lunedì 26 gennaio 2015

NOVENA A SAN GIOVANNI BOSCO - L'amicizia - quinto giorno

 
 NOVENA A SAN GIOVANNI BOSCO
 

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,
che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,
sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre
e la salvezza dei prossimo;
aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;
insegnaci ad amare
 Gesù Sacramentato,
Maria Ausiliatrice
e il Papa;
e implora da Dio per noi una buona,
affinché possiamo raggiungerti in Paradiso. 



Amen.




 
"Prendere una boccata d'aria, fare due passi, fermarsi in conversazioni gioviali e piacevoli, suonare il liuto o qualche altro strumento, fare della musica, andare a caccia, sono divertimenti così onesti che per usarne bene basta la prudenza comune a tutti, quella che assegna ad ogni cosa un posto, un luogo, un tempo e la misura".
(San Francesco di Sales, Filotea, cap. XXXI)


Nell'amicizia tra Giovanni Bosco e Luigi Comollo non mancarono episodi "divertenti", che dimostrano esattamente quanto scrisse san Francesco di Sales: l'essere umano ha bisogno anche di distensione e a volte....anche un pollo "inseguito" all'ora di pranzo, può diventare un caro ricordo degno di essere annotato, specialmente se si conclude con un pensiero che rimanda direttamente all'ordine "soprannaturale" delle cose.

Ecco come si svolsero i fatti, nella narrazione di don Bosco:

"Fui sempre amicissimo di Luigi Comollo, finché Dio lo conservò in vita. 
Nelle vacanze, molte volte andavo a casa sua, e lui veniva a casa mia.
Ci scrivevamo anche delle lettere.
Io vedevo in lui un vero ragazzo santo, e gli volevo bene perché in lui c'era una bontà rara.
Quando eravamo insieme lo aiutavo nello studio, e cercavo di imitarlo un poco.
Dopo il primo anno di teologia venne a passare una giornata con me.
Mio fratello e mia madre erano nei campi per la mietitura.
Mi fece leggere la predica che doveva tenere alla festa dell'Assunta, e la recitò davanti a me come se fosse davanti al pubblico della Chiesa.
Il tempo passava, a un tratto ci accorgemmo che era l'ora del pranzo.
Eravamo soli in casa, e non avevamo le idee molto chiare sul come si prepara un pasto.

- Io accendo il fuoco - disse Luigi. - Tu prepara la pentola. Poi qualcosa faremo cuocere.
- Mia madre mi ha detto di cucinare un pollo - dissi a mia volta. - Ci servirà da primo e da secondo.
Bisogna però andarlo a prendere nell'aia.

Dopo un po' di inseguimento, acciuffammo un falletto piuttosto giovane.
Ora si trattava di ammazzarlo.
Ma chi se la sentiva? Nè io né lui.
Giungemmo ad un compromesso: Luigi avrebbe appoggiato il collo del galletto su un tronco, e io col falcetto l'avrei troncato.
Menai il colpo, e tagliai netta la testa del pollo. Al vedere schizzare il sangue, però, ci spaventammo tutti e due. Ci turammo precipitosamente indietro.
Dopo qualche istante di tristezza, Luigi reagì:
- Siamo proprio due sciocchi. Il Signore ci ha dato gli animali della terra come nostro cibo. Perché allora tanta ripugnanza?

Coraggiosamente spennammo il pollo, lo facemmo cuocere e lo mangiammo".

 (San Giovanni Bosco, Memorie dell'Oratorio, pp.82-83, Elledicì, 1986)
 
 
Fino ad un certo punto, la storiella ha il sapore dell'aneddoto divertente, ma ci lascia intravedere la capacità relazionale dei due giovani, che si dipana anche attraverso le ordinarie (e simpatiche) vicende della vita: scambio di lettere, quindi comunicazione di pensieri e di avvenimenti; studio, confronto sul proprio lavoro.
L'episodio del pollo ci mostra il lato divertente di questa "ferialità" nell'amicizia, quella che porta due persone a condividere tutto, anche le attività semplicissime di un giorno qualunque; eppure ci porta anche a scoprire la chiave della vera amicizia, quel rapportare tutto a Dio solo, perché soltanto in Lui è possibile ordinare ogni cosa e darle il giusto peso e valore.
L'errore che spesso si può essere portati a commettere nelle amicizie spirituali può essere di passare dall'estremo della spiritualità a quello della materialità.
Sono invece necessarie entrambe le cose, perché la vita di ciascun essere umano è fatta anche di materialità, e la vita materiale ha un tessuto, una trama spirituale senza il cui innesto essa non potrebbe realmente avere senso.
Agli amici la capacità di trovare la giusta misura tra le due cose, ricordando, ancora una volta, le parole di San Francesco di Sales:
 
"Eccoti due massime, fondamentali colonne della vita cristiana; 
una è del Saggio: Chi teme Dio incontrerà una buona amicizia; 
l'altra è di S. Giacomo: L'amicizia di questo mondo è nemica di Dio".
 
(San Francesco di Sales, Filotea, cap. XXII)

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