lunedì 30 dicembre 2013

L'ANNUNCIO DI UNA GRANDE GIOIA....


Il Natale mi fa pensare molto ai misteri gaudiosi del S.Rosario, cinque "spezzoni" della vita di Gesù nei quali è possibile contemplare un tema che si sposa con il clima natalizio:

"Vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo"! (Lc 2,10)



I cinque misteri della gioia parlano di un annuncio che -come accade nella pericope del Vangelo lucano- apparentemente riguarda solo una o poche persone (nel caso di Luca, è a i pastori che viene data la buona notizia), ma che finisce con l'essere riferito a tutti noi, popolo di Dio.

Il filo logico che si può rintracciare tra i vari misteri è proprio quello dell' annuncio.
Il motivo della gioia sta, è contenuto nella novità di quanto viene detto, profetizzato, indicato.
Anche noi, oggi, possiamo cogliere la "bellezza" di questa "comunicazione" e provare a viverla nella vita di ogni giorno, nelle sue mille sfaccettature, nelle sue differenti circostanze...nelle sue ansie, aspettative e forse -paradossalmente e soprattutto- nei momenti di dolore.

Nel primo mistero è Gabriele a dare l'annuncio a Maria Santissima.
Maria diventerà Madre di Dio.
Forse ci siamo quasi assuefatti a questa grande novità che duemila anni fa irruppe nella storia dell'umanità.
Forse leggiamo con leggerezza il mistero di un Dio che sceglie una maniera sorprendente, inusuale, UNICA, per entrare nella vita di una Sua creatura, per farne ...un Santuario, un Tabernarcolo, un Tempio vivente di Sè Stesso.
Se riscoprissimo lo "stupore" nell'addentrarci in questo mistero di intimità fra Dio e la Vergine, potremmo trovare qualcosa di nuovo anche per le nostre realtà.

Dio viene a visitarci, chiede di essere un Dio non esterno a noi, ma IN NOI.
Un Dio che prende Corpo, Carne in noi ogni volta che Lo riceviamo nella Santa Comunione.
Un Dio che ci è "Padre per sempre" (Is 9,5) a partire dal Santo Battesimo in cui diveniamo Suoi figli; un Dio che abita perennemente in noi, che siamo "Tempio dello Spirito Santo" (1 Cor 6,19).
Stupirci come Maria all'Annuncio dell'Angelo è ritrovare la gioia di essere cristiani ogni giorno, di vivere l'esperienza dell'inabitazione trinitaria momento per momento. Stupirci è realizzare concretamente la consapevolezza di un Dio che VIVE IN NOI SEMPRE.


Il secondo mistero della gioia ci porta a fare un salto in avanti: Maria condivide con Elisabetta la gioia del Dio in Lei.
Fede è condivisione.
Ma qui c'è qualcosa che mi spinge a ragionare con la mentalità che Gesù stesso snocciola nel Vangelo, quasi come un...ammonimento:
"Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le  calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi"
(Mt 7,6)
Dio viene nel mondo per tutti, ma Maria si confida per prima -in un modo quasi "empatico"- con una sola persona.
Con una donna che ha vissuto anche lei -sulla propria pelle, nella propria carne- l'esperienza di un Signore che compie miracoli, che realizza l'impossibile.
Qui, lo stupore della Vergine è quello sfogo di amicizia con chi può comprendere quasi "pienamente", con chi è sulla sua stessa lunghezza d'onda.
E questo mi pare un bellissimo mistero che aiuta a riflettere sull'importanza e la straordinarietà delle amicizie spirituali!



Giunti al terzo mistero l'annuncio diventa "globale"... in mondovisione!
Eppure, a ben vedere, i pastori non sentono una parola né da Maria, né da Giuseppe. 
Loro non dicono nulla sui grandi misteri del concepimento e della -nascita di Gesù.
Sono gli angeli che parlano loro...che li mettono in guardia: davanti ai loro occhi c'è ben più che un bambino!
Gioire per il Dio che viene nella nostra vita è "partorirlo" nella vita di altri...ma senza forzare la mano, senza eccedere, senza esagerare.
A ciascuno dare secondo la capacità di ricevere.
Con gioia, sempre!
L'importante è che arrivi il nucleo del messaggio: "Oggi  è nato per voi il Salvatore, che è Cristo Signore". (Lc 2,11)



Il quarto mistero mi porta davanti...ad una grande responsabilità: Maria e Giuseppe conducono il Bambino al Tempio, davanti a Simeone.
Lo presentano loro, in quanto genitori, lo offrono...
Ogni battezzato è sacerdote, rivestito di un sacerdozio comune, regale e profetico.
A volte è anche compito del fedele laico essere una "luce" che possa accompagnare anche chi ha una dignità superiore alla sua.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica rammenta che il sacerdozio ordinato e quello comune sono "ordinati l'uno all'altro" (CCC 1547) e allora posso dire: il mio sacerdozio comune mi ricorda che posso essere una scintilla di "freschezza" nel mio annuncio, nella mia testimonianza in un cammino che si intreccia con quello dei presbiteri, in uno scambio e in una collaborazione fruttuosa ad ogni livello.


Infine, l'ultimo mistero ci presenta la scena di un Gesù smarrito e ritrovato fra i Dottori della Legge.
Non mi soffermo su Maria e Giuseppe, perché seguendo il filone logico della "gioia nell'annuncio" mi preme maggiormente concentrarmi su quello che il dodicenne Gesù fa nel Tempio.
Il giovane Signore parla con i "sapienti" della religione ebrea. I Dotti, i conoscitori, gli...intoccabili. Quelli che hanno sempre ragione!
Il coraggio di Cristo è quello di chi sa che l'annuncio è gioioso perché supera i vecchi schemi.
Va oltre, li porta a compimento.
Il coraggio del credente è di non temere le posizioni arroccate....
Anche noi, oggi, a volte abbiamo a che fare con chi si crede sapiente, ma rimane ancorato ad una visione o eccessivamente bigotta della religione, o troppo avanguardista.
La gioia della buona novella non ci tolga la capacità di andare controcorrente, di affrontare tutti senza timori reverenziali sbagliati.
La Verità esige VERITA'!



Solo così potremo far nostra la gioia di Maria, dell'Angelo, di Giuseppe, dei Pastori.
La stessa gioia di Gesù, gioia di un Dio che prende carne umana per darci...la Sua divinita'. 

"Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena".
 

 (Gv 15,11)







Tu vivrai in intimità con Dio, sarai erede insieme con Cristo, non più schiavo dei desideri, delle passioni, nemmeno della sofferenza e dei mali fisici, perché sarai diventato dio. 

Infatti le sofferenze che hai dovuto sopportare per il fatto di essere uomo, Dio te le dava perché eri uomo. 

Però Dio ha promesso anche di concederti le sue stesse prerogative una volta che fossi stato divinizzato e reso immortale".

(Sant'Ippolito -La confutazione di tutte le eresie- dall' odierno Ufficio delle Letture)

martedì 24 dicembre 2013

JESHUA: DIO SALVA! Riflessioni biblico-etimologiche su Colui che viene.


JESHUA: DIO SALVA!
E' il Nome di Colui che accoglieremo stanotte, il "Programma" di un Dio che Si fa Carne Umana nel mondo, per venirci incontro.


Dio salva.
Il "nome", che biblicamente indica la "missione" di chi lo riceve, diventa realmente il "ruolo", l'essenza, il "tutto" di Cristo Signore, Verbo Incarnato.
Un nome, un programma, un compito che non sono isolati nell'infinito mondo dell'Altissimo, ma che si legano a doppio filo con la creatura umana, di cui Egli stesso assume la carne.

Salvare, etimologicamente, rimanda infatti a "integro, indiviso, migliore, buono, felice".

La pienezza dell'origine etimologica del termine è, come spesso si scopre andando alla radice delle parole, di una ricchezza sconvolgente, che apre scenari a molte riflessioni, di carattere biblico, antropologico, mistico.

Dio salva.
Dio salva l'uomo.
Viene a fare "comunione" con lui, con l'umanità intera.
Ne assume la Carne per diventare -Sposo con Sposa- una Carne sola.
E' quello che il Sacerdote chiede a nome di tutta l'assemblea, nella Preghiera Eucaristica:
"Ti preghiamo umilmente:
per la comunione al corpo e al sangue di Cristo
lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo".

L'essere un "corpo solo", l'essere "integri, indivisi" rimanda all'inizio della storia dell'umanità. alla Creazione, laddove la Genesi ci parla di uomo e donna creati ad immagine e somiglianza di Dio.
Il simile richiama il simile, l'immagine evoca l'immagine, le due facce della stessa medaglia si integrano, si completano, si unificano per dare espressione al tutto.

Il concetto di "salvare" rinvia dunque al "mettersi in luce" l'un l'altro.
Dio mette in luce nell'uomo quanto di buono c'è nella Sua Creatura.
La creatura, dal canto suo, evidenzia e mostra al mondo quanto di Bello e Buono c'è nel Creatore.
Dio "tira fuori" dall'essere umano gesti di tenerezza, sentimenti di compassione, spirito di preghiera che sono un segno di quell'Infinita Carità che Egli Stesso E'.
L'uomo, attraverso questi segni, gesti, parole, diventa quanto il Lui gli chiede: "luce del mondo e sale della terra".

Come in un gioco di specchi, la "differenza" con l'Altro ci integra.
Colui che è "il totalmente Altro", attraverso ispirazioni, "correzioni", ed il tocco della Grazia, mette in risalto o fa scaturire nell'essere umano la sua parte migliore.
Dio stesso -paradossalmente- VUOLE essere "integrato" dall'uomo.
Penso a San Paolo che scrive:"completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa".  (Col 1,24)

E' il concetto di salvare che spesso interpretiamo in modo riduttivo: Dio non ci salva solo nel senso che redime l'uomo dal peccato.
Dio salva anche in questo senso etimologico: integra, completa l'essere umano.
Lo rende migliore. Lo rende buono.

Qui si innesca allora l'altro significato della parola: Dio rende felice la Sua creatura.

Egli stesso ce lo dice nel Vangelo:

"Rimanete nel mio amore. 
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena". (Gv 15,9-11)

Dio viene, Dio salva.
Dio ci "integra" affinché, ricolmi di Lui, portiamo il Suo Amore agli altri ed in questa pienezza d'Amore possiamo ottenere la GIOIA PIENA.

Auguri per un Santo Natale colmo della felicità che solo Dio può dare, dell'abbraccio di un Signore che ci avvolge con mani di Bimbo, mani pure, sante, che mendicano il nostro affetto.

Non distogliamo mai lo sguardo da un Signore così buono che, pur essendo "autosufficiente" ha spezzato le leggi della logica matematica e ha deciso di crearci per essere interdipendenti dal Suo Infinito Amore!
La Vergine Maria, la Creatura maggiormente coinvolta in questo legame col Dio Salvatore, ci aiuti in questo Tempo di Natale che comincerà fra poche ore.
Lei sia la nostra guida per comprendere il Fascino di un Dio che ci chiede di farci una cosa sola con Lui!

BUON NATALE A VOI TUTTI, con un ricordo sincero nella preghiera! 

venerdì 20 dicembre 2013

MATER DEI, SPECULUM DEI....prepararsi al Natale sull'esempio di Maria, la Madre


Pensando al mistero del S.Natale mi piace portare l'accento non solo sul dono di un Dio che Si fa Carne per l'uomo, ma anche su quello di una Donna che si lascia completamente "plasmare" da quel Dio che viene concepito, cresce e nasce in e da lei!




Maria Santissima e Gesù sono come degli "specchi", l'uno dell'altra.
Lo specchio non riflette l'immagine in modo "uguale", ma inversa, speculare...appunto.

Tradotto in termini spirituali, mi piace dire che l'umanità di Maria "esalta" la divinità di Gesù: in Lui che prende Carne da Lei, possiamo vedere quanto Dio ci abbia amati facendoSi come noi, "scendendo" al nostro livello....

La Divinità di Gesù "esalta" l'umanità di Maria: in Lei vediamo quanto l'essere umano, toccato dalla Grazia, possa veramente amare in un modo "quasi" divino.
Maria, infatti, da creatura che è e rimane, viene resa "onnipotente" per Grazia.

Inizialmente si potrebbe allora sintetizzare: Mater Dei, speculum Cordis Filii.
Madre di Dio, specchio del Cuore del Figlio.

Nella sofferenza e nella gioia del cuore della Madre, c'è ogni gioia e ogni sofferenza di quello del Figlio.
La felicità e la sofferenza di Cristo che ama e soffre per ciascuno di noi (portando su di Sè i nostri peccati), passano attraverso il Cuore di Maria: Lei ama e soffre per Lui che è "carico" delle pene di tutto il genere umano.

Qui, però, la preghiera mariana per eccellenza, il Santo Rosario, mi spinge ad andare oltre.
Il terzo mistero luminoso mi parla dell'Annuncio del Regno di Dio.
Quel Regno che è Gesù stesso, il Bambino che nasce a Natale.
Ed è proprio il Maestro, nel Santo Vangelo, a dirci: "chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre" (Mt 15,20)

Natale è accogliere il dono di un Dio che ci invita a farci "Madre", cioè ad imitare il Cuore premuroso, aperto alla volontà dell'Altissimo, capace di soffrire e condividere con Gesù i dolori della Passione, di chinarsi sui bisogni degli altri, come a Cana, di "meditare e conservare" tutte le cose che si dicevano del Figlio.


Prepararsi al Santo Natale è prepararsi ad accogliere Colui che viene imitando Maria che è Madre, facendoci noi stessi "Madre" di Gesù che viene.
Sull'esempio di Maria, Mater Dei, speculum Dei.
Le litanie lauretanee ci vengono in soccorso, laddove ci descrivono la Madre del Signore come "specchio della Santità Divina" e "sede della Sapienza".
Unificando questi due appellativi mariani, oso dire che Maria è specchio della Sapienza:

  • della Sapienza Creatrice del Padre, che l'ha creata e voluta Madre del Suo Figlio Unigenito;
  • della Sapienza dello Spirito Santo che l'ha resa capace di "comprendere", meditare, vivere la Parola di Dio, lei che è Sposa dello Spirito stesso e ne condivide i doni, quasi in "comunione di beni";
  • della Sapienza Incarnata che è il Figlio, assieme al quale ha patito per l'umanità intera.


Il Signore ci ottenga, per intercessione della Vergine, di essere anche noi animati di questo amore materno, di imitare questa sua capacità di "generare" in altri Gesù, attraverso la condivisione, la trasmissione della Fede;
di coltivare l'amore e la meditazione alla Parola, accogliendola "nel cuore";
di offrire e soffrire in unione ai meriti di Cristo.

E buon proseguimento d'Avvento....



Elogio della sapienza


(Sap 7, 22- 30)


In essa c'è uno spirito intelligente, santo,
unico, molteplice, sottile,
mobile, penetrante, senza macchia,
terso, inoffensivo, amante del bene, acuto,
libero, benefico, amico dell'uomo,
stabile, sicuro, senz'affanni,
onnipotente, onniveggente
e che pervade tutti gli spiriti
intelligenti, puri, sottilissimi.

La sapienza è il più agile di tutti i moti;
per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa.

E' un'emanazione della potenza di Dio,
un effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente,
per questo nulla di contaminato in essa s'infiltra.

E' un riflesso della luce perenne,
uno specchio senza macchia dell'attività di Dio
e un'immagine della sua bontà.

Sebbene unica, essa può tutto;
pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova
e attraverso le età entrando nelle anime sante,
forma amici di Dio e profeti.

Nulla infatti Dio ama se non chi vive con la sapienza.
Essa in realtà è più bella del sole
e supera ogni costellazione di astri;
paragonata alla luce, risulta superiore;
a questa, infatti, succede la notte,
ma contro la sapienza la malvagità non può prevalere.



mercoledì 18 dicembre 2013

E DELL'ANTIPATIA, CHE CE NE FACCIAMO?


Quando penso all'antipatia, la mia mente se ne va immediatamente a zonzo per i binari dell'etimologia della parola: anti-pathos.
Opposto alla passione, contrario all'affezione verso qualcuno.
Una forza...repulsiva.

Come a dire: nei confronti dell'antipatico, non scatta in noi il feeling, la sintonia, non c'è intesa!

Tralasciamo i casi di antipatie inspiegabili, a volte infondate, o di quelle che scattano per questioni di "gelosia", fermiamoci un attimo su quella che in noi si desta perché siamo catturati solo da un "difetto" dell'altro, da qualcosa che ci infastidisce al punto da renderci quella persona un po' difficile da "digerire".

Parto da un presupposto: l'antipatia può -e spesso è- un sentimento innato nell'uomo, va e viene, può essere passeggero o duraturo...e allora tutto sta nel modo in cui lo si "gestisce".

Se l'antipatia diventa un ostacolo tale da portarci a sviare da una persona tenendola sempre a distanza, credo che allora il problema sia ...in noi.

L'essere persone di fede non ci indica -come strada risolutiva- la fuga da quelli che ci stanno poco simpatici.
Il Signore Si è fatto vicino a tutti, più santi e meno santi, più affabili e meno affabili, più umili e meno umili...la Sua esistenza terrena sarà stata costellata da incontri con l'antipatico di turno: il presuntuoso, il saccente, il logorroico, il maleducato....
Eppure non si legge, in tal proposito, di nessuna "fuga" del Maestro da queste persone poco piacevoli...
In fin dei conti, ritroviamo spesso il Signore a casa di pubblicani e farisei; in mezzo ai dottori del Tempio; tra malati guariti che si rendono insensibili al dono ricevuto.

L'esempio che per noi ne deriva è che dall'antipatico non si scappa.
All'antipatico...si va incontro e dall'antipatico si impara.
SI', SI IMPARA!

L'antipatia, per un cristiano, è un campo di battaglia, su due fronti:
1) consente di vincere la personale inclinazione a "scartare" colui che consideriamo "imperfetto";
2)ci stimola a trovare anche nel meno simpatico un punto di bene, un lato positivo, qualcosa da imitare....

Aggiungerei anche un terzo elemento:
3) ci consente di fare un'autocritica, di valutare anche noi stessi alla luce del motivo di quell'antipatia.
Possiedo anche io un lato del carattere che mi possa ricordare ciò che mi sta antipatico nell'altro?
Potrei ritrovarmi in situazioni in cui voglio evitare di comportarmi come fa quella persona un po' poco simpatica?

Ecco, anche da una situazione negativa può venir fuori un elemento positivo.
L'antipatico, l'anti-pathos, l'anti-passione, l'anti-feeling può essere per me un motivo di crescita.
L'anti-pathos mi insegna a "scartare" non l'antipatico in sé, ma quello che mi rende poco appassionante la sua presenza.
"Tolgo" il difetto che vedo in lui/lei, cerco di minimizzare il difetto, di considerare tutte le attenuanti possibili, di correggere quel lato negativo (con l'esempio contrario, con una buona parola, con la mia vicinanza!) e provo a valorizzare il buono che anche nell'antipatico esiste!

Papa Francesco, nell'esortazione Evangelii Gaudium, ci indica la strada della preghiera come "strumento" di evangelizzazione nei confronti di chi fatichiamo ad amare istintivamente:

"Tutti abbiamo simpatie ed antipatie, e forse proprio in questo momento siamo arrabbiati con qualcuno. Diciamo almeno al Signore: “Signore, sono arrabbiato con questo, con quella. Ti prego per lui e per lei”. Pregare per la persona con cui siamo irritati è un bel passo verso l’amore, ed è un atto di evangelizzazione. Facciamolo oggi! Non lasciamoci rubare l’ideale dell’amore fraterno"! (E.G. 101)


Sulla scorta di queste parole, rammentiamo anche il Santo Vangelo:
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 
Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 
E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste".
(Mt 5,43-48)

Il Signore ci aiuti, in questi giorni che ci preparano al S.Natale, ad assumere in noi il Suo esempio: quello di un Dio che è venuto incontro a tutti, senza "selezione" di persone!

giovedì 12 dicembre 2013

"NON TEMERE"..... riflessioni sulla Parola di oggi



Quest'oggi la Liturgia (sia della Parola che delle ore) ci propone -quasi in sordina, da scoprire tra le righe- il tema dell'amore immenso di Dio per il Suo popolo e per ciascuno di noi.

Isaia, nell'Ufficio delle Letture (Is 26, 7-21) sottolinea il concetto della "gelosia" di Dio verso Israele, popolo prescelto nel qualche possiamo identificarci, sentendoci amati da Lui con questo sentimento stupendo, intenso, senza pari.

E' lo stesso argomento che ritroviamo anche nella prima Lettura della Santa Messa (Is 41, 13-20): come accade da vari giorni, per bocca del profeta, l'Altissimo ci dice di "non temere".

L'immensità di Dio non deve spaventare l'uomo, Egli è Tutto e noi niente, ma proprio in e con questo Suo Tutto ci ama, di amore infinito.

Mi appaiono come una poesia le parole "Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva di Israele", perché questa frase è come incorniciata tra queste due espressioni divine: "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti tengo per la destra" e "io vengo in tuo aiuto" .

La sublimità dell'essere amati da Dio è proprio in questa consapevolezza di essere "vermiciattoli, larva": un niente in confronto all'Altissimo, eppure desiderati ardentemente da Lui, tanto da sentirsi rassicurati di un aiuto che mai ci verrà a mancare.
L'uomo -insignificante in sé stesso- è amato di amore infinito dall'Infinito stesso.

Dio ci tiene per mano, Dio ci soccorre e, come altrove Isaia afferma: NOI APPARTENIAMO A LUI. 
"Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe,
che ti ha plasmato, o Israele:
Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni".

(Is 41,3)

Sentirsi chiamati da Dio per quello che siamo (vermiciattoli, larve) non è essere "sminuiti": Dio sottolinea che la pochezza dell'essere umano non è impedimento alla sua donazione totale.
E' bello evidenziare come l'etimologia della parola "verme" sia quasi un invito a rispondere a questo amore:
verme rimanda, nella sua origine etimologica, a "correre, muoversi innanzi, procedere, camminare, incedere".

E', insomma, un termine di "movimento", quasi a dirci che all'amore di Dio occorre rispondere AMANDO a nostra volta, dirigendoci verso di Lui, avanzando verso la Meta.

Il Signore ci renda capaci di procedere, in questo cammino di avvento, con sempre maggiore speditezza incontro al Bimbo che viene, poggiando con sicurezza i nostri passi, sulla certezza del Suo Amore fedele.

lunedì 9 dicembre 2013

UOMO SFRATTATO CHIEDE IL DIVORZIO E MINACCIA IL SUICIDIO. (moderna versione della Genesi)


In un angolo dello splendido Eden, più conosciuto come Paradiso terrestre, si è consumato un dramma umano di portata epocale.

Michelangelo, La cacciata dal Paradiso terrestre. Roma, Cappella Sistina

Adamo, il primo uomo della storia, collocato in uno splendido giardino, dotato di poteri pressocché illimitati su animali e vegetazione e affiancato da una moglie splendida,  è stato "sfrattato" di casa, per aver trasgredito al divieto di mangiare il frutto di un albero. 
L'uomo, infatti, ha violato la "proprietà privata" su istigazione della sua compagna, Eva.
Dopo aver incolpato la moglie, rea di averlo circuito nella degustazione del frutto proibito, l'uomo ha inveito anche contro il Padrone di Casa.

"La donna che tu mi hai messo accanto". (Gn 3,12)

Quella che appariva come una grande storia d'amore ("Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta" Gn 2,23) sembra essersi improvvisamente tramutata in una delle tante relazioni finite male.

Adamo, allora, per prima cosa ha chiesto il divorzio alla moglie Eva, poi si è rivolto all'autorità religiosa per essere"sbattezzato" e, dulcis in fundo, ha minacciato il suicidio, balzando così agli onori della cronaca locale e mondiale.

Non sto scherzando: se quello che ci narra la Genesi al capitolo 3 fosse capitato ad un "cattolico medio" di oggi, come sarebbe andata a finire?
Così come ci narra la Parola di Dio (Adamo conduce una vita di penitenza e lavoro fino a santificarsi, secondo quando attestano la tradizione dei Padri della Chiesa e la liturgia orientale) o come tante "brutte storie" della cronaca contemporanea?

A prima vista siamo davanti ad un uomo che finge di avere una qualche corresponsabilità nel "malfatto" e scarica tutta la colpa sulla donna che lo ha istigato e su Dio che gliel'ha messa accanto.
Fino a qualche istante prima Eva era la "contemplata", l' "aiuto" finalmente "simile" da cui mai si sarebbe potuto separare e si può bene immaginare che di questo "aiuto", l'uomo avesse reso grazie al Creatore; adesso Adamo rinnega invece totalmente sia l'Uno che l'altra.
In una sola frase, nega il buono che aveva ricevuto dal Creatore e dalla donna.

Andando però un po' più a fondo, senza bisogno di pensare alla conclusione della storia, ma già fermandosi sul "presente" della narrazione, si scopre che Adamo, in fin dei conti, non abiura definitivamente al proprio Credo e non abbandona la propria donna.

E' un dato di fatto che, almeno inizialmente, cerchi di addossare la colpa su altri (la donna è stata cattiva, Dio ha scelto per lui la creatura sbagliata), ma non rigetta né l'Uno né l'altra.

Adamo è un po' come noi: quando qualcosa va storto nella nostra vita ci capita di pensare che Dio non ci abbia del tutto aiutato e pecchiamo di sfiducia, pur non rinnegando completamente la fede; ce la prendiamo con gli amici e i familiari, ritenendoci incompresi o poco sostenuti...
insomma, l'essere umano, il più delle volte, ragiona così, da "egoista che si crede scevro da responsabilità".
Nei casi più gravi si arriva a desiderare di essere addirittura "sbattezzati" -cosa impossibile- e per quel che riguarda la vita di coppia, non di rado, alla prima grossa difficoltà, la soluzione più ovvia è il divorzio.

Allora, mentre ieri riascoltavo la lettura biblica durante la Liturgia della Parola, ho pensato a quanto oggi condivido con voi e sono riuscita a provare non il solito sentimento di "rammarico" per Adamo, l'uomo che da ricco si è fatto povero per "debolezza", ma una punta....di ammirazione.
Sì, Adamo ha senza dubbio sbagliato, ma non ha aggiunto errore ad errore.
Non ha dato del "cattivo" a Dio, non Lo ha rinnegato totalmente per la seconda volta.
Non ha abbandonato la donna che gli era stata affidata per compagna di vita.

Ha deciso di accogliere il dono della Misericordia di Dio attraverso una vita di penitenza, di restare accanto a colei che era "carne della sua carne" e ha manifestato il coraggio dell'uomo che, dopo uno sbaglio di proporzioni immani, riesce a fare finalmente i conti con la propria fragilità e a rimboccarsi le maniche per risalire.

In un certo senso, proprio il primo Adamo riesce ad insegnarci qualcosa: una fedeltà che si può ricostruire, nonostante tutto, una promessa che si può mantenere variando le condizioni iniziali che sono state infrante; un amore che può maturare, passando dall'estasi di un momento alla scelta di una vita da condividere accettando pregi e difetti dell'altro.

Oggi si sceglie spesso la via più facile: tagliare la corda, spezzare totalmente i legami anche quando l'altro ci tende una mano.
Adamo, il primo Adamo, ci offre l'esempio di chi ha saputo accogliere la seconda chance offertagli da Dio, e di colui che non ha rinnegato la compagna della propria vita.

Forse occorre saper leggere, attraverso la storia del primo uomo, anche questi piccoli barlumi di positività, riscoprire la capacità di vedere un "lato buono" anche nel negativo.

L'essere umano ha infatti grandi debolezze, ma anche grandi potenzialità.
A noi la capacità di "intravederle" in tutte le situazioni, anche in quelle più disperate e tragiche. 
A noi la possibilità di trovare almeno "un punto accessibile al bene" (come direbbe don Bosco) anche nel progenitore che ci ha lasciato in eredità un grande fardello, quale è il peccato originale.
Allora, come si proclama nella benedizione del cero pasquale, potremo dire: “O felice colpa, che ha meritato un tale e così grande Redentore!” »

domenica 8 dicembre 2013

CONSACRAZIONE A MARIA IMMACOLATA -testo di San Massimiliano Maria Kolbe-


Nella solennità dell'Immacolata vi invito a emettere o rinnovare la consacrazione a Maria Ss. con la formula scritta da S. Massimiliano Maria Kolbe.

Auguro a voi tutti un giorno di festa serena, e buona seconda Domenica d'Avvento.

La Vergine ci aiuti a rendere sempre più puro il nostro cuore, per accogliere il Signore che sta per nascere!

Maria Immacolata, particolare Chiesa di S. Silvestro Papa e Santa Dorotea,Roma



"Ci possiamo consacrare a Maria usando qualsiasi espressione, purché rinunciamo alla nostra volontà per aderire ai Suoi comandi, che ci vengono presentati nei comandamenti di DIO e della Chiesa, nei doveri del proprio stato e nelle ispirazioni interiori. 
Questa attività dell'Immacolata sarà tanto più efficace quanto più, da parte nostra cercheremo di approfondire maggiormente la nostra formazione spirituale. La donazione di se stessi all'Immacolata, perciò, porta con sé la necessità di un lavoro in vista del perfezionamento del nostro carattere. 
Solo allora - quando saremo ormai perfettamente obbedienti all'Immacolata - diverremo uno strumento esemplare nelle Sue mani apostoliche. 
Saremo apostoli mediante l'esempio della nostra vita, apostoli per mezzo della nostra azione". 
(San Massimiliano Maria Kolbe)



SOLENNE CONSACRAZIONE ALL'IMMACOLATA

(composta da san Massimiliano)


O Immacolata,
Regina del cielo e della terra,
Rifugio dei peccatori
e Madre nostra amorosissima,
Cui Dio volle affidare
l'intera economia della misericordia,
io, indegno peccatore, mi prostro ai tuoi piedi,
supplicandoTi umilmente
di volermi accettare tutto e completamente
come cosa e proprietà Tua,
e di fare ciò che Ti piace di me
e di tutte le facoltà della mia anima
e del mio corpo,
di tutta la mia vita, morte ed eternità.
Disponi pure, se vuoi, di tutto me stesso,
senza alcuna riserva, per compiere
ciò che è stato detto di Te:
"Ella ti schiaccerà il capo" (Gn 3,15),
come pure: "Tu sola hai distrutto
tutte le eresie sul mondo intero" (Lit.),
affinché nelle Tue mani immacolate
e misericordiosissime
io divenga uno strumento utile
per innestare e incrementare
il più fortemente possibile la Tua gloria
in tante anime smarrite e indifferenti
e per estendere in tal modo,
quanto più è possibile,
il benedetto regno del SS. Cuore di Gesù.
Dove Tu entri, infatti, ottieni la grazia
della conversione e santificazione,
poichè ogni grazia scorre, attraverso le Tue mani,
dal Cuore dolcissimo di Gesù fino a noi.

V. Concedimi di lodarTi , o Vergine santissima.
R. Dammi forza contro i Tuoi nemici. 

sabato 7 dicembre 2013

NOVENA ALLA VERGINE IMMACOLATA - nono giorno -




PREGHIERA ALLA VERGINE IMMACOLATA

Vergine Immacolata, scelta fra tutte le donne per donare al mondo il Salvatore, serva fedele del mistero della redenzione, fa' che sappiamo rispondere alla chiamata di Gesù e seguirlo sul cammino dell vita che conduce al Padre.
Vergine tutta santa, strappaci dal peccato e trasforma i nostri cuori.
Regina degli apostoli, rendici apostoli, faa' che nelle tue sante mani noi possiamo divenire strumenti docili e attenti per la purificazione e santificazione del nostro mondo peccatore.
Condividi con noi la preoccupazione che grava sul tuo cuore di Madre, e la tua viva speranza che nessun uomo vada perduto.
Possa, o Madre di Dio, tenerezza dello Spirito Santo la creazione intera celebrare con te la lode della misericordia e dell'amore infinito.

AMEN


NONO GIORNO: QUANDO TI ACCINGI A LEGGERE QUALCOSA SULL'IMMACOLATA....

Concludo la novena con un pernsiero di Massimiliano Kolbe, il Santo considerato come "il folle dell'Immacolata".

"Quando ti accingi a leggere qualcosa sull’Immacolata, non dimenticare che in quel momento entri in contatto con un essere  vivente che ti ama, puro, senza macchia.
Rammenta, inoltre, che le parole che leggi non sono in grado di esprimere chi Ella sia, poiché sono parole umane, attinte da concetti terreni, parole che presentano ogni cosa in modo umano, mentre l’Immacolata è un essere totalmente di Dio, per cui in certo qual modo è infinitamente più sublime di tutto ciò che ti circonda. Ella stessa ti si rivelerà attraverso le frasi che leggerai e ti comunicherà pensieri, convinzioni, sentimenti che lo stesso autore non era in grado neppure di immaginare.
Considera attentamente, inoltre, che quanto più pura avrai la coscienza, quanto più la laverai con la penitenza, tanto più le tue cognizioni su di Lei saranno prossime alla verità.
Riconosci pure con sincerità che senza il suo aiuto non sei capace di intraprendere nulla nell’opera della conoscenza e, di conseguenza, dell’amore di Lei. Riconosci che solo Lei ti deve illuminare sempre di più. Lei solo deve attirare il tuo cuore verso di sé con l’amore. Ricordati, perciò, che tutto il frutto della lettura dipende dalla preghiera a Lei. 
Non cominciare la lettura, quindi, prima di aver invocato con qualche preghiera il Suo aiuto; non preoccuparti di leggere molto, ma piuttosto intreccia la lettura con l’elevazione del tuo cuore verso di Lei, soprattutto quando sentimenti di altro genere si svegliano nel tuo cuore.
 Quando, poi, concluderai la lettura, affida a Lei la produzione di un frutto sempre più bello".

(San Massimiliano Maria Kolbe)

venerdì 6 dicembre 2013

NOVENA ALLA VERGINE IMMACOLATA - ottavo giorno-





PREGHIERA ALLA VERGINE IMMACOLATA

Vergine Immacolata, scelta fra tutte le donne per donare al mondo il Salvatore, serva fedele del mistero della redenzione, fa' che sappiamo rispondere alla chiamata di Gesù e seguirlo sul cammino dell vita che conduce al Padre.
Vergine tutta santa, strappaci dal peccato e trasforma i nostri cuori.
Regina degli apostoli, rendici apostoli, fa' che nelle tue sante mani noi possiamo divenire strumenti docili e attenti per la purificazione e santificazione del nostro mondo peccatore.
Condividi con noi la preoccupazione che grava sul tuo cuore di Madre, e la tua viva speranza che nessun uomo vada perduto.
Possa, o Madre di Dio, tenerezza dello Spirito Santo la creazione intera celebrare con te la lode della misericordia e dell'amore infinito.

AMEN


OTTAVO GIORNO: LA VERGINE IMMACOLATA E' UNA "SINTESI" DEL DOGMA DELLA CHIESA

Qualche volta anche gli eretici -fra tante...eresie- riescono a mettere in piedi una verità.
Chesterton affermava "un errore è una verità impazzita". Dunque, anche nell'errore ci può essere un fondo di verità.
Proprio da una bocca eretica uscì infatti questa frase:

"La fede cattolica riassume simbolicamente nella Vergine Ss.ma,. nel suo caso privilegiato, la dottrina della cooperazione umana alla redenzione, offrendo, così, come la sintesi o l'idea madre, del dogma della Chiesa" .

Quello che per un eretico può essere motivo di "dissidio" con la nostra fede, per noi è invece una verità ricchissima.
E' infatti quello che afferma il Concilio Vaticano II, allorché dice, nella Lumen Gentium:

 "Giustamente quindi i santi Padri ritengono che Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma che cooperò alla salvezza dell'uomo con libera fede e obbedienza.
 Infatti, come dice Sant'Ireneo, essa «con la sua obbedienza divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano » .
 Per cui non pochi antichi Padri nella loro predicazione volentieri affermano con Ireneo che «il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione coll'obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la sua fede»  e, fatto il paragone con Eva, chiamano Maria «madre dei viventi  e affermano spesso: « la morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria ».


Oggi Cristo Signore chiede anche il nostro aiuto per salvare tanti fratelli.
Chiediamo a Maria Immacolata che ci aiuti a "collaborare", in virtù dei meriti della Passione del Figlio Suo, spendendoci per gli altri, come lei ha fatto.