VI RACCONTO UNA FAVOLA...
Il finto progresso della "letteratura" familiare
C'era una volta la famiglia, composta da padre, madre, figli....
I protagonisti di questa nostra storia affrontavano insieme molte peripezie, superavano svariati ostacoli, ma il finale non era il “e vissero felici e contenti”, bensì il “e vissero uniti, nonostante le difficoltà, ricordando che l'amore supera tutto”..
Forse, proprio per questo motivo, la favoletta, nata dalla più “antica favola” di una “Sacra Famiglia” formata da Giuseppe l'artigiano, Maria la Vergine e Gesù il Bambino, parrebbe non aver riscosso successo al pari di “Pinocchio”, “La Sirenetta”, “Cenerentola”, e tante altre dello stesso genere.
Infatti, se ancora oggi questa storie vengono raccontate ai bambini, la favola della famiglia sembra essere dimenticata dai più...
Evidentemente - questa è la triste constatazione- a molti non interessa il lieto fine dell'unione, ma semplicemente la“fine”: ossia, fare, disfare e rifare da capo.
La famiglia tradizionale, di autore “ignoto”, non va più di moda.... oggi va di moda il “modello Almodovar”, in cui, come lo stesso regista ebbe a dire, obiettando contro il papa, “la famiglia è un gruppo di persone, al centro del quale c'è un piccolo essere di cui tutti si occupano”.
Fin qui, ci si potrebbe chiedere : “Ma che c'è in sostanza di diverso dal modello della nostra antica favoletta”?
E' lo stesso favolista spagnolo a venirci incontro, “illuminandoci” su ciò che contraddistingue la sua “famiglia” da quella “poco reale” del nostro “Ignoto?” autore....
Dice infatti Almodovar : “non importa se il gruppo è formato da genitori separati, travestiti, transessuali o monache malate di aids”...
Un simile ragionamento guarda al nucleo familiare solo da un punto di vista dell' "io voglio", non da quello del benessere psicofisico di un bambino, della crescita personale dei coniugi, di un cammino comune da intraprendere.
In una dimensione di questo tipo, la famiglia diviene semplicemente il “mezzo” per soddisfare un desiderio: voglio amare chi mi pare, fino a quando mi pare, come mi pare!
Voglio che il mio rapporto amoroso abbia termine nello stesso istante in cui sento di non amare più'....
Voglio un bambino come fosse un giocattolo e poco importa se crescerà con a fianco un modello genitoriale distorto, con le inevitabili conseguenze psico-sociali.
Insomma, la famiglia allo sbando di Almodovar è un nucleo, poco familiare in verità, in cui nessuno ama l'altro, ma solo sé stesso e il proprio bisogno di ricevere qualcosa, fin quando questo gli sia necessario!
Quanto può essere però educativo, un modello simile? Cosa può' trasmettere ad un bambino un tale esemplare di “pseudo famiglia”?
Cosa può' insegnare ad una società intera, quale apporto concreto può' dare ?
Non potrà di certo fare apprendere la fedeltà, né tanto meno il senso forte dell'unione e del dovere (concetto che oggi fa aborrire molti...), farà invece capire che amare non è un impegno, ma uno sfogo libero, che una famiglia non è un baluardo, ma una bandieruola mossa dal vento, che non ci si innamora per portare avanti un progetto comune, ma un percorso singolo, inframmezzato da qualche incontro amoroso con il marito, la moglie, il compagno di turno, da una coccola scambiata con il figlio della prima moglie e poi con quello nato dalla terza compagna...
Se è vero che la famiglia è alla base della società e se è altrettanto vero che la matematica non è un' opinione, ritengo che famiglie almodovariane non siano che l'equazione (tragica e piangente!) in cui disastro familiare sta a distrastro sociale.... Lo dimostrano anche i fatti, la cronaca, le pagine dei giornali sempre più' spesso ricolme di storie in cui i figli uccidono i genitori, i genitori uccidono i figli, o più' semplicemente, per non andare a questi esempi "clamorosi", di quelle piccole, mai raccontate, tragedie delle mura domestiche, in cui manca il dialogo, la comprensione...in una parola : l'amore di una famiglia.
Eppure, andando a ritroso nel tempo....un po' molto a ritroso, si scopre che prima di Almodovar, (il quale, evidentemente, se osa scagliarsi contro il Papa, deve ritenersi, con buona dose di "autocelebrazione", un "favolista" di tutto rispetto) un altro Favolista, veramente "illuminato e sapiente", aveva costruito una favoletta deliziosa, in cui non c'è semplicemente un pargolo al centro di "tante persone", ma un pargolo che ama al centro di persone che SI AMANO!
Questo favolista, che qualcuno forse conosce ancora, si chiama Dio, e vergò la sua meravigliosa storia, attraverso poche, semplici, incantevoli parole, anzi, ancor meno, attraverso un profumatissimo monosillabo: IL SI DI MARIA SANTISSIMA!
Gli Almodovariani incalliti e suoi altri -inconsapevoli-seguaci, storceranno a questo punto il muso: un "si" sarebbe bastato a scrivere la favola più' bella di tutti i tempi?????
E invece è proprio cosi', perché in quel SI è racchiuso veramente tutto il nocciolo di una santa e sacra famiglia, una famiglia che ancora oggi, noi uomini del terzo millennio, possiamo realizzare!
La storia che ci tramanda la Bibbia, sull'annunciazione, lo sposalizio di Maria e la nascita di Gesù', la conosciamo tutti, non c'è quindi bisogno di rammentarla....sarebbe bene invece fermarci più' spesso a riflettere su quello che nasconde, a livello di significato e di insegnamento, questa "storia familiare d'altri tempi", che nella sua "semplice linearità", ben si adatta ad ogni epoca storica!
E quale momento migliore per farlo, se non il tempo di Avvento, in cui possiamo avere davanti agli occhi il presepe, che ci ricorda la realizzazione storica del progetto di famiglia più bello di tutti i tempi!
Il SI di Maria racchiude tutto: accettazione del volere divino, consapevolezza che la vita familiare stessa implicherà' molte prove, che in virtù' di quel SI, dovranno essere superate nell'unione amorosa con sposo e Figlio, speranza fiduciosa nell'amore che permetterà' di superare ogni ostacolo....e, infine, che quel SI dovrà' portare frutto anche oltre le mura domestiche.
Detta cosi', sembra veramente una favoletta, facile facile, alla portata di tutti senza doverci mettere troppo impegno.... Ma è ancora il SI di Maria, a illustrarci meglio quale sia il punto "focale" di tutta questa nostra bella favola.
Maria dice SI a Gesù' che nasce in lei, quale frutto dell'amore di Dio, che per Incarnarsi, sceglie la modalità della famiglia umana. Già' questo ci dice molte cose: una famiglia, se vuole partire col piede giusto, deve nascere dalla preghiera e nella fede sincera.
La preghiera e la fede possono in primo luogo indirizzare verso la persona giusta, con cui condividere determinati valori di rispetto umano e, possibilmente, anche di credo religioso, assieme alla quale compiere un percorso "in salita", ma verso una vetta di sempre maggiore amore!
Non è infatti Maria che sceglie il suo sposo Giuseppe, né Giuseppe sceglie la sua sposa Maria, ma entrambi sono scelti da Dio!
Oggi, invece, moltissimi matrimoni si consumano in fretta, perché nati senza riflessione, senza preghiera, senza la consapevolezza che le nozze non siano qualcosa da fare e disfare a piacimento, ma che il loro fine dovrebbe essere la fedeltà ricolma d'amore fecondo!
Molte coppie si sposano in Chiesa realizzando vere e proprie farse "sociali", in cui, due persone che erano e rimangono estranee alla vita di preghiera, decidono di sposarsi col rito religioso per avere "l'abito bianco", la musica in Chiesa, la benedizione degli anelli.
Insomma, si scambia il sacramento del matrimonio per un dispensario di apparati scenici!
Dove si trova veramente Dio, in tutto questo?????
Il primo insegnamento che ci viene da Maria Vergine, è allora questo: pregare molto per trovare lo sposo, la sposa giusta e dialogare circa il modo in cui realizzare, dopo il matrimonio e nel matrimonio, il percorso di vita comune che si decide di intraprendere.
Il fidanzamento ha proprio la finalità della reciproca conoscenza e della crescita comune, in un percorso di condivisione di pensieri, idee, progetti. Dove mancasse completamente tutto questo, si starebbe tentando di costruire una casa senza fondamento!
Ma la Madonna ci insegna molte altre cose, col suo SI.
La famiglia del "favolista Dio", ha il suo "nucleo" nel frugoletto di nome Gesù', figlio di Dio e Dio Lui stesso, uniti entrambi nella terza persona della Santissima Trinità, ossia, lo Spirito Santo.
Fra San Giuseppe e Maria, c'è dunque Dio stesso. Cosa vuole insegnarci questo "particolare"?
Una cosa veramente bellissima: al centro della vita di coppia, come "collante" non deve mai mancare Dio, perché solo Lui, con i suoi "insegnamenti d'amore" può ''renderci capaci di trasformare il matrimonio "umano", in una cosa ancora più' sublime: un matrimonio CRISTIANO, in cui, attraverso questo sacramento, gli sposi cerchino,per mezzo della donazione reciproca della propria totalità (corpo e anima) di realizzare la loro vocazione alla santità!
Il piccolo Gesù', che nella Santa Famiglia viene curato e coccolato, ma anche lasciato libero di fare le sue scelte, rappresenta proprio questo germoglio di fede che in una famiglia i due coniugi, possono far crescere, attraverso la cooperazione, come il frutto di due "fedi" singole, che si congiungono, si integrano, si perfezionano, in un mutuo e continuo scambio.
Questa è già' la prima e più' importante "prole" che si possa partorire in una famiglia: il passaggio da una dimensione di fede individuale a quella comune.
Perché se la chiamata al matrimonio è una vera e propria vocazione, allora il fine di questa "chiamata" non può che essere la crescita spirituale, da attuare in un percorso comune - in cui "elevarsi" a Dio, attraverso e con l'altro, che si dona a me e a cui io mi dono - , da alimentare con il dialogo sui temi spirituali e religiosi e soprattutto con la preghiera, con la partecipazione alla Santa Messa.
Educando poi la prole "umana" che nasce dalla vita matrimoniale, allo stesso interscambio religioso in famiglia.
Nel modello di famiglia evangelica, la donazione di coppia conduce ad un sapersi donare anche agli altri: la Vergine Maria intercede in favore degli sposi di Cana, facendo si che il Figlio operi il primo miracolo, a favore proprio di una nascente famiglia ("Fate quello che vi dirà" GV 2, 5).
I doni interiori, che si sviluppano nella "famiglia domestica" non possono e non devono essere tenuti come una gemma racchiusa in uno scrigno "privato", ma tramutarsi in un regalo da saper porgere, nei tempi e nelle modalità giuste, anche a quanti incontriamo sul nostro cammino.
I Santi Vangeli ci presentano un modello di famiglia che pero', per certi versi, potrebbe apparire "facilitato" dal fatto che entrambi gli sposi fossero ferventi cristiani (li potremmo definire così, in quanto per primi riversarono il loro amore sul Dio fattosi Uomo) e ponessero il Signore al di sopra di ogni cosa, collocandoLo al centro della loro vita di coppia e di genitori.
Spesso, nella realtà odierna, non è cosi', mogli cristiane hanno mariti non sempre praticanti, o credenti, e viceversa, oppure sono gli stessi figli che non amano "fare vita di Chiesa".
Niente paura! Se ogni nostro atto d'amore, sia esso preghiera, carità cristiana e via dicendo, può' essere una "moneta di scambio", con cui contribuire, nel grande oceano dell'amore, ad "acquistare" anche anime molto lontane (geograficamente e spiritualmente!) da noi, a maggior ragione, questa moneta potrà essere utilizzata nella vita familiare. Lo stesso San Paolo ci dice che una moglie cristiana può', poco a poco, portare il marito alla fede e viceversa! "Se un nostro fratello ha la moglie non credente e questa consente a rimanere con lui, non la ripudi; e una donna che abbia il marito non credente, se questi consente a rimanere con lei, non lo ripudi: perchè il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi.....E che sai tu, donna, se salverai il marito? O che ne sai tu, uomo, se salverai la moglie?" .(1 Cor 7 12-14; 16).
Ovviamente, non bisogna forzare le cose, ma calibrare tutto secondo quelli che sono le tempistiche del coniuge o dei figli. L'esempio è spesso il migliore insegnamento che si possa dare a chi non crede, perché l'amore genera amore.
Poi possono seguire tutte quelle piccole cose che cominciano a creare "il collante Dio" nella vita familiare: un segno di Croce prima dei pasti, una preghiera di benedizione...poi, un'Ave Maria da recitare tutti insieme, magari alla sera, affidando la notte che viene e ringraziando per la giornata trascorsa...poi ancora, la Santa Messa, cui partecipare in comunione.... ma anche laddove non si arrivasse a questo, non bisogna spaventarsi, perché ogni uomo di buona volontà, che anche senza la pratica religiosa, segua quel "comando morale" che il Signore scolpisce in ogni cuore, puo' arrivare alla salvezza.
A tal proposito, riporto uno stralcio di una risposta, data da Padre Angelo Bellon, sul sito "Amici domenicani" (il cui link, riportato nella sezione "Siti preferiti", è: www.amicidomenicani.it) :
"Mi chiedi infine se la salvezza si possa ottenere anche non appartenendo alla chiesa cattolica.
Qui bisogna distinguere per non fare confusione. Si distingue dunque tra anima della Chiesa e corpo della Chiesa. Fanno parte dell’anima della Chiesa tutte le persone che vivono in grazia, anche se non appartengono alla Chiesa cattolica e anche se non sono ancora battezzate.
Dio dona la sua grazia a tutti gli uomini. I mezzi ordinari della comunicazione della grazia sono i sette sacramenti. Ma la grazia non è legata i Sacramenti (gratia non alligatur sacramentis). Dio la dispensa anche attraverso vie invisibili, note a Lui solo.
Tutti coloro che vivono in grazia (il loro numero e il loro volto lo conosce solo Dio) fanno parte dell’anima della Chiesa e si salvano. È a questa Chiesa che si riferiva il grande Sant’Ambrogio quando affermava “extra Ecclesia nulla salus” (al di fuori della Chiesa non vi è salvezza).
4. Fanno parte del corpo della Chiesa coloro che sono stati visibilmente congiunti con Cristo mediante i sacramenti. In questo senso fanno parte del corpo della Chiesa solo i battezzati.
Può succedere però che alcuni battezzati non vivano in grazia. Allora questi fanno parte solo del corpo della Chiesa, ma non della sua anima.
5. La discriminante però per salvarsi non è l’appartenenza materiale alla Chiesa, e cioè l’appartenere al suo corpo, ma l’appartenenza alla sua anima. Certo chi fa parte del corpo della Chiesa, sebbene possa perdere la grazia, la può facilmente ricuperare tramite la confessione sacramentale. Ugualmente la può più facilmente accrescere nutrendosi della parola di Dio e con i vari sacramenti".
Il Signore solo sa quali siano le vie migliori per condurre a lui le anime....cominciamo dunque a fare famiglia cristiana per quanto ci è possibile, cercando di camminare, laddove non si può' correre, a piccoli passi....il resto, se ci affideremo alla Santa Famiglia di Nazareth, verrà in seguito....perché "Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà" (GV 16, 23)
Parola di Gesu'!
Che meraviglia!!! Un articolo così pieno di Dio, così amorevole, sarebbe da pubblicare su tutti i giornali del mondo!!!
RispondiEliminaCi hai fatto un regalo di Natale davvero straordinario!!
GRAZIE!
Dimenticavo!!! Le immagini che hai pubblicato sono altrettanto meravigliose! A parte i quadri, ma quel bimbo, con il cartellino:" Dono del Signore" è davvero tenero!!
RispondiEliminaGrazie di nuovo
Buon Natale a te e ai tuoi lettori!