"Questa parola fu rivolta dal Signore a Geremìa:
«Àlzati e scendi nella bottega del vasaio; là ti farò udire la mia parola».
Scesi nella bottega del vasaio, ed ecco, egli stava lavorando al tornio.
Ora, se si guastava il vaso che stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli riprovava di nuovo e ne faceva un altro, come ai suoi occhi pareva giusto. Allora mi fu rivolta la parola del Signore in questi termini:
«Forse non
potrei agire con voi, casa d’Israele, come questo vasaio?
Oracolo del
Signore.
Ecco, come l’argilla è nelle mani del vasaio,
così voi siete
nelle mie mani, casa d’Israele»".
La prima lettura di oggi (Ger 1,8-6) ci presenta Dio come un vasaio, che crea e ricrea i suoi vasi per renderli così come egli desidera.
Questa immagine ha il sapore ancestrale del racconto della creazione, quando Adamo prende vita proprio dal fango impastato da Dio e su cui Egli alita il Suo soffio di vita.
Rimanda poi anche alla creazione del "nuovo Adamo", che è Cristo, l'Uomo Dio, fatto di carne come noi, ma unito alla Persona Divina del Verbo.
Da un Adamo al nuovo Adamo la "carne" dell'uomo viene ricreata, perché allontanandosi da Dio, la creatura aveva distorto quel suo essere ad immagine e somiglianza della Divinità Una e Trina.
Ecco che l'umanità è veramente come argilla nelle mani del Creatore, che tiene in mano l'essere umano e lo riforma in Cristo, lo rinnova, lo salva, lo purifica.
L'etimologia del termine "argilla" rende con immediatezza questa idea di "purificazione" dell'uomo in Cristo: il termine greco ARGILLOS deriva da ARGOS o ARGES che significa BIANCO, SPLENDENTE.
Il nuovo Adamo ci dona la lucentezza dell'essere figli di Dio purificati dal peccato e destinati ad un "biancore" ancora più grande quando saremo finalmente in Cielo, glorificati anche noi nel Paradiso, per essere realmente e per sempre gloria e compiacimento di Dio.
Quello che accade al momento della Trasfigurazione ce ne da' un'idea: le vesti di Cristo, ci dice l'evangelista, divengono bianche come nessun lavandaio sulla terra saprebbe o potrebbe renderle.
Così saremo anche noi, di una luminosità inimmaginabile, quando raggiungeremo la gloria dei beati.
Dio Padre vuole dunque fare di noi dei vasi capaci di contenere la Sua Santità, il Suo Amore, il Suo splendore: noi possiamo brillare di luce riflessa, che si espande dal nostro tempio interiore, in cui abita lo Spirito Santo, in cui la Trinità viene a prendere dimora quando viviamo la vita di Grazia.
Accogliamo l'invito del nostro Creatore: lasciamo "ricreare", plasmare continuamente ad immagine e somiglianza dell'Uomo Gesù, che è il perfettissimo Uomo da cui possiamo imparare ad essere "santi ed immacolati nella carità" (Ef 1,4) e affidandoci a Maria Santissima, affinchè con perseveranza custodiamo il tesoro che portiamo in vasi di creta, segno che questa ricchezza non viene da noi, ma Dio (cfr 2 Cor 4,7).
Lui si fida di noi: ci affida un bene prezioso. Facciamolo fruttificare!
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