Ecco cosa ci dice, ancora, Papa Pacelli:
"Il dovere fondamentale dell'uomo è certamente quello di orientare verso Dio se stesso e la propria vita.
In ogni azione liturgica, quindi, insieme con la Chiesa è presente il suo Divino Fondatore: Cristo è presente nell'augusto Sacrificio dell'altare sia nella persona del suo ministro, sia, massimamente, sotto le specie eucaristiche; è presente nei Sacramenti con la virtù che in essi trasfonde perché siano strumenti efficaci di santità; è presente infine nelle lodi e nelle suppliche a Dio rivolte, come sta scritto: «Dove sono due o tre adunati in nome mio, ivi io sono in mezzo ad essi» (Matth. 18, 20).
E' necessario che tutti i fedeli considerino loro principale dovere e somma dignità partecipare al Sacrificio Eucaristico".
Mentre siamo riuniti attorno all'Altare, pensiamo allora alla REALE presenza di Nostro Signore, magari guardando spesso il Tabernacolo prima della Consacrazione, cioè fino al momento in cui Gesù si rende presente nelle Specie Eucaristiche presenti nei Sacri Vasi sull'Altare.
Ricordarci continuamente della presenza di Gesù ci sarà di aiuto per mettere in ogni nostro gesto, parola, pensiero, azione, un grande amore, una grande "solennità" (nel senso più bello del termine!), e per riversare in Lui la nostra preghiera, a beneficio di tutta l'umanità, di tutta la Santa Chiesa ed anche delle anime del Purgatorio.
In questo modo riusciremo ad evitare il pericolo che la nostra partecipazione alla Messa sia solo "esteriore", ossia un insieme di gesti senza "anima", al contrario, potremo unire entrambi gli elementi, quello "oggettivo" del culto e quello "interiore", come anche Pio XII precisa nella Mediator Dei: "i Sacramenti e il Sacrificio dell'altare hanno una intrinseca virtù in quanto sono azioni di Cristo stesso che comunica e diffonde la grazia del Capo divino nelle membra del Corpo Mistico, ma, per aver la debita efficacia, essi esigono le buone disposizioni dell'anima nostra"
Inoltre, la partecipazione alla Santa Messa diventa più "attiva" nel momento in cui riusciamo a vivere, anche al di fuori della Liturgia, in un rapporto continuo d'amore con Gesù: "Se la pietà privata e interna dei singoli trascurasse l'augusto Sacrificio dell'altare e i Sacramenti e si sottraesse all'influsso salvifico che emana dal Capo nelle membra, sarebbe senza dubbio riprovevole e sterile; ma quando tutte le disposizioni interne e gli esercizi di pietà non strettamente liturgici fissano lo sguardo dell'animo sugli atti umani unicamente per indirizzarli al Padre che è nei cieli, per stimolare salutarmente gli uomini alla penitenza e al timor di Dio e, strappatili all'attrattiva del mondo e dei vizi, condurli felicemente per arduo cammino al vertice della santità, allora sono non soltanto sommamente lodevoli, ma necessari, perché scoprono i pericoli della vita spirituale, ci spronano all'acquisto delle virtù e aumentano il fervore col quale dobbiamo dedicarci tutti al servizio di Gesù Cristo.
Assistendo dunque all’altare, dobbiamo trasformare la nostra anima in modo che si estingua radicalmente ogni peccato che è in essa, sia, con ogni diligenza, ristorato e rafforzato tutto ciò che per Cristo dà la vita soprannaturale: e così diventiamo, insieme con l'Ostia immacolata, una vittima a Dio Padre gradita".
Pio XII ci esorta: "Considerino, dunque, i fedeli a quale dignità li innalza il sacro lavacro del Battesimo; né si contentino di partecipare al Sacrificio Eucaristico con l'intenzione generale che conviene alle membra di Cristo e ai figli della Chiesa, ma liberamente e intimamente uniti al Sommo Sacerdote e al suo ministro in terra secondo lo spirito della sacra Liturgia, si uniscano a lui in modo particolare al momento della consacrazione dell'Ostia divina, e la offrano insieme con lui quando vengono pronunziate quelle solenni parole: «Per Lui, con Lui, in Lui, è a te, Dio Padre Onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli»; alle quali parole il popolo risponde: «Amen».
Né si dimentichino i cristiani di offrire col divin Capo Crocifisso se stessi e le loro preoccupazioni, dolori, angustie, miserie e necessità.
Né si dimentichino i cristiani di offrire col divin Capo Crocifisso se stessi e le loro preoccupazioni, dolori, angustie, miserie e necessità.
È necessario dunque, Venerabili Fratelli, che tutti i fedeli considerino loro principale dovere e somma dignità partecipare al Sacrificio Eucaristico non con un’assistenza passiva, negligente e distratta, ma con tale impegno e fervore da porsi in intimo contatto col Sommo Sacerdote, come dice l'Apostolo: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, offrendo con Lui e per Lui, santificandosi con Lui».
È ben vero che Gesù Cristo è sacerdote, ma non per se stesso, bensì per noi, presentando all'Eterno Padre i voti e i religiosi sensi di tutto il genere umano; Gesù è vittima, ma per noi, sostituendosi all'uomo peccatore; ora il detto dell'Apostolo: «abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» esige da tutti i cristiani di riprodurre in sé, per quanto è in potere dell'uomo, lo stesso stato d'animo che aveva il Divin Redentore quando faceva il Sacrificio di sé: l'umile sottomissione dello spirito, cioè, l'adorazione, l'onore, la lode e il ringraziamento alla somma Maestà di Dio; richiede, inoltre, di riprodurre in se stessi le condizioni della vittima: l'abnegazione di sé secondo i precetti del Vangelo, il volontario e spontaneo esercizio della penitenza, il dolore e l'espiazione dei propri peccati.
Esige, in una parola, la nostra mistica morte in Croce con Cristo, in modo da poter dire con San Paolo: «sono confitto con Cristo in Croce»".
Esige, in una parola, la nostra mistica morte in Croce con Cristo, in modo da poter dire con San Paolo: «sono confitto con Cristo in Croce»".
Potremmo dire che da questa nostra "partecipazione attiva", da questo nostro offrire noi stessi ed unirci all'offerta del Sacerdote, dipenderà poi anche la nostra capacità di portare frutto, nell'uscire fuori, nel tornare nel "mondo".
ITE MISSA EST: La Messa è finita, andate in pace.
Si, andiamo in pace, portiamo la pace!
La pace che viene dal saperci in comunione con Gesù, la pace che viene dall'essere rivitalizzati dal Sacrificio di Cristo che si rinnova per darci sempre nuova energia interiore per affrontare le sfide della vita quotidiana, i rapporti interpersonali, le sofferenze.
La pace che viene dal saperci in comunione con Gesù, la pace che viene dall'essere rivitalizzati dal Sacrificio di Cristo che si rinnova per darci sempre nuova energia interiore per affrontare le sfide della vita quotidiana, i rapporti interpersonali, le sofferenze.
Ma anche per consegnarGli le nostre gioie, facendone momenti non solo puramente materiali, ma soprattutto spirituali.
Si, andiamo, la Messa è finita, ma ricordiamoci che abbiamo un compito, una volta usciti dalla Chiesa: portare la pace che il Signore ci ha donato anche ai nostri fratelli, portare quel Gesù che abbiamo ricevuto nella Santa Eucaristia anche agli altri che incontreremo!
"Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"! (Mt 28,20)
"Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"! (Mt 28,20)
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