RINNOVARSI PER IL REGNO
IL CAMBIAMENTO PER IL REGNO DI DIO
Il vino da versare in otri nuovi, il vestito da rinnovare e non da rattoppare (Lc 5, 36-39), il tralcio da potare (Gv 15, 1-8): Gesù parla più volte della necessità del cambiamento totale richiesto a chi vuole seguirlo. È l'esigenza del «convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1, 15), nella stessa logica di un'altra affermazione del Cristo: «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio» (Lc 9, 62).
Soprattutto Luca sottolinea l'illogicità di un comportamento contrario al cambiamento vero: «nessuno» versa il vino nuovo in otri vecchi, perché altrimenti si perdono entrambi; «nessuno» strappa un pezzo di stoffa da un vestito nuovo per rattopparne uno vecchio, perché altrimenti li si rovina entrambi. In tutte e due le immagini usate dal Maestro si esprime così il concetto di perdita a cui si va incontro se ci si avventura in un cambiamento solo parziale e, dunque, fittizio. Anche in Giovanni, laddove Gesù ricorre all'immagine della vite e dei tralci, emerge la stessa idea: un tralcio staccato dalla vite non può produrre niente, mentre un tralcio potato non solo porterà frutto, ma ne porterà ancora di più rispetto a prima.
La realtà del Regno di Dio non si può rattoppare su di noi come fosse un semplice rammendo, né possiamo pretendere di travasarla nel nostro vecchio io: limitarsi a questo non sarebbe cambiare veramente.
E questo accade perché il Regno di Dio è dinamico e vitale, e le stesse immagini scelte da Gesù sono cariche di tale dinamismo: il vino nuovo richiama alla mente la fermentazione, per cui esso farebbe scoppiare gli otri fatti di pelle animale, che hanno perso l'elasticità; il rattoppo preso da un vestito nuovo evoca invece lo strappo, lo sfilacciarsi della stoffa e poi lo stridore tra la stoffa nuova del rattoppo e quella vecchia del vestito da rammendare.
Lo stesso dinamismo è presente anche nell'immagine della vite e dei tralci, che suggerisce il ciclo di potatura/attesa/produzione dei frutti necessario affinché si ottenga il risultato sperato.
Rinnovarsi "costa"
Il Regno di Dio riguarda l'uomo nella sua interezza di anima e di corpo, di pensieri e sentimenti, di cuore e di mente. Ecco perché esso richiede un cambiamento integrale e non semplicemente un piccolo lifting al credente che vuole accogliere l'annuncio di Gesù per viverlo in pienezza, aderendovi totalmente. E il rinnovamento è sempre costoso: significa abbandonare i nostri vecchi modi di pensare, i nostri preconcetti; sforzarsi nel superamento di quei limiti che sembrano impedire alla Buona Novella di attecchire in noi. Tutto questo costa come costa dolore al tralcio il subire una potatura e fatica all'otre nuovo opporre resistenza al sobbollire del vino nuovo... e come costa buttare il vestito vecchio (che magari ci piace pure!) per tenere solo quello nuovo. Gesù stesso ne è consapevole, tanto da dire che «nessuno che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: "Il vecchio è gradevole!"»(Lc 5, 39).
Ma se vogliamo tuffarci nell'esperienza che il Regno di Dio è, se vogliamo vivere in esso e farlo vivere in noi, necessariamente dobbiamo cambiare. Se volessimo portarlo in noi tenendoci per quello che siamo sempre stati, o se volessimo semplicemente appiccicarcelo addosso in un punto specifico, come fosse solo un insieme di cose esteriori che non ci tangono nel di dentro o che ci chiedono di modificare solo una parte di noi, falliremmo nel nostro tentativo. La forza dirompente del Regno entrerebbe in contrasto con il nostro uomo vecchio. Potremmo allora sentirci a disagio, apparire strani agli occhi degli altri, come se vestissimo un abito che ci va stretto o uno straccio ricucito malamente, e potremmo anche scoppiare, cioè non reggere alla portata di novità che il Regno vuole realizzare nella nostra esistenza: a quel punto manderemmo tutto all'aria.
Essere cristiani significa invece accettare lo sforzo di fare di noi una cosa nuova, in vista di un bene più grande, che è Dio stesso. Se infatti impariamo a conoscere Cristo – parafrasando san Paolo nella Lettera agli Efesini – allora siamo anche istruiti da lui «ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli» (Ef 4, 22) e a rinnovarci «nello spirito della mente e a rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità» (Ef 4, 23-24).
Ascoltare la Parola, lasciarla entrare in noi, lasciare che essa ci trasformi. Questa è la potenza di Dio, che per mezzo del suo Verbo incarnato e con l'energia dello Spirito Santo è capace di fare di noi una meraviglia sempre nuova. A ciascuno di noi è chiesto solo l'impegno, la docilità, lo sforzo nel superarsi per mostrare, con sempre maggiore consapevolezza, anche agli altri, la straordinaria bellezza di creature che rendono visibile, in questo mondo, il Regno di Dio già in mezzo a noi.
Ascoltare la Parola, lasciarla entrare in noi, lasciare che essa ci trasformi. Questa è la potenza di Dio, che per mezzo del suo Verbo incarnato e con l'energia dello Spirito Santo è capace di fare di noi una meraviglia sempre nuova. A ciascuno di noi è chiesto solo l'impegno, la docilità, lo sforzo nel superarsi per mostrare, con sempre maggiore consapevolezza, anche agli altri, la straordinaria bellezza di creature che rendono visibile, in questo mondo, il Regno di Dio già in mezzo a noi.
Una meditazione stupenda, ben scritta, convincente.
RispondiEliminaGrazie.