mercoledì 28 gennaio 2015

NOVENA A SAN GIOVANNI BOSCO - L'amicizia - settimo giorno


NOVENA A SAN GIOVANNI BOSCO
 

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 

Amen.


"San France­sco di Sales, studente universitario a Padova, assali­to da una tremenda prova interiore, si sentiva oppresso fino alla disperazione, ritenendosi ormai condannato da Dio all'inferno. 
Il pio giovane, che aveva già fatto anche il voto di castità, si stava consumando anche fisicamente, perché non riusciva ad avere più nessuna speranza. 
Un giorno, entrato in una chiesa andò a prostrarsi ai piedi dell'altare della Madonna e la supplicò, con la faccia per terra, che se doveva ritenersi riprovato da Dio per sempre, voleva almeno la grazia di amare Dio finché viveva sulla terra. 
Fra lagrime e singhiozzi, il giovane cominciò a recitare il Memorare di san Bernardo: «Ricordatevi, o piissima Vergine...». 
Ed ecco che, appena terminata la preghiera, in pochi attimi l'angoscia interiore si dile­gua, la pace ritorna nel suo spirito e il cuore si riem­pie di fiducia. 
La Madre e Regina è intervenuta e il nemico si è subito allontanato. 
La misericordia di Maria si estende sempre maternamente sui più biso­gnosi, e già uno dei grandi Santi Padri, san Giovanni Crisostomo, diceva a suo tempo che «la misericordia immensa di Maria, salva un gran numero di infelici che, secondo le leggi della divina giustizia, andrebbero dannati»".

(Padre S.Manelli, La devozione alla Madonna, Vita mariana alla scuola dei santi, Casa Mariana Editrice)


La devozione mariana di San Francesco di Sales è uno degli aspetti forse meno "popolari" per la maggior parte delle persone che si accostano a questo santo.
Spulciando però molte delle sue opere, magari quelle meno "commercialmente" note, si ritrovano particolari degni di nota, così come anche nella sua storia biografica emergono elementi di fondamentale importanza per comprendere il ruolo di Maria nella sua vita.
Se è vero che don Bosco attinse la sua forte componente mariana principalmente da altri santi (in primis Sant'Alfonso Maria de' Liguori), certamente non gli erano sfuggiti gli accenti di devozione presenti nella spiritualità del vescovo di Ginevra, e nemmeno questo episodio risalente agli anni giovanili.
Giovanni Bosco sarà apostolo infaticabile di Maria, e la additerà come Maestra, Aiuto, Soccorritrice potente.
Ai suoi giovani, anche attraverso le famose buonanotti a base di "sogni" salesiani, non faceva altro che raccomandare l'affidamento alla Vergine come a Colei che mette in fuga i demoni, perchè "Maria ci assicura che, se saremo suoi devoti, ci annovererà tra i suoi figli, ci coprirà col suo manto, ci colmerà di benedizioni in questo mondo per ottenerci poi il Paradiso". (Il Giovane Provveduto) 
Intensa era in lui la certezza che "solo in Cielo potremo, stupefatti, conoscere ciò che ha fatto Maria per noi, e le volte che ci ha scampati dall'inferno.
E la ringrazieremo per tutti i secoli eterni". (MB XII, 578) 

Negli anni di studio e nel primissimo tempo del Seminario, il giovane Giovanni Bosco condivise...e imparò qualcosa sulla devozione mariana proprio con il e dal suo amico Luigi Comollo.
Nella biografia di questo chierico morto intorno ai ventidue anni di età, don Bosco riporta che il suo amico si toglieva il cappello passando davanti a edicole e statue di Maria Santissima, che ne parlava con tenerezza e amore che traspariva anche dal volto, che digiunava in onore della Vergine, specie al sabato; ma è soprattutto il racconto degli ultimi giorni di vita di questo ragazzo a rivelarci particolari ancor più degni di nota, che lasciano intravedere una maggiore corrispondenza tra la pietà mariana dei due chierici.

Comollo era ormai stato colpito dalla malattia che lo fece passare da questo mondo all'altro.
Inizialmente prevalse in lui l'apprensione per il Giudizio (e, se leggiamo con attenzione la testimonianza riportata da don Bosco attraverso le parole del giovane, anche del distacco dal suo carissimo amico).
Per un po' di tempo rimase in questo stato di timore e ricorreva spesso sulle sue labbra l'espressione: "Debbo presentarmi al Giudizio". 
Don Bosco asserisce che gli vennero ripetute queste parole per ben quindici volte.
Accadde a quel punto qualcosa: facendosi più grave lo stato del malato, questi ottenne che l'amico (don Bosco) vegliasse con lui la notte del 30 marzo, precedente al giorno di Pasqua.
Don Bosco assistette ad un "dibattimento" durato circa tre ore, in cui il giovane Luigi aveva sempre sulle labbra la parola "Giudizio".
Alla fine, però, "ritornò in piena cognizione di se stesso.
Stette lunga pezza pensieroso, come occupato in seria riflessione, quindi deposta quell'aria di mestizia, e terrore che da più giorni dimostrava per Giudizi Divini, comparve tutto tranquillo, e placido, parlava, rideva, rispondeva a tutte le interrogazioni che gli venivano fatte".  ( (Don Bosco, cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo pp.53-54 in www.donboscosanto.eu)
Ovviamente gli venne chiesto da cosa dipendesse tale improvviso cambiamento. poi, ad uno solo dei presenti (possiamo ipotizzare si tratti di don Bosco), confidò:
"mentre era estremamente agitato pel timore del giudizio divino, parvemi in un istante essere stato trasportato in una profonda ed ampia valle, in cui lo squilibrio dell'aria, e le bufere del vento furioso toglievano ogni forza, e vigore a chiunque colàà capitava.
Nel centro di questa valle v'era un profondo abisso a guisa di fornace, onde uscivano fiamme avvampanti. A tal vista spaventato mi posi a gridare per timore di dovere in quella voragine precipitare.
Quindi mi voltai all'indietro per fuggire, ed ecco un'innumerevole turba di mostri di forma spaventevole, e diversa, che tentava urtarmi in quell'abisso...
Allora gridai più forte, e tutto confuso, senza sapere che fare, feci il segno della santa Croce, alla qual vista quei mostri volevano chinare il capo, ma non potevano, perciò si contorcevano scostandosi alquanto da me.
Tuttavia non potevo ancora fuggire, e liberarmi da quel malaugurato luogo; allorchè vidi una mano di forti guerrieri venire in mio soccorso". 
 (Don Bosco, cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo pp.54-55 in www.donboscosanto.eu)
Il racconto del "sogno-visione" prosegue: il giovane Comollo, liberato dai demoni, comincia a camminare in un'ampia valle, e raggiunge i piedi di un'alta montagna. 
Gli scaglioni della montagna sono occupati "da tanti serpenti, pronti a divorare chiunque".
L'abbattimento e la stanchezza fisica affliggono Luigi, che teme ancora una volta di non farcela.
Quand'ecco che "una donna che io giudico essere la comune nostra Madre, vestita nella più gran pompa, mi prese per  mano, fecemi rizzaare in piedi e dicendomi di andare con lei s'incamminava qual guida su per quella scala.
Come essa pose il piede sugli scaglioni tutti quei serpenti voltavano altrove la mortifera loro testa, né si volgevano verso di noi sinché non fummo alquanto da loro lontani.Giunti in cima a quella scala mi trovai in un deliziosissimo giardino, dove io vidi cose che non mi sono giammai immaginato che esistessero. Questo appagò talmente il mio cuore, e mi rese sì tranquillo, che ben lungi dal temere la morte, io la desidero che venga presto, affine di potermi unire col mio Signore".  
(Don Bosco, Cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo pp.56-57  in www.donboscosanto.eu)

Viene spontaneo pensare ad alcuni dei sogni di don Bosco....il sogno delle due colonne, quello dell'elefante e della zattera.
Anche don Bosco "vide" Maria mettere in fuga i demoni, e proteggere tutti dalle loro spire mortali. Nella preghiera più conosciuta a Maria Ausiliatrice - e composta dallo stesso santo - si legge che la Vergine è "potente, grande presidio della Chiesa, terribile come esercito schierato a battaglia" e che da sola ha "distrutto tutte le eresie del mondo". Per questo don Bosco ci invita a rivolgerci a lei, affinché "nelle angustie, nelle lotte, nelle necessità" ci difenda "dal nemico" e "nell'ora della morte" ci accolga "in Paradiso".
 
Fra le ultime parole di Comollo al suo amico, vi furono queste: "Siccome poi per tutto il tempo che militiamo in questo mondo di lacrime, non abbiamo patrocinio più possente diche quello di Maria Ss., devi perciò averle una special divozione. Oh! se gli uomini potessero essere persuasi qual contento arrechi in punto di morte essere stati divoti di Maria, tutti a gara cercherebbero nuovi mondi con cui offrirle speciali onori.
Sarà pur Lei, che col suo Figlio tra le braccia formerà la nostra difesa contro il nemico dell'anima nostra all'ora estrema; s'armi pur tutto contro di  noi l'inferno, con Maria in nostra difesa sarà nostra la vittoria. 
Guardati però bene dall'essere di quei tali, che per recitare a Maria qualche preghiera, per offrirle qualche mortificazione credono essere da lei protetti, mentre conducono una vita tutta libera e scostumata.
Sii tu sempre dei veri divoti di Maria coll'imitare le di lei virtù e proverai i dolci effetti di sua bontà ed amore".  (Don Bosco, cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo pp.62-63 in www.donboscosanto.eu)

 Possiamo affermare che don Bosco, già educato da mamma Margherita a dimostrare coi fatti la propria devozione a Maria, fece tesoro di questo "testamento" ricevuto dal suo amico Luigi Comollo.
Nelle sue parole troviamo, ancora una volta, qualcosa di squisitamente "salesiano", eco di un'esortazione rivolta dal vescovo di Ginevra alle monache visitandine:
"I mondani immaginano che la devozione alla Madonna consista nel portare il Rosario alla cintura e sono convinti che è sufficiente dirne una certa quantità senza fare altro.
Si sbagliano di molto: la nostra cara Signora vuole che si faccia quello comanda suo Figlio".
E don Bosco ci ha insegnato, con la sua infaticabile tempra di "sognatore" che è Gesù stesso a darcela come Maestra! "E' quasi impossibile andare a Gesù se non ci si va per mezzo di Maria"! (MB VII, 677)
  

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