mercoledì 19 marzo 2014

SOLENNITA' DI SAN GIUSEPPE



In occasione della solennità di San Giuseppe, vi propongo un testo estratto da un commento al Vangelo del giorno di Mons. Joao Scognamiglio Cla Dias, Ep.
Il testo integrale lo trovate a questo link.
Auguro un sereno onomastico a quanti portano il nome di Giuseppe, estendendo poi gli auguri a tutti i papà!


 O Dio    onnipotente, 
che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione 
alla custodia premurosa di san Giuseppe, 
per sua intercessione concedi alla tua Chiesa 
di cooperare fedelmente 
al compimento dell'opera di salvezza.

AMEN

GRANDEZZA DI SAN GIUSEPPE ALLA LUCE DEL VANGELO

di Mons. Joao Scognamiglio Cla Dias

  In questi brevi versetti risulta chiaro quanto San Giuseppe è padre legale di Nostro Signore, poiché il santo Patriarca ha esercitato di fatto questo incarico, al punto che, nel Vangelo di San Luca, Maria menziona Giuseppe come padre di Gesù, trovandoLo nel Tempio: “Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo” (Lc 2, 48).
  Infatti, il matrimonio realizzato tra la Madonna e San Giuseppe è stato interamente valido, secondo la Legge. E come ogni matrimonio, essendo un contratto bilaterale, dipendeva dall’assenso di entrambi. 
È anche una verità ammessa da tutti i Padri e teologi che tanto Maria come Giuseppe erano vincolati a un voto di verginità. 
Certamente, Lei gli avrà comunicato questo proposito fatto e lui lo ha accettato, infatti anche lui avrà fatto lo stesso voto, per cui i due hanno concordato di mantenerlo all’interno del matrimonio. 
Pertanto, Lei è stata Vergine con la conoscenza e il consenso del suo sposo, che è rimasto legato per libera e spontanea volontà a questo impegno.
  Come sappiamo, secondo la Legge antica l’uomo diventava padrone della sua sposa, in modo che “la donna israelita costumava chiamare suo marito con i termini baʻal – ‘padrone’ e ‘adôn – ‘signore’, come facevano gli schiavi col loro padrone e il suddito col suo re”.
A partire dal momento in cui i due si sono uniti, San Giuseppe è diventato signore di Maria, di conseguenza, signore di tutto il frutto di Lei. San Francesco di Sales spiega questa situazione per mezzo di una bella allegoria: “Se una colomba [...] porta nel suo becco un dattero e lo lascia cadere in un giardino, non diremmo che la palma che verrà a nascere appartiene al proprietario del giardino? Ora, se questo è vero, chi potrà dubitare che lo Spirito Santo, avendo lasciato cadere questo divino dattero, come una divina colomba, nel giardino ben chiuso della Santissima Vergine (giardino sigillato e attorniato da tutti i lati dal recinto del santo voto di verginità e castità tutta immacolata), la quale apparteneva al glorioso San Giuseppe, come la donna o sposa appartiene allo sposo, chi dubiterà, dico, o chi potrà dire che questa divina palma, i cui frutti alimentano per l’immortalità, non appartenga al grande San Giuseppe?”.
  Per l’Incarnazione era indispensabile che la Madonna concepisse entro le apparenze di un matrimonio umano, al fine di non creare una situazione incomprensibile, che intralciasse
la missione del Messia. Dunque, la gestazione di Gesù nel seno di Maria Santissima aveva in
Giuseppe il sigillo della legalità, in modo da garantire che il Bambino venisse al mondo in condizioni di normalità familiare, al fine di operare la Redenzione dell’umanità.


Il “fiat” di San Giuseppe

  Questa prerogativa di San Giuseppe, della paternità legale del Bambino, brilla ancora con maggior fulgore quando constatiamo che, essendo suo il frutto di Maria, egli avrebbe potuto rifiutare l’invito dell’Angelo nel sogno, ma non lo ha fatto. 
In questo modo, parallelamente al “Fiat!” della Madonna in risposta a San Gabriele nel momento dell’Annunciazione, anche lui ha pronunciato un altro fiat sublime, accettando, con la fede, di essere padre adottivo di Nostro Signore Gesù Cristo.
  Una volta che lui ha acconsentito a mantenere lo stato di verginità e ha accettato il mistero della concezione del Bambino Gesù in Maria, San Giuseppe deve esser considerato, anche, padre verginale del Redentore poiché ha avuto un grande legame con l’Incarnazione, sebbene estrinseco. Egli è stato necessario affinché ci fosse l’unione ipostatica, ed è stata volontà di Dio che partecipasse anche a quest’ordine ipostatico, in forma estrinseca, morale e mediata.



Uno sposo all’altezza della Madonna

  Fatte queste considerazioni, ricordiamoci di un altro principio enunciato da San Tommaso d’Aquino: “Quelli che Dio sceglie per un compito speciale, li prepara e li dispone in modo che siano idonei alla loro missione”.
Infatti, da tutta l’eternità, San Giuseppe è stato nella mente di Dio con la vocazione di essere capo della Sacra Famiglia e per questo è stato creato. Come dice l’Orazione del Giorno della Santa Messa di questa Solennità, a lui sono state affidate “le primizie della Chiesa”.
E ha avuto sotto la sua custodia queste primizie, che sono state il Bambino Gesù e la Madonna. Dobbiamo concludere, allora, che San Giuseppe ha ricevuto grazie specifiche per essere all’altezza della sua missione di sposo e custode di Maria Santissima, e di padre legale e attribuito di Gesù Cristo, ossia, padre di Dio.



Modello di umiltà

  Tuttavia, che cosa traspare riguardo alla personalità di San Giuseppe nei Vangeli? Non consta che fosse loquace, chiassoso o troppo comunicativo. Al contrario, a somiglianza di Maria, Giuseppe si distingueva per la serietà, circospezione e modestia. Certamente seguiva una routine con ore fisse per tutte le sue mansioni e un’applicazione al lavoro notevole per la costanza.
  Ecco un esempio di quanto Dio ami queste virtù e scelga per le grandi missioni coloro che le praticano. 
Per convivere con Gesù e proteggere tutto l’ambiente nel quale Egli avrebbe abitato, al fine di realizzare la più alta opera di tutta la Storia della creazione, la Provvi denza ha preferito due persone, una donna e un uomo, che fossero raccolti, silenziosi e umili…

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