"Cari fratelli e sorelle, san Pio X insegna a noi tutti che alla base della nostra azione apostolica, nei vari campi in cui operiamo, ci deve essere sempre un’intima unione personale con Cristo, da coltivare e accrescere giorno dopo giorno.
Questo è il nucleo di tutto il suo insegnamento, di tutto il suo impegno pastorale.
Solo se siamo innamorati del Signore, saremo capaci di portare gli uomini a Dio ed aprirli al Suo amore misericordioso, e così aprire il mondo alla misericordia di Dio".
Sono le parole conclusive della catechesi di ieri del Santo Padre: parole che hanno portato alla mia mente il pensiero di Dom Chautard (monaco trappista), espresso nel libro "L'anima di ogni apostolato".
Si, l'apostolato lo si può intraprendere dandogli o meno un'anima, ma solo nel caso in cui l'anima sia quella giusta, quella "vera", esso produrrà frutti.
Quest'anima è proprio Gesù, con cui ci rapportiamo continuamente, in una conoscenza affettuosa, amichevole, riconoscente e sempre pronta all'ascolto, che si svolge nella vita interiore.
"Un'anima di apostolo! Essa dev'essere per prima inondata di luce e infiammata di amore, affinché, riflettendo questa luce e questo calore, possa poi illuminare e riscaldare e altre anime"! scrive Dom Chautard.
Apparentemente, l'apostolato e la vita interiore (fatta di preghiera, orazione, lettura e meditazione della Parola di Dio, partecipazione attiva e consapevole ai Sacramenti), parrebbero due realtà difficilmente conciliabili.
Ma è proprio la vita spirituale che, avvicinandoci a Gesù, ci darà la giusta misura nel compiere le opere d'apostolato...evitando quella che l'autore chiama: eresia dell'azione.
Se infatti riusciremo a ritagliare sempre il giusto spazio da dedicare alla vita interiore, allora non correremo il rischio di svolgere un apostolato eccessivo, che si trasformi quasi solo in attività sociale, e, soprattutto, sapremo imprimere al nostro agire apostolico, non la nostra volontà, i nostri desideri, ma quelli di Gesù, che sa cosa sia meglio per ciascuno di noi!
Ecco che allora, nella vita attiva, sapremo agire con prudenza, discrezione in alcuni casi...o con maggiore "audacia" in altri, in base alle circostanze, ai tempi, alle persone con cui avremo a che fare: "l'azione deve essere soltanto il traboccamento della vita interiore".
Infatti "la vita contemplativa ci fa entrare nel dominio delle verità più alte, senza distogliere lo sguardo dal principio stesso di ogni vita. Trovandosi più in alto, questa vita ha un orizzonte ed un campo di azione molto più esteso".
Inoltre, la vita attiva può condurre (e molto spesso conduce), ad una situazione di maggior pericolo; in essa "l'anima si agita, s'appassiona, dissipa le sue energie e si indebolisce".
Al contrario, "con la contemplazione si ricevono tutti i beni, in essa affluiscono più meriti, perché aumenta al tempo stesso lo slancio della volontà e il grado di grazia santificante, e fa agire l'anima in virtù di un principio di carità. L'anima veramente interiore s'abbandona al divino beneplacito, accetta con animo sempre paziente sia le cose gradevoli che quelle penose".
E...non da ultimo: "per quanto intensa possa essere, la vita attiva ha il suo termine quaggiù".
Quest'ultima affermazione non va intensa in senso "apatico": non è un invito al fare meno perché l'agire sia destinato ad avere un termine, ma ad un fare "meglio", perché l'azione non è fine a sè stessa, ma orientata alla maggiore gloria di Dio, alla conversione delle anime, al nostro essere "sale della terra"!
E si può fare meglio alimentando il nostro rapporto con il Signore, tramite la vita spirituale: solo conoscendo Gesù, come ci dice anche il Papa, potremo essere in grado di portarlo agli altri!
La vera unione fra gli uomini, si può realizzare solo rimanendo realmente uniti al Cuore di Gesù; ce lo ricorda anche San Giovanni Eudes (che si festeggia oggi), in una sua preghiera:
CUORE
Signore Dio, Padre delle misercordie nella tua smisurata bontà ci hai dato il Cuore amatissimo del Tuo diletto Figlio.
Accorda ai nostri cuori di essere strettamente uniti tra di loro come con Lui, affinché il nostro amore per Te sia perfetto.
O Cuore amabilissimo e amorosissimo del mio Salvatore, sii il Cuore del mio cuore, l'anima dela mia anima, lo spirito del mio spirito, la vita dela mia vita.
Gesù, poiché il Padre Tuo m'ha dato tutto dandosi a me, tutti i cuori dell'universo mi appartengono, io prendo quindi tutti i cuori e voglio amarTi con tutto l'amore di cui sono capaci quando li hai creati.
Ecco fatto, come conclusione della mia laboriosa giornata, leggere queste parole che aiutano a capire quanto fare dell'apostolato sia importante solo se si è prima colmi di amore meditato e pregato, è corroborante per lo spirito!! Grazie, come sempre ti avvali di parole pregne di spiritualità.
RispondiEliminaun abbraccio