SORGI A GIUDICARE LA TERRA
Fiducia, non terrore
Il martedì della XXXIV settimana del Tempo ordinario proietta, attraverso la Liturgia della Parola, in un clima di aspettativa di eventi futuri: Il tempo è vicino, come dice Gesù nel Vangelo. E non a caso, perché siamo agli sgoccioli dell'anno liturgico e ci si prepara all'Avvento, tempo di attesa del Dio che viene.
Le immagini dei brani biblici di oggi colpiscono per la loro forte drammaticità: il giudizio nell'Apocalisse (Ap 14,14-19) e l'inizio del discorso apocalittico di Gesù, nel brano di Luca (Lc 21,5-11), delineano infatti uno scenario ricco di colpi di scena e, in un certo senso, inquietante.
Le immagini dei brani biblici di oggi colpiscono per la loro forte drammaticità: il giudizio nell'Apocalisse (Ap 14,14-19) e l'inizio del discorso apocalittico di Gesù, nel brano di Luca (Lc 21,5-11), delineano infatti uno scenario ricco di colpi di scena e, in un certo senso, inquietante.
L'Apocalisse sfrutta la metafora di una scena contadina, quella della mietitura, di per sé festosa, ma che qui assume toni concitati e solenni. C'è infatti un maestoso personaggio, simile a un Figlio d'uomo, che sta seduto su una nube, tiene una falce affilata in mano, e porta una corona d'oro sul capo; c'è un gran correre di angeli, che appaiono quasi come banditori medievali dalla voce potente e squillante, e annunciano l'ora della mietitura. Il sovrano misterioso e uno di essi lanciano la propria falce sulla terra. E già la falce, in questa rilettura simbolica della fine e del giudizio, diventa un potente detonatore dei sentimenti e delle inquietudini dell'animo, perché, artisticamente e popolarmente associata all'idea della morte, fa subito pensare a questo strappo repentino, dovuto alla lama affilata scagliata sul mondo per tranciare i grappoli, che una volta vendemmiati saranno rovesciati nel tino dell'ira di Dio.
Non è da meno il brano lucano, con la profezia sulla distruzione del tempio, e sulla fine che sarà preceduta da una serie di terribili eventi: guerre, rivoluzioni, terremoti, carestie e pestilenze.
La Scrittura non vuole presentare una visione edulcolorata del rapporto tra la vita e la morte, tra il come viviamo e il come saremo giudicati. Nessuno può scampare alla fine, nessuno può sfuggire al giudizio di Colui al quale è stato dato il potere di giudicare. Il messaggio, sinteticamente, è questo. Ma tra le due "visioni" così "tremendamente realistiche", il Salmo 95 si colloca come l'intermezzo sereno, che dà respiro all'insieme, orientando verso una rilettura equilibrata e finanche gioiosa del brano biblico che lo precede e di quello che lo segue.
Il Signore giudica i popoli con rettitudine, con giustizia; per questo c'è da esultare, perché dove Il Signore regna allora è stabile il mondo, non potrà vacillare.
Di una persona che "ha giudizio" ci si fida... è Dio "è" una persona di giudizio. Di Gesù possiamo fidarci a occhi chiusi. Farà bene ogni cosa. Ha fatto bene ogni cosa. Così, chi fa la volontà del Padre non deve aver paura della mietitura, ma anzi, esserne rallegrato, perché a quel punto i giusti avranno la loro ricompensa, la giustizia che sulla terra non ha sempre avuto la meglio sarà ristabilita. Anche l'ira di Dio, allora, in quest'ottica, perde il suo aspetto inizialmente terrificante, che rimanda a punizioni tremende. Chi opera secondo le Parole del Figlio, chi fa ciò che il Padre gli chiede, non ha nulla da temere. Viene in nostro soccorso, in un certo senso, anche l'arte, nella cosiddetta immagine del torchio mistico, metafora della Passione di Cristo. La Croce è la pressa e il Sangue è il vino. In Gesù, morto per amore, l'uva è già stata vendemmiata e pigiata. In lui è stata fatta giustizia per il peccato dell'uomo. Chi muore e risorge in Cristo non deve avere paura del giudizio divino, ma solo essere animato dal timore di Dio inteso come preoccupazione amorosa di fare ciò che a lui è gradito, di obbedire ai suoi comandi.
Se pure si tratta di una rappresentazione che forse non incontra subito con i gusti contemporanei, il significato di cui essa si fa tramite è ricco di bellezza e infonde speranza. Una speranza che deve sempre rimanere accesa nel cuore umano, come fiaccola, nell'attesa di Colui che viene!
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