"Stavano presso la croce di Gesù sua madre,
la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa
e Maria di Màgdala".
(Gv 19,25)
"Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:
«Donna, ecco tuo figlio!».
Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!».
E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé".
(Gv 19,26-27)
Questo Gesù, innalzato sul Legno della nostra redenzione è Colui al quale tutti si volgono (cfr. Gv 12,32; 19,37), attirati proprio dall'Uomo che non parvenza, né bellezza per attirare gli sguardi (cfr. Is 53,2). Egli diventa il punto di fuga dell'umanità (nb. il punto di fuga, nella prospettiva, è quel punto verso cui convergono tutte le linee parallele), ma come non immaginare che proprio Maria, per il Figlio, sia il punto di fuga sulla terra?
A chi avrebbe potuto volgere di più lo sguardo, il Cristo Incarnato, se non sulla Piena di Grazia che fin dall'eternità aveva atteso di conoscere come Figlio Umano?
Sulla Croce si compie una parte della storia di Maria proprio quale "Immacolata": il suo privilegio di purezza è l'applicazione anticipata dei meriti della Passione del Figlio; Maria è stata la prima redenta, in un realismo escatologico della Croce di Gesù, della Sua Morte e Risurrezione.
Ora il momento di quell'anticipazione si compie sulla Terra: il Figlio, come in una Nuova Genesi, punta lo sguardo sulla Nuova Eva, la donna redenta, la donna così come era stata pensata nel progetto trinitario delle origini.
Maria, che "nasce" dal fianco squarciato di Cristo è per Gesù Crocifisso fonte di gioia e di dolore: la gioia e l'orgoglio del Verbo che vede finalmente realizzarsi in lei la femminilità nuova; il dolore di un Figlio che vede la Madre soffrire una pena indicibile.
La gioia di sapere che...è valsa la pena la sofferenza della Croce, perché Maria ha risposto totalmente alla chiamata divina;
il dolore di non poter ricevere un suo abbraccio, di non poterle dare un conforto tangibile.
Gesù è un Figlio che vorrebbe consolare la Madre trafitta dal dolore per Lui, ma che si ritrova volutamente nell'impossibilità di farlo.
Ancora una volta Gesù accetta volontariamente di rispettare ... le regole del piano della Salvezza.
Dio si rende "impotente" dinanzi alla creatura.
Anche dinanzi a quella che ama più di tutte.
Dio si lascia rendere impotente dal male, per sconfiggerlo; la Sua è l'impotenza di chi sta con le braccia spalancate in un abbraccio che non può dare e con i piedi ancorati ad un suolo che non può percorrere; con la bocca ansimante per lo strazio fisico e la sete materiale e spirituale, ma che non può che dire poche parole, quasi un lascito testamentario.
Ma ogni sguardo di Gesù sulla Madre sarà stato colmo di un amore unico, capace di riaccendere la speranza e di accrescere l'amore.
Ogni sguardo avrà parlato un linguaggio di tenerezza e di gratitudine:
"Grazie, Madre, perché rimani qui con Me;
grazie perché il tuo sì viene rinnovato ad ogni Mio spasimo, ad ogni Mio tormento,
ad ogni ingiuria che Mi lanciano contro;
grazie perché accetti di vivere questa tua seconda annunciazione,
accogliendo tutti i Miei fratelli come figli tuoi.
Grazie perché com-patisci con Me.
Grazie perché ti fidi di Me.
Grazie per essere Madre e Donna coraggiosa
Grazie per essere una creatura unica, la Piena di Grazia,
la Tutta Santa, la Tutta Pura.
Grazie per non aver sprecato neanche un momento della tua vita
per rispondere ancora
al tuo sì di trentatrè anni fa.
Grazie per questa tua bellezza immacolata
che diventa un faro
per i Miei occhi
annebbiati dal Sangue,
prezzo della salvezza di questi tuoi figli
che ora ti dono
per sempre".
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