io devo far fruttificare ciò che ho ricevuto gratuitamente, per farmi "sale della terra" e per offrire un concreto esempio del mio essere autenticamente cristiano!
Gesù, nella parabola dei talenti, proprio a questo ci invita: abbiamo ricevuto dei doni, facciamo in modo che portino frutto, altrimenti, saremo come il servo infedele, che andò a nascondere il talento sotto terra, per paura di perderlo.
Possiamo allora estendere e applicare il Vangelo di ieri sera, al nostro modo di fare apostolato, ricordandoci che il nostro compito è di "donare" ciò che abbiamo gratuitamente ricevuto, senza per questo doverci ritenere migliori a chi è ancora lontano da Gesù o non lo conosce affatto.
Ecco che allora diventa "immediato" collegare la Parola ascoltata oggi, con quella dei talenti , e anche con le parole di Gesù: "gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date"...
Avremo allora svariati elementi su cui riflettere....
Avremo allora svariati elementi su cui riflettere....
Prima di tutto: noi siamo il sale della Terra!
Gesù dona a noi, affinché noi doniamo agli altri: con l'esempio, con la preghiera, con l'insegnamento....ciascuno in base ai propri talenti, alle proprie capacità e alle circostanze! (Si, anche in base alle circostanze, perché ci saranno casi in cui occorrerà "valutare" cosa sia meglio "offrire": se un invito alla preghiera, la Parola di Dio o un pensiero del Papa... e via dicendo...)
I carismi, come ci insegna San Paolo, sono diversi, ma tutti facciamo parte del corpo, che è la Chiesa, quindi, ognuno dà secondo ciò che ha ricevuto, e nel complesso, questo nostro dare singolarmente cose diverse, fa "agire", alimenta, sostiene, tutto il corpo...
Gesù dona a noi, affinché noi doniamo agli altri: con l'esempio, con la preghiera, con l'insegnamento....ciascuno in base ai propri talenti, alle proprie capacità e alle circostanze! (Si, anche in base alle circostanze, perché ci saranno casi in cui occorrerà "valutare" cosa sia meglio "offrire": se un invito alla preghiera, la Parola di Dio o un pensiero del Papa... e via dicendo...)
I carismi, come ci insegna San Paolo, sono diversi, ma tutti facciamo parte del corpo, che è la Chiesa, quindi, ognuno dà secondo ciò che ha ricevuto, e nel complesso, questo nostro dare singolarmente cose diverse, fa "agire", alimenta, sostiene, tutto il corpo...
Pensiamo ai Santi: ognuno è stato differente dall'altro, ciascuno ha dato ciò che aveva ricevuto, tutti hanno contribuito ad "arricchire", migliorare la Chiesa militante e tutti, oggi, fanno parte di quella trionfante, rimanendo dei modelli per noi!
Potremmo fare degli esempi concreti: Sant'Agostino ha "dato" attraverso i suoi scritti, coniugando intelligenza, capacità "letteraria", vita interiore.
Il curato d'Ars, ha donato principalmente, attraverso l'esempio concreto di preghiera davanti a Gesù Sacramentato, dimostrando che, realmente, nel Tabernacolo, è presente Colui che è degno di ogni onore e di ogni lode.
Santi come Don Bosco, San Cottolengo, il beato Don Gnocchi, hanno messo a frutto la propria "capacità operativa" traducendola in opere di assistenza e supporto ai giovani, agli ammalati, agli emarginati...
Questi, sono solo alcuni esempi della diversità di ciò che ciascuno di noi è chiamato ad offrire, per comporre -come in un mosaico- un "quadro" armonico, in cui il Signore dispensa doni diversi, che, se ben riversati sugli altri, possono diventare un insieme sinfonico di frutti che animano l'intera società.
Noi non siamo -quindi- altro che "servi inutili": è la nostra stessa missione di cristiani che ci "invita" a portare Dio a chi ancora non lo ha conosciuto o compreso nella sua Verità.
Dunque, già questo dovrebbe spingerci a essere quelli che scelgono non i primi posti, il "capotavola", ma che decidono di "mescolarsi" (nel senso migliore del termine, inteso come "stare fra", senza distinzioni), con gli altri, agli ultimi posti (senza capotavola!), considerandosi proprio i "servi inutili", di cui Nostro Signore VUOLE servirsi, pur non essendo noi, povere creature, indispensabili, all'opera della salvezza.
Ecco che allora, le parole "poveri, storpi, zoppi, ciechi", che troviamo nella seconda parte del brano evangelico di ieri sera, possono essere riferite ai "destinatari" del nostro apostolato.
Gesù ci dice di non invitare al banchetto i nostri parenti o amici; nel campo dell'apostolato, ciò potremmo intenderlo come la necessità di non andare a fare i "sapienti" con chi è già al nostro stesso livello spirituale, o con chi, addirittura, ne sappia più di noi!
Con loro potremo e dovremo parlare di cose dello spirito e vivere secondo l'insegnamento del Vangelo, ma Gesù ci vuol fare capire che il nostro apostolato, non si può "fermare" a questo.
Testimoniare il Vangelo e parlare di Dio solo con chi già lo vive nello stesso modo, è di certo utile, ma non "esauriente": sarebbe come invitare ad un pranzo chi potrà ricambiare!
Se noi diamo a chi già possiede, si innescherà una sorta di "circolo chiuso" della vita dello spirito, una specie di "scambio di cortesie" che, alla lunga, non ci faranno crescere, non ci stimoleranno nel salire nuovi gradini della nostra vita spirituale....e non saranno di aiuto a quanti non vivono ancora (o non lo fanno in pienezza), la fede!
Se noi diamo a chi già possiede, si innescherà una sorta di "circolo chiuso" della vita dello spirito, una specie di "scambio di cortesie" che, alla lunga, non ci faranno crescere, non ci stimoleranno nel salire nuovi gradini della nostra vita spirituale....e non saranno di aiuto a quanti non vivono ancora (o non lo fanno in pienezza), la fede!
Ecco che allora, il Signore ci parla di ciechi: coloro che non conoscono ancora Gesù;
di storpi: quelli che vivono la Parola....storpiandola, quindi "interpretandola" a modo loro, in difformità magari dal magistero, dall'insegnamento della Chiesa;
di zoppi: quelli che hanno ancora bisogno di aiuto per perseverare, per rafforzare la propria "fiducia" in Gesù;
di poveri: colo che non hanno particolari conoscenze "teologiche", "dottrinarie", o che non sono dotati di intelligenza brillantissima, ma -non per questo- di minore capacità di amare il Signore!
Dunque, quando facciamo apostolato...andiamo incontro a queste persone, con cui condividere il nostro "banchetto", ossia quello che il Signore ci ha donato.
Potremo mettere in comune varie "pietanze": il Vangelo per chi ha bisogno di incontrare Gesù nelle Sue stesse parole; il magistero della Chiesa (purtroppo sconosciuto a tanti!), la preghiera, non solo alimento necessario alle nostre anime, ma anche e spesso, "arma" poco diffusa; l'esperienza dei Santi che abbiamo imparato a conoscere attraverso i loro scritti....e poi, anche la carità concreta, che si manifesta in molti modi... (con attenzioni piccole e grandi).
Questa condivisione, realizzata senza sedere "a capotavola", ci porterà a "crescere" nel dare, anche quando ci sembrerà di non ricevere nulla in cambio.
Ci farà amare disinteressatamente il prossimo, a fare tutto solo per amore di Gesù e non per essere lodati dagli uomini, ci renderà capaci di correre il rischio di non vedere crescere negli altri quello che abbiamo seminato.
Ma il Signore ci invita, a questo punto, a non fare come il servo pauroso, che preferisce nascondere il talento, per non correre questo rischio: Gesù ci assicura che, anche quando non avremo un "contraccambio" visibile, non perderemo per questo i doni che Lui ci ha fatto (a partire dalla fede, se sapremo mantenerla viva!).
Sarà a quel punto che, pur senza avere apparentemente ricavato niente dal nostro operare, sarà il Signore stesso che ricompenserà il nostro apostolato, riservandoci un posto...in prima fila!
Buona Domenica a tutti!
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