sabato 31 gennaio 2015

SOLENNITA' DI DON BOSCO - L'amicizia è come un "pergolato di rose"!



  SOLENNITA' DI SAN GIOVANNI BOSCO



O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,

che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,

sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre

e la salvezza dei prossimo;

aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;

insegnaci ad amare

 Gesù Sacramentato,

Maria Ausiliatrice

e il Papa;

e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 


Amen.



"Benedire Dio e ringraziarlo per tutti gli avvenimenti che predispone la Sua provvidenza è un'occupazione molto santa". 
(San Francesco di Sales, Trattato dell'amor di Dio, IX, 14)
Pensando a cosa scrivere su don Bosco nel giorno della sua festa, rimanendo sempre nel tema affrontato durante la novena - cioè l'amicizia spirituale con Luigi Comollo -, due cose mi sono venute alla mente: il sogno del "pergolato di rose" e l'amicizia di Giovanni con Gesù.
Parto dal sogno: in esso viene simbolicamente raffigurato l'agire pastorale di don Bosco con i giovani come un cammino sotto un pergolato di rose, che man mano che il santo avanza si fa sempre più fitto.
All'apparenza tutto è bello, chi vede il santo camminare sotto questo "manto" di fiori splendidi e profumati, dice: " Oh, come don Bosco cammina sempre sulle rose; egli procede tranquillamente; tutto gli va bene"! (Eugenio Pilla, I sogni di don Bosco, p. 92, 2004, Cantagalli), ma nessuno si avvede di quanto le rose abbiano spine che pungano, avviluppandosi, man mano che il pergolato si infittisce, attorno alla figura di don Bosco.
Le spine lacerano le vesti, pungono i piedi e li feriscono, procurano ferite sul capo.
La stessa cosa accade anche a quanti, seguendo l'invito del santo, si erano messi a seguirlo su quel percorso: chierici, preti, laici.
Pensando d'essere stato ingannati e trascinati su una via che non è "tutta rose e fiori" come l'avevano immaginata, molti di loro cominciano a protestare e abbandonano don Bosco.
"Egli si era rivolto indietro per dare uno sguardo a quanti lo seguivano, ma provava pena nel constatare che una parte di essi era già scomparsa e altri stavano per allontanarsi.
Per la speranza d'impedir loro di abbandonarlo, il sognatore era ritornato un po' sui propri passi per richiamare quanti erano in procinto di andarsene, ma essi non gli davano neppure ascolto.
Allora, deluso, il veggente aveva cominciato a lacrimare e a querelarsi, dicendo tra sé:
- Possibile che debba io solo percorrere tutto questo lungo viale così faticoso e irto di spine? -
Il Santo si era tuttavia consolato nel veder procedere dietro a sé uno stuolo di sacerdoti e di chierici, che si dichiaravano disposti a seguirlo.
Confortato dalle loro dichiarazioni, il Santo li precedeva per continuare il tragitto, ma soltanto alcuni si perdevano di animo e si arrestavano; la maggior parte di essi invece continuava a camminare per giungere con lui alla mèta.
Percorso, per tutta la sua lunghezza, il pergolato, il veggente si era trovato in vista di un amenissimo giardino, dove lo seguivano i suoi compagni di calvario, tutti dimagriti, scarmigliati e sanguinanti.
Allora si era alzato un fresco venticello, al soffio del quale, tutte le ferite si rimarginavano come d'incanto.
Al soffiar poi di una deliziosa brezza il veggente si era trovato, come per incanto, attorniato da una immensa moltitudine di giovani, chierici, laici coadiutori e anche di sacerdoti disposti a guidar quella gioventù allegra e serena.
Parecchi di essi erano noti, ma molti gli riuscivano sconosciuti".
Il sogno si conclude con l'arrivo dinanzi ad un maestoso edificio, di grande bellezza anche all'interno, più bello di tutte le regge del mondo e sul cui pavimento erano disposte bellissime e profumatissime rose senza spine.
A quel punto appare a don Bosco la Vergine Maria, che dando la spiegazione del pergolato di rose, assicura: - Con la carità e la mortificazione supererete tutto e giungerete alle rose senza spine - .
(Ibidem, pp.93-95)
Potremmo dire: "abbracciare" Gesù e quindi "seguirLo nella via che prospetta, accettare la Sua amicizia e vivere per essa è sostanzialmente questo camminare sotto un pergolato e su di un pavimento di rose con le spine.
L'amicizia stessa (anche con gli uomini!) presenta lo stesso aspetto: è abbracciare l'altro così com'è, con le imperfezioni correggibili e con quelle a volte incorreggibili; con le sofferenze compartecipate, con le separazioni inevitabili.
Giovanni Bosco e Luigi Comollo vissero tutto questo, la loro amicizia, inizialmente con qualche spina (le correzioni fraterne di Luigi a Giovanni), sembra poi attraversare la fase delle rose senza spine....ma si conclude con l'improvvisa e fulminea morte di Comollo, una spina tanto più dolorosa proprio perché inattesa e repentina.
E' bello guardare da una certa distanza due grandi amici: tutto appare bello, luminoso, trasparente. Non di rado c'è sempre chi invidia amicizie di questo genere.
Eppure, da lontano, le "spine" nascoste dalle rose non si vedono. Sembrano non esistere gli accomodamenti di carattere, la pazienza nel correggere e nell'attendere buoni risultati, il cedere ora l'uno ora l'altro su divergenze non importanti....e quelle piccole sofferenze che a volte possono scatenarsi anche tra grandi amici, dettate da incomprensioni di poco conto, dalle sensibilità delle psicologie, e via dicendo.
E' così anche nell'abbracciare Gesù, quel Gesù che è un Cristo Crocifisso.
A chi vede un santo nell'atteggiamento di abbracciare il Gesù sofferente, sul legno della Croce, tutto sembra bello. Pare quasi di vederlo "volare" per arrivare fino alla Croce.
Pensiamo però a quello che accade: si abbraccia un Uomo sfigurato dal Sangue, pieno di spine sul Capo.
Mettersi "guancia a guancia" con Lui, stringere le mani attorno alle Sue spalle significa ricoprirsi del Suo Sangue e farsi pungere dalle Sue spine.
Se accettiamo di essere amici così possiamo star certi che anche noi, con la "carità e la mortificazione" sapremo giungere a quel pavimento di rose senza spine che la Madonna promise a don Bosco.
D'altronde, se Gesù è stato coronato di spine e impororato dal Sangue è stato proprio per lo stesso motivo per cui anche noi siamo chiamati a camminare su un tappeto di rose pungenti: l'amicizia tra l'uomo e Dio.
Gesù Si è fatto Uomo e ci ha "abbracciati" con le nostre miserie, debolezze, con il nostro peccato...per purificarci. Così facendo Si è addossato le spine del nostro buio interiore, del nostro male esteriore. San Paolo dice che "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio" (2 Cor 5,21).
Imitare Cristo nel "Suo" modo di amare vuol dire fare come lui. Una delle letture di oggi (a scelta nel Proprio Salesiano) ce lo rammenta, laddove Paolo scrive ai  Filippesi di imitare ciò che lui stesso ha offerto come modello (cfr. Fil 4 4,9). 
Lo stesso Gesù ce lo ripete: "Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi". (Gv 13,15)

Don Bosco ha camminato attorniato dalle spine pungenti delle amicizie interrotte dalla morte (come quella con Comollo); di quelle a volte scosse - ma non spezzate! - dalle incomprensioni di chi non capiva la sua grande attività di "sognatore"; di quelle interrotte dagli abbandoni volontari per seguire strade più facili.... e la stessa sua amicizia con Gesù è stata un cammino su un pergolato di rose piene di spine. Quante fatiche per dare attuazione a quel sogno dei nove anni! Fino all'ultimo respiro, don Bosco fu caricato di enormi "pesi" che gravarono sulle sue spalle.
Ora, invece - e ne abbiamo anche la certezza, perché la Chiesa ce lo addita santo, nella gloria del Paradiso - finalmente le sue amicizie sono tutte rose profumate, belle e prive di spine.
L'abbraccio di don Bosco è adesso con il Signore Risorto, che conserva i segni della Passione nella Sua Carne, ma non ha più corone pungenti e neanche chiodi penetranti; 
 l'abbraccio di don Bosco è con la sua amatissima Vergine Ausiliatrice, che sempre gli ha fatto da Maestra e da Guida...ma per onorare la quale a volte Giovanni si è sentito dare del pazzo, perché parlava con certezza incrollabile di cose che Ella gli aveva mostrato, ma che non esistevano ancora in terra!;
l'abbraccio di don Bosco è con tutti i suoi amici che qui lo hanno seguito... qualcuno fino alla fine, altri  solo per un tratto....; 
l'abbraccio di don Bosco è con i suoi giovani, come Domenico Savio, la cui morte fu veramente una spina dolorosissima nel cuore di questo "padre, maestro ed amico" e come Michele Magone, il teppistello che avrebbe voluto fare il prete, se il Signore lo avesse conservato in vita!;
l'abbraccio di Giovanni Bosco è con Luigi Comollo, amico inseparabile dell'anima che in Cielo avrà certamente tenuto fede al patto di pregare l'uno per l'altro e avrà seguito passo passo il suo amico, chiedendo per lui a Gesù e Maria di aiutarlo, sostenerlo, correggerlo, nell'attesa di rincontrarlo per sempre, laddove "la carità non avrà mai fine" (1 Cor 13,8)!

Che da don Bosco possiamo imparare ad essere veramente amici di Gesù, lo Sposo dell'anima nella "buona e nella cattiva sorte", tra le rose e le spine di questa terra, e che amando Cristo impariamo ad amare anche i fratelli allo stesso modo, riconoscendo che nemmeno l'amicizia ci esenta dal dolore, ma ci rende capaci di "abbracciarlo" con gioia interiore, sapendo che poi arriverà anche la gioia piena, senza spine e senza termine.
 
BUONA FESTA A TUTTA LA FAMIGLIA SALESIANA E A TUTTI GLI AMICI DI DON BOSCO!

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