Il Vangelo di questi ultimi giorni sta cercando di focalizzare la nostra attenzione sul concetto genesiaco dell'essere umano che, essendo stato creato ad immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gn 1,27), dovrebbe (il condizionale è d'obbligo, visto il libero arbitrio che ci attribuisce il Creatore) rispondere al "modello" di perfezione che ritrova in Cristo Gesù, l'Uomo perfetto, il Dio con noi.
E' una parolina uscita dalla bocca di Gesù che ci sospinge su queste riflessioni: "come".
“Come
il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore”.
(Gv 10,15)
“Come
il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche
colui che mangia di me vivrà per me”.
(Gv 6, 57)
La prima pericope è estrapolata dal Vangelo odierno (Gv 10,1-10), mentre la seconda risale alla Liturgia di venerdì scorso. In realtà, tutto il Vangelo di Giovanni risuona di questi "come il Padre, così io...così anche voi":
“Come il Padre
risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli
vuole”. (Gv 5,21)
“Come infatti il
Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la
vita in se stesso”. (Gv 5,26)
“Parlo come il Padre
mi ha insegnato”. (Gv 8,28)
“Vi ho dato un
esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”.
(Gv 13,15)
“Vi do un
comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così
amatevi anche voi gli uni gli altri”. (Gv 13,34)
“Come il Padre mi ha
comandato, così io agisco”. (Gv 14,31)
“Se osserverete i
miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti
del Padre mio e rimango nel suo amore”. (Gv 15,10)
“Questo è il mio
comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”. (Gv 15,12)
“Padre santo,
custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa,
come noi”. (Gv 17,11)
Il "come" ci porta alla necessità di rintracciare lo stile, la misura, la modalità dell'amore del Figlio e, prima ancora, del Padre.
COME dal lat. QUOMODO, "nel qual modo".
Insomma, Gesù ha fatto le cose alla maniera del Padre, nel Suo stesso modo; anche noi siamo chiamati ad agire e, anzi, ad essere "come" Padre e Figlio.
Il "come" del Figlio è insegnamento sotto vari punti di vista.
Uno è quello descritto da San Paolo: l'obbedienza (cfr. Fil 2,8).
Il Figlio è venuto liberamente e liberamente ha donato la vita per noi (è quello che sottolinea il Vangelo di oggi), ma, essendo Parola DEL Padre, altro non ha detto e fatto se non quello che il Padre ha progettato nel Piano di Salvezza dell'uomo decaduto a causa del peccato.
Il secondo è quello della fiducia: il Figlio, agendo "come" il Padre ha dimostrato di nutrire, nonostante tutto, fiducia nell'essere umano. Gli ha offerto una seconda possibilità.
Come Uomo, Gesù si è fidato del Padre, e come Dio ha "scommesso" sugli uomini, dando loro un anticipo di fiducia, offrendo la riconciliazione, facendo il primo passo...
Il terzo è quello dell'amore: il Figlio, nel suo operare "come" il Padre ha lasciato che lo Spirito Santo colmasse di amore tutti i Suoi gesti umani, passando e benficando quelli che incontrava.
Questo "come" ci interpella.
Il Figlio ha fatto tutto "come" il Padre, affinché noi possiamo fare tutto "come" Lui, anzi...come Loro, come le Tre Persone della Trinità.
L'invito di Gesù a fare "come" Lui, seguendo l'esempio che ci ha lasciato, lo riassume San Paolo, nella sua Lettera agli Efesini:
"Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli
carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e
ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore".
(Ef 5,1-2)
Il Vangelo del Buon Pastore, quest'oggi, ci ha detto la stessa cosa: il Buon Pastore da' la sua vita per le pecore.
E noi? Sappiamo diventare imitatori di Cristo, che come Uomo si è fatto imitatore del Padre, nell'amore dello Spirito Santo?
Il Padre ci ha donato il Figlio Unigenito, quanto di più prezioso avesse;
il Figlio ci ha donato il Volto del Padre, riflesso nel suo Volto e ci ha offerto lo Spirito Santo, l'amore che li lega...e lo Spirito ci ha profuso i Suoi santi doni.
Se vogliamo rispondere al "come" di Cristo dobbiamo diventare uomini e donne del "dono", nelle varie sfumature e declinazioni pratiche, concrete, corrispondenti alla chiamata e ai talenti di ciascuno.
Se vogliamo essere come il "Bel Pastore" (la traduzione esatta è questa), dobbiamo essere dispensatori della Bellezza della Trinità.
Ma potremo portare bellezza nel mondo, se in noi abita il male?
L'imitazione di Cristo è dunque sentiero di conversione e di ricerca costante della santità.
Per essere luce del mondo è necessario alimentarsi della Luce Vera (cfr. Mt 5,14; Gv 8,12; Gv 1,9)!
Per essere imitatori del Bel Pastore, del Buon Pastore, occorre comprendere che a ciascuno di noi è affidata - in vario modo, a vario titolo - una porzione di quel gregge, di quelle pecore che Gesù si è caricato sulle spalle.
Lo sposo dovrà custodire la sposa (e viceversa); i genitori dovranno custodire i figli e i figli custodiranno i genitori infermi o anziani; l'amico dovrà custodire l'amica; l'insegnante pascerà i suoi studenti; il presbitero avrà la grande, straordinaria missione del custodire in modo più simile a Gesù il Suo gregge; i consacrati custodiranno quelli che Dio affiderà loro...
Gesù è Pastore e ci chiama alla sequela anche in questo: a tutti, anche se non allo stesso modo, oggi dice: "Pasci le mie pecore"! (Gv 21,17)
Per essere imitatori del Bel Pastore, del Buon Pastore, occorre comprendere che a ciascuno di noi è affidata - in vario modo, a vario titolo - una porzione di quel gregge, di quelle pecore che Gesù si è caricato sulle spalle.
Lo sposo dovrà custodire la sposa (e viceversa); i genitori dovranno custodire i figli e i figli custodiranno i genitori infermi o anziani; l'amico dovrà custodire l'amica; l'insegnante pascerà i suoi studenti; il presbitero avrà la grande, straordinaria missione del custodire in modo più simile a Gesù il Suo gregge; i consacrati custodiranno quelli che Dio affiderà loro...
Gesù è Pastore e ci chiama alla sequela anche in questo: a tutti, anche se non allo stesso modo, oggi dice: "Pasci le mie pecore"! (Gv 21,17)
"Il Signore è il mio pastore" e anche noi, come Lui, dobbiamo divenare pastori per chi ci sta accanto, sia nella famiglia che nel lavoro, sia nella comunità parrocchiale che nell'ambito sociale, ovunque lui ci mandi e con chiunque. Come Lui, dobbiamo attirare altre pecore nel suo ovile, anche quelle che non sono uguali a noi, le "diverse", le "lontane", le "ribelli", le "abbandonate", usando il vincastro dell'amore, della tolleranza, della testimonianza, ma anche della fermezza e della franchezza, pronti ad essere sia accolti che respinti. Solo con l'aiuto dello Spirito Santo possiamo agire nel mondo nel nome di Cristo e solo con la sua forza e discernimento, con il suo consiglio e la sua guida possiamo camminare nelle vie buie del nostro e dell'altrui peccato, per riscoprire la bellezza della vittoria del bene sul male. Evviva il risorto! Alleluia! Ambretta Lala
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