In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli:
«Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta.
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta.
Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io
prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori
di Gerusalemme”.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!
Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che
non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui
che viene nel nome del Signore!”».
(Lc 13,31-35)
Il Vangelo di oggi mi colpisce per l'espressione usata da Gesù: Egli si paragona ad una chioccia, che vorrebbe prendere sotto la propria ala protettrice i suoi pulcini, ma a cui ciò è impedito dalla stessa libertà di questi ultimi.
Il concetto di un Dio che accoglie le creature sotto le proprie ali non è nuovo: lo ritroviamo spesso nell'Antico Testamento, in cui mettersi sotto le ali di Dio significa essere al riparo da ogni male, protetti da Lui, travare rifugio nella potenza dell'Altissimo (ad es. nel Sal. 36,8, giusto per citarne uno).
Qui però Gesù evidenzia con forza un'altra immagine, che sempre l'Antico Testamento aveva già accennato, cioè quella dell'amore "materno" di Dio.
Per farlo, il Signore ricorre alla figura della chioccia, non un animale qualsiasi...ma proprio quella gallina che, sola tra tante, è in grado di portare a termine la covata con frutto, di permettere, con il proprio calore, la propria pazienza, la propria "attenzione", di far sì che l'uovo dia vita ad un pulcino.
Torna alla mente la parabola del seminatore (Lc 8,4-8): il seminatore semina, e su tanti terreni può cadere il seme. Ma solo se il terreno è buono, produce frutto.
Come fa questo terreno ad essere "buono"? Solo se si lascia vangare, arare, coltivare, potare nelle sue piante, dal Seminatore stesso.
Da sé, l'uomo non potrebbe nulla. Dio è come la chioccia che cova sotto di sé un "seme" buono, ma che può acquistare calore vitale solo se si lascia prendere e curare amorevolmente da mamma chioccia.
Dio oggi ci chiede questo: di lasciarci "coltivare" da Lui, come un uovo si lascia covare da una chioccia, per acquistare la vita; di trovare rifugio sotto le Sue ali, come un pulcino fa con la chioccia. Dio ci ama con amore di madre, sempre, non solo nell'atto del darci la vita, ma anche nel vederci crescere; Dio nutre un amore che Lo porta ad essere ACCOGLIENZA, sempre.
E' in questo essere accolti da Lui, che possiamo ricevere da Lui.
L'immagine della chioccia che dispiega le ali per raccogliere i pulcini, rimanda a quella di Cristo Crocifisso, che sulla Croce allarga le Sue braccia nel gesto d'amore supremo, quello con cui ci fa rinascere a vita nuova.
E nel darci Maria come Madre, dimostra ancora una volta di pensare a noi proprio con un amore materno, nel non volerci lasciare "orfani".
Affidiamoci allora a Maria, affinché lei ci aiuti a comprendere le "viscere materne" con cui Dio ci ama fin dall'Eternità e ci faccia sentire il gusto di essere figli, che con altrettanto amore e con piena riconoscenza, non disdegnano di rifugiarsi tra le braccia della più tenera tra le madri.
"Noi
siamo oggetti da parte di Dio di un amore intramontabile.
Sappiamo: ha sempre
gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. E' papà; più
ancora è madre.
Non vuol farci del male; vuol farci solo del bene, a tutti.
I
figlioli, se per caso sono malati,
hanno un titolo di più per essere amati dalla
mamma.
E anche noi se per caso siamo malati di cattiveria, fuori di strada,
abbiamo un titolo di più per essere amati dal Signore".
(Papa Giovanni Paolo I, Angelus 10 settembre 1978)
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