La fede, che prende coscienza dell'amore di Dio
rivelatosi nel cuore trafitto di Gesù sulla croce, suscita a sua volta l'amore.
Esso è la luce — in fondo l'unica — che rischiara sempre di nuovo un mondo buio
e ci dà il coraggio di vivere e di agire.
L'amore è possibile, e noi siamo in
grado di praticarlo perché creati ad immagine di Dio.
Vivere l'amore è in questo
modo far entrare la luce di Dio nel mondo".
(Benedetto XVI-Deus Caritas est, n.39)
La Liturgia della Parola di oggi è fortemente incentrata sul tema della "LUCE" che già da qualche settimana stiamo "ruminando": la seconda Domenica del Tempo Ordinario -anno A- ci ha infatti proposto il bel brano di Is 49, 3; 5-6, in cui compare la stessa parola chiave.
Per bocca del profeta avevamo sentito dire da Dio:
"È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d'Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra".
Quest'oggi siamo ancora accompagnati da Isaia, in questo cammino di approfondimento sul nostro essere "luce del mondo", come ci dice Gesù stesso, più avanti, nel Vangelo (Mt 5,14).
La prima lettura è come un "anticipo" di Nuovo Testamento: non il rigorismo delle sole prescrizioni cultuali della Legge, ma le opere di misericordia -quelle che poi Cristo Signore porrà al centro dell'attenzione- sono ciò che rendono l'uomo veramente "giusto" e ...luminoso agli occhi di Dio e dei fratelli.
"Allora la tua luce sorgerà come l’aurora
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio"
la tua tenebra sarà come il meriggio"
(Is 58 8;10)
Il versetto 10 è particolarmente interessante: ricollegato al prologo di Giovanni -dove Cristo è definito Luce per gli uomini, che tuttavia le tenebre non hanno accolto- ci dà una misura della benevolenza di Dio verso l'uomo e della "gloria" che attende i giusti.
Perché se la tenebra del giusto diventa come il meriggio -vale a dire come il pieno mezzogiorno, in cui il sole brilla nel punto più alto del cielo, illuminando ogni cosa- allora questo ci dice, in maniera inequivocabile, che il giusto diventa "tutto" luce, che nulla rimane in lui di impuro, di nascosto, di malizioso o perverso.
Il giusto diviene una ...trasparenza di Dio, un diamante di cristallo purissimo, capace di riflettere luce su tutti e tutto.
Non a caso il Salmo 111 rimarca questo stesso concetto, introdotto dal versetto responsoriale:
Il giusto risplende come luce
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti (Sal 111)
E' quello che, in sostanza, Gesù ci chiede di essere: luce per gli altri, riflesso della Bontà e della Giustizia di Dio, Fedeltà a Lui, Amore verso il prossimo.
"Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta
una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla
sotto il moggio,
ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa.
ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa.
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini,
perché vedano le vostre opere buone
e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli"
perché vedano le vostre opere buone
e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli"
(Mt 5, 14-16)
C'è una frase che si sente spesso uscire dalla bocca degli innamorati: "Tu sei la luce dei miei occhi".
E' una frase che potrebbe estendersi benissimo al rapporto fra genitori e figli, fra educatori ed educandi, fra amici, se intesa evangelicamente parlando.
L'altro diventa il riflesso luminoso dell'Altro;
nell'altro vediamo la Luce di Dio in opere, gesti e parole concrete;
nell'altro vediamo una sapienza, un consiglio, una direttiva per la mia vita capace di guidarmi nel mio cammino...
L'altro diviene allora colui che -per volontà stessa di Dio, di cui fa trasparire la Luminosità- ci illumina dal di dentro e dal di fuori:
dal di dentro: perché la luce dell'altro arricchisce anche il nostro animo;
dal di fuori: perché nei nostri occhi si riflette la sua luce e quella luce così, diventa per noi una "bussola" capace finanche di guidarci, come esempio di bene, come stimolo al bene, come sprone per la lotta contro le tenebre che sono in noi e fuori di noi.
Che bello, essere "illuminati" così dagli altri che sono "immagine e somiglianza" di Dio, di quel Dio che è "Luce vera" del mondo!
Non è allora un caso che l'etimologia della parola LUCE rimandi a molte parole che sono tutte una sintesi di queste riflessioni:
SPLENDORE, LAMPADA, LUCERNA, OCCHIO, RAGGIO, ALBA, LAMPO, LUNA VEDERE.
Maria Santissima, la vergine saggia che ha saputo tenere la sua lampada sempre accesa nell'attesa dello Sposo (cfr. Mt 25, 1-13), sappia illuminare i nostri occhi con la sua luce, che è riflesso purissimo di quella di Dio, e diventi per noi il raggio della "mistica luna" che orienti i nostri passi verso Cristo e faccia di noi altre lampade ardenti sul cammino dei fratelli e delle sorelle.
La Madre di Dio ci renda capaci di questo duplice compito: illuminare gli altri e uscire dall'egoismo che ci rende chiusi alla luce di quanti mi stanno accanto.
Innalziamo quest'oggi una preghiera di ringraziamento particolare a Dio, che ci ha "illuminati" nel giorno del nostro Battesimo, con la Luce della Vita Divina seminata in noi dalla Grazia; e ringraziamoLo anche per tutte quelle "persone luminose" che ci ha messo accanto fino ad ora e che ancora ci donerà fino al nostro ultimo respiro.
BUONA E SANTA DOMENICA A TUTTI!
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