lunedì 22 dicembre 2014

NOVENA DI NATALE - QUALCOSA DI NUOVO STA ACCADENDO! - settimo giorno



"Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa"
(Sal 145,15)
 
 
"L'attesa dei giusti è gioia"
(Pro 10,28)
 
 
"Un'attesa troppo prolungata fa male al cuore,
un desiderio soddisfatto è albero di vita"
(Pro 13,12)

Gherardo delle Notti, Adorazione dei pastori

La Liturgia della Parola di oggi ci presenta due figure femminili, lasciandone in realtà una terza in sottofondo.
Si tratta di Anna - madre di Samuele -, di Maria - madre di Gesù - e di Elisabetta - madre di Giovanni Battista - .
La prima di queste tre donne la troviamo nella Prima Lettura, in cui Anna torna al Tempio per offrire suo figlio al Signore.
Questo figlio era stato frutto di attesa e di preghiera, proprio come lo era stato il Battista per Elisabetta, donna anziana e sterile. Anche Elisabetta aveva creduto e...oltre ogni speranza umana, anche per lei si era compiuto il miracolo.
Un miracolo ancor più straordinario si è poi operato in Maria, Vergine e Madre di Dio; è lei che eleva all'Onnipotente il Cantico del Magnificat e lo fa proprio andando a visitare sua cugina Elisabetta. Ecco perché mi piace inserire anche la figura di quest'ultima, nelle mie riflessioni di oggi.
Il Figlio di Maria - Gesù - è anch'Egli il Figlio dell'attesa. Di un'attesa, però, non semplicemente "personale", di una sola donna; è il Figlio dell'attesa di un popolo intero che attendeva il Messia; il Figlio dell'attesa dell'intera umanità, che pur senza saperlo, anelava al Dio liberatore e salvatore.
Il Salmo Responsoriale, che quest'oggi è tratto dal Libro di Samuele (si tratta del "Cantico di Anna") esprime sentimenti che l'uomo può fare suoi, in quanto manifestano la gioia per la salvezza operata dal Signore:


Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia forza s’innalza grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io gioisco per la tua salvezza.

L’arco dei forti s’è spezzato,
ma i deboli si sono rivestiti di vigore.
I sazi si sono venduti per un pane,
hanno smesso di farlo gli affamati.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita.

Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta.

Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farli sedere con i nobili
e assegnare loro un trono di gloria.

Possiamo guardare all'Avvento come il tempo in cui Dio "rinnova" la nostra attesa, in un duplice senso: da un lato la rende "nuova" perché la colma di senso.
Noi non aspettiamo qualcosa di indefinito o di fatuo...la nostra vita non è come quella di chi attende qualcuno o qualcosa che non si sa se, come e quando verrà.
Noi siamo in attesa del Qualcuno che certamente verrà, che anzi, è già venuto a visitarci ed è rimasto con noi.
Da questo punto di vista passiamo alla seconda prospettiva: Dio fa nuova la nostra attesa perchè ogni giorno ci rende capaci di attendere.
Questa non è quell'attesa che dilania nell'angoscia, ma quella che placa nella certezza che la nostra vita terrena è un correre protesi verso la meta  (cfr Fil 3,14).
Nel nostro "aspettare" siamo sorretti dalla fede, come lo furono Anna, Elisabetta e Maria; come loro possiamo guardare al Messia che ci salva e rispondere con la generosità della nostra lode e della nostra collaborazione al progetto di Dio.
I tre figli nati da queste tre donne hanno sempre e solo fatto la volontà di Dio (il Verbo Incarnato in quanto Si è reso obbediente al Padre).
Questo ci spinge ad aggiungere un'ulteriore considerazione: la nostra attesa, che si fa "vigilanza" delle vergini sagge, diventa produttiva solo se in essa generiamo Gesù nella nostra vita, donandolo agli altri che incontriamo. E questo può accadere solo viviamo colmi di gioia la nostra aspettativa, sapendo che Dio è degno di fede nel suo promettere (cfr Eb 10,23).

Seguiamo allora l'esempio di queste tre donne che la Bibbia ci presenta ed anche dei loro figli, perché nella nostra esistenza Dio sia la meta ed il motore della nostra attesa di amore e felicità eterna, della nostra aspettativa di essere glorificati anche noi in corpo ed anima, condividendo per sempre con Cristo l'esperienza di creature risorte nella propria umanità. Allora il nostro desiderio soddisfatto...sarà albero di vita (Pro 13,12)!

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