giovedì 6 marzo 2014

PREGHIERA,DIGIUNO,ELEMOSINA: LA SCALA VERSO DIO - riflessioni quaresimali -


"Se qualcuno vuole venire dietro a me, 
                                    
 rinneghi se stesso,
    prenda la sua croce ogni giorno
e mi segua" 

(Lc 9,23)

Via Crucis - Giuseppe Allamprese, Pasquale Nava - Via della Conciliazione, 2011



E' strabiliante constatare - sempre ed ancora a partire dalla Parola di Dio - che la Volontà divina non vuole (pur potendo) forzare la volontà umana.
"Se qualcuno vuole"- dice Dio - e ciascuno lo potrebbe tradurre come un appello personale rivolto dal Creatore: "Se TU desideri seguire ME".
L'Amore Increato viene a mendicare l'amore della creatura.
Non alla maniera umana deviata, quella che cerca  di costringere i sentimenti altrui giungendo all'espressione violenta e ossessiva, quella che le cronache ci riportano come infanticidi, uxoricidi, stalking.
No, Dio non conosce queste strane misure frutto di una mentalità per la quale l'altro "deve" amare per forza colui che ama.
Lui ragiona nella maniera opposta: si mostra così com'è, un Dio innamorato per primo (cfr 1Gv 4,19), un Dio appassionato, fedele, capace di perdonare infinite volte, fino a rendere vera l'espressione tipica degli innamorati: "Darei la vita per te".
E Lui ha dato la vita per tutti: non una volta soltanto, ma prima creando la vita umana, quella di ogni singolo essere, poi redimendo l'uomo dal peccato e ogni volta che dall'infedeltà si passa alla Grazia nel Sacramento della Confessione e quando - ancora - verrà il Giudizio particolare e poi quello Universale...

Questo Dio folle d'amore per la creatura, con Gioele (è la prima lettura proclamata ieri, inizio di tempo quaresimale) dice ancora oggi: "Ritornate a me con tutto il cuore" (Gl 2,12) e lo fa con questo stile, con questa modalità di rispetto del libero arbitrio: "se qualcuno vuole"....

Le prime battute di questa quaresima ci riportano, come ogni anno, alle tre vie per ritornare al Signore:    
                       preghiera, 
                                              digiuno, 
                                                                elemosina.


Tre parole che...scritte così, un po' sfalsate, danno l'idea di una scala, quella che porta dritta dritta a Dio.
A volte, anche un banale esperimento di "grafica testuale" rende bene l'idea.
Nel versetto 23, del capitolo 9 di Luca (parte integrante del Vangelo di oggi), ci sono tre pericopi che paiono tracciare in sintesi ciascuna di queste tre diramazioni del cammino penitenziale.
Tutto racchiuso nel cerchio iniziale: "volere" e "stare dietro".

"Rinnegare se stessi": quale digiuno più gradito a Dio, quello dell'uomo che - faticosamente, asceticamente, quotidianamente - si impegni nel digiunare da ciò che in sè stesso alberga di male. 
Impegnarsi a vincere gli egoisimi, le impazienze, quelle mancanze di cura all'altro che il più delle volte non sono neanche frutto di ostinata cattiveria, ma di "frettolisità spirituale".
Nella prima lettura di oggi (Dt 30,15-20) Mosè parla al popolo e gli pone davanti "la vita e il bene, la morte e il male", intimandogli di scegliere il bene, di amare Dio, Signore di Israele.
Rinnegarsi quotidianamente è accettare la sfida: porsi dinanze alle alternative e optare per quel germe di bontà e di vita che è presente in ogni uomo, creatura uscita dal Bene, dal Vivente.

"Prendere la propria croce": se la sofferenza ha valore redentivo e se, come san Paolo afferma (Col 1,24) i patimenti umani completano nella carne della creatura ciò che manca ai patimenti di Cristo, ecco che la croce accettata con amore, accolta non come punizione, ma come strumento di espiazione dei peccati propri ed altrui, può divenire una forma di elemosina "spirituale" di valore incomparabile.
Allora, anche in questo caso, quando la sofferenza bussa c'è - da parte dell'uomo - un porsi davanti al bene e al male, alla vita o alla morte.
Scegliere il bene e la vita è comprendere che  dal dolore scaturisce la vita vera, che la sofferenza umana non è la sconfitta definitiva. Mai.

"Seguire Gesù": seguirLo veramente, non solo a parole, perché Cristo stesso ricorda che non basta proclamare solo con le labbra che Gesù è Signore, per entrare nel Regno dei Cieli, ma compiere la  Volontà del Padre, sull'esempio del Figlio ( cfr Mt 7,21; Gv 15,20)
Questo tipo di sequela è la forma di preghiera più elevata, più "completa": adorare, pregare non solo con le parole, ma anche con i fatti.
E' il connubio tra fede ed opere descritto da San Giacomo, quello in cui le opere "rendono viva" la fede e le permettono di operare a salvezza dell'uomo (cfr Gv 2,20;26).
Qui c'è il definitivo scontro tra bene e male, vita e morte che si svolge davanti all'uomo: optare per il bene totalmente è decidersi a seguire un Dio che non richiede una sola adorazione cultuale, nel "Santuario" di mura che custodisce la Divinità nella Santa Eucaristia, ma anche quel "toccare la carne di Cristo" - come ci esorta Papa Francesco - con ogni atto di amore concreto verso chi - di volta in volta nelle varie situazioni - si fa nostro prossimo.


Accogliamo l'invito del Papa, contenuto nelle parole pronunciate ieri sera, nell'omelia della Messa delle Ceneri:


"la Quaresima viene provvidenzialmente a risvegliarci, a scuoterci dal torpore, dal rischio di andare avanti per inerzia. 

L’esortazione che il Signore ci rivolge per mezzo del profeta Gioele è forte e chiara: «Ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). 

Perché dobbiamo ritornare a Dio? 
Perché qualcosa non va bene in noi, non va bene nella società, nella Chiesa e abbiamo bisogno di cambiare, di dare una svolta. 
E questo si chiama avere bisogno di convertirci! 

Ancora una volta la Quaresima viene a rivolgere il suo appello profetico, per ricordarci che è possibile realizzare qualcosa di nuovo in noi stessi e attorno a noi, semplicemente perché Dio è fedele, è sempre fedele, perché non può rinnegare se stesso, continua ad essere ricco di bontà e di misericordia, ed è sempre pronto a perdonare e ricominciare da capo.
 Con questa fiducia filiale, mettiamoci in cammino!"


BUON CAMMINO A TUTTI!

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