BEATI NOI!
L'intimità con Gesù
«Mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Ma egli disse:
«Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
(Lc 11, 27-28)
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«Beato te!». È l'espressione con cui esprimiamo invidia o di ammirazione per quanto un altro sta vivendo, per una determinata situazione in cui si trova, per quella particolare cosa che possiede...
«Beato te!» perché quel che ti sta capitando non può che renderti felice, appagarti, farti sentire estremamente fortunato, in uno stato di beatitudine.
La donna che si rivolge a Gesù dice queste cose in riferimento a Maria, sua madre, beata per averlo portato nel grembo e per averlo allattato. Beata, cioè, per aver vissuto un'esperienza di assoluta e unica intimità con Cristo, quale è il rapporto "viscerale" tra una madre e un figlio. E Maria è beata perché Gesù è l'oggetto di questa sua "fortuna", lui che ha parole di sapienza che nessuno aveva mai pronunciato e gesti d'amore gratuito e potente che nessuno aveva mai compiuto.
La beatitudine rivolta a Maria è un complimento indiretto al Figlio, la manifestazione di uno stupore incontenibile dinanzi alle meraviglie che quest'uomo compie, alla bellezza interiore che è in lui, al fascino che emana dalla sua persona.
Beata è colei che lo ha tenuto dentro di sé per nove mesi; beata è colei che lo ha nutrito al suo seno. Beata è colei che lo ha cullato, abbracciato, custodito. Beata è colei che può dire "Gesù è mio" come nessun altro potrebbe fare.
Ma Gesù apre a tutti la porta di questa beatitudine: ascoltando la Parola e osservandola – ascoltando e seguendo lui che è la Parola incarnata – ogni uomo può essere beato. L'esperienza unica e irripetibile della maternità divina di Maria diventa accessibile a chiunque. «Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre» (Mt 15,20) dirà Gesù. E la volontà del Padre è questa: ascoltare il Figlio, seguirlo, amarlo.
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