mercoledì 1 aprile 2015

SETTIMANA SANTA - Meditazioni intorno alla Croce - LA MADRE


"Stavano presso la croce di Gesù sua madre, 
la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa 
e Maria di Màgdala". 
(Gv 19,25) 
 
 
Della Madre "presso" la Croce abbiamo pochi dati.
Uno è quello sopracitato, attraverso cui Giovanni ce la raffigura assieme ad altre donne, e il successivo è quello in cui le viene affidata una "nuova" maternità che ci coinvolge tutti nella simbologia del  "discepolo":
 
"Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: 
«Donna, ecco tuo figlio!». 
Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». 
E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé".
(Gv 19,26-27) 
 
 
Di questa Madre "presso" il capezzale del Figlio mi piace sottolineare in primo luogo il parallelismo con il Padre.
Così come il Padre si pone nel silenzio imposto dallo sconto dei peccati di cui il Figlio si è fatto carico, ma anche dall'estrema vicinanza in cui - paradossalmente - l'anima mistica non sente Dio, così Maria - la Madre - si pone in silenzio "presso" la Croce eppure, proprio per questo, è più che mai vicina al Figlio.
Il silenzio della Madre lo si può immaginare dettato anche dalla stessa regola del piano della Salvezza per cui il Padre tace: Gesù è l'Uomo-Dio che come Uomo deve scontare per tutti, pagare per tutti, addossarsi la pena più pesante, quella assoluta, senza pari.
A Colui che ha scelto una Madre per venire al mondo ed essere cresciuto come Figlio, adesso viene "negata" quella parola dolce, confortante, carezzevole che ogni mamma sa dare al proprio figlio.
Maria non è donna dalla parola facile. Lei che ha portato in sé la Parola Viva e Vera, se tace, non lo fa soltanto perché oppressa dal dolore (e quale dolore!).
Maria - "presso" la Croce - continua a serbare tutto nel suo cuore (cfr. Lc 2,19), meditando quello che si dice del Figlio, quello che accade al Figlio, quello che il Figlio stesso le ha già rivelato: risorgerà....ma dovrà patire, essere condotto davanti ai capi religiosi, morire come il più infame degli uomini, con la pena più disumanizzante...
 
Non dimentichiamo inoltre che - al di là delle parole - esiste un linguaggio diverso, più sottile, che solo le anime veramente innamorate sanno declinare.
Gesù ci ha invitato a non sprecare parole come i pagani, perché il Padre sa di cosa abbiamo bisogno(cfr. Mt 6,7).
Maria sa di cosa ha bisogno il Figlio, oltre le parole. 
Gesù ha bisogno della sua "presenza rocciosa" (penso alle parole dello Stabat Mater, e a questo "stavano" del Vangelo"), della sua femminilità intrepida (proviamo ad immaginare cosa sarebbe accaduto se la Madonna fosse stata una donna qualunque...insultata, derisa, e per giunta "donna" in un contesto maschilista! Madre di un condannato alla pena della croce!); della sua fede incrollabile.
Maria è una presenza granitica perché la sua casa è stata costruita sulla roccia (cfr. Mt 7,24), e così è il prototipo del vero cristiano forte nella fede e saldo nella speranza, perseverante nell'amore (cfr. Colletta della Messa propria).
La Madre è allora per il Figlio una sicurezza. 
La più bella parola di conforto, Maria la dice al Figlio con la sua stessa presenza, rispecchiando così il bellissimo inno alla carità di San Paolo :
"La carità è magnanima, benevola è la carità; 
non è invidiosa, non si vanta, 
non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, 
non cerca il proprio interesse, non si adira, 
non tiene conto del male ricevuto, 
non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. 
Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine".
(1 Cor 13, 4-8)
 
Il ritratto di Maria "presso" la Croce è questo. Il suo silenzio è il sopportare con amore, è amare anche i crocifissori; è amare fino a "com-patire" - soffrire con Cristo, con il Redentore, per contribuire alla salvezza delle anime da Lui operata; è amare di amore oblativo, fino ad accettare di essere ancora una volta e per sempre, Madre di tutti noi.
La Madre è stata "scelta" dalla Trinità per questo: per una maternità senza confini.
Così come il Padre, allo stesso modo, "sta", accettando il prezzo della Redenzione di Gesù, perché noi fossimo ancora - e per sempre - Suoi figli.

Il parallelo tra Madre e Padre mi piace pennellarlo con un ultimo tocco, dal sapore prettamente linguistico, ma dalle risonanze fortemente spirituali e teologiche.
Giovanni, parlando di Maria sul Calvario, utilizza lo stesso termine che ritroviamo nel Prologo, con riferimento al rapporto tra Padre e Figlio.
La Madre sta "presso" la Croce come il Figlio in principio era "presso" Dio (Gv 1,1).
 
Presso è molto più che "sotto" la Croce, o "vicino" o "accanto" alla Croce.
Presso è indicativo di una unione particolarissima: deriva dal latino PRESSUS, participio passato di PREMERE. Dunque "pigiare-stringere-inseguire".
Giovanni, che non adopera mai termini per semplice coincidenza, da fine teologo se utilizza lo stesso "presso" in queste due circostanze, lo fa con cognizione di causa.
 
Il Padre è intimitamente legato al Figlio, come il Figlio è intimamente legato alla Madre.
Il Figlio sta "presso" il Padre nel legame di quello Spirito Santo che è il Loro Amore reciproco.
La Madre sta "presso" la Croce, cioè "presso" il Figlio, in quell'amore materno e filiale che è un cordone ombelicale invisibile ed incorruttibile.
Il dolore della Croce ricrea, in un certo senso, quell'essere "presso" di un Figlio nell'utero di una Madre.
Il dolore fa di due persone che veramente si amano un blocco inscindibile.
Così come il Padre e il Figlio sono una cosa sola (ed è sempre in Giovanni che lo leggiamo, nel capitolo 10, versetto 30), ecco che anche la Madre ed il Figlio sono una cosa sola.
Nel primo caso è un'unione ontologica, perché La Trinità è inscindibile; nel secondo caso è  un'unione voluta da Dio nel momento stesso in cui il Verbo prende Carne nel grembo di Maria e  Si fa carne "DI" Maria.
 
Cosa saranno stati allora gli sguardi, i sospiri, le lacrime di Maria "presso" il Figlio!
Un linguaggio di amore, di dolore, di speranza, di presenza, di dolcezza, di conforto che nessuno mai potrà descrivere o comprendere abbastanza, perché si è dinanzi ad un vertice di amore capace di generare i figli di Maria dal Sacrificio Redentivo del Suo unico Figlio, l'Unigenito Figlio di Dio Padre, nello Spirito Santo che unisce.
 

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