lunedì 30 dicembre 2013

L'ANNUNCIO DI UNA GRANDE GIOIA....


Il Natale mi fa pensare molto ai misteri gaudiosi del S.Rosario, cinque "spezzoni" della vita di Gesù nei quali è possibile contemplare un tema che si sposa con il clima natalizio:

"Vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo"! (Lc 2,10)



I cinque misteri della gioia parlano di un annuncio che -come accade nella pericope del Vangelo lucano- apparentemente riguarda solo una o poche persone (nel caso di Luca, è a i pastori che viene data la buona notizia), ma che finisce con l'essere riferito a tutti noi, popolo di Dio.

Il filo logico che si può rintracciare tra i vari misteri è proprio quello dell' annuncio.
Il motivo della gioia sta, è contenuto nella novità di quanto viene detto, profetizzato, indicato.
Anche noi, oggi, possiamo cogliere la "bellezza" di questa "comunicazione" e provare a viverla nella vita di ogni giorno, nelle sue mille sfaccettature, nelle sue differenti circostanze...nelle sue ansie, aspettative e forse -paradossalmente e soprattutto- nei momenti di dolore.

Nel primo mistero è Gabriele a dare l'annuncio a Maria Santissima.
Maria diventerà Madre di Dio.
Forse ci siamo quasi assuefatti a questa grande novità che duemila anni fa irruppe nella storia dell'umanità.
Forse leggiamo con leggerezza il mistero di un Dio che sceglie una maniera sorprendente, inusuale, UNICA, per entrare nella vita di una Sua creatura, per farne ...un Santuario, un Tabernarcolo, un Tempio vivente di Sè Stesso.
Se riscoprissimo lo "stupore" nell'addentrarci in questo mistero di intimità fra Dio e la Vergine, potremmo trovare qualcosa di nuovo anche per le nostre realtà.

Dio viene a visitarci, chiede di essere un Dio non esterno a noi, ma IN NOI.
Un Dio che prende Corpo, Carne in noi ogni volta che Lo riceviamo nella Santa Comunione.
Un Dio che ci è "Padre per sempre" (Is 9,5) a partire dal Santo Battesimo in cui diveniamo Suoi figli; un Dio che abita perennemente in noi, che siamo "Tempio dello Spirito Santo" (1 Cor 6,19).
Stupirci come Maria all'Annuncio dell'Angelo è ritrovare la gioia di essere cristiani ogni giorno, di vivere l'esperienza dell'inabitazione trinitaria momento per momento. Stupirci è realizzare concretamente la consapevolezza di un Dio che VIVE IN NOI SEMPRE.


Il secondo mistero della gioia ci porta a fare un salto in avanti: Maria condivide con Elisabetta la gioia del Dio in Lei.
Fede è condivisione.
Ma qui c'è qualcosa che mi spinge a ragionare con la mentalità che Gesù stesso snocciola nel Vangelo, quasi come un...ammonimento:
"Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le  calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi"
(Mt 7,6)
Dio viene nel mondo per tutti, ma Maria si confida per prima -in un modo quasi "empatico"- con una sola persona.
Con una donna che ha vissuto anche lei -sulla propria pelle, nella propria carne- l'esperienza di un Signore che compie miracoli, che realizza l'impossibile.
Qui, lo stupore della Vergine è quello sfogo di amicizia con chi può comprendere quasi "pienamente", con chi è sulla sua stessa lunghezza d'onda.
E questo mi pare un bellissimo mistero che aiuta a riflettere sull'importanza e la straordinarietà delle amicizie spirituali!



Giunti al terzo mistero l'annuncio diventa "globale"... in mondovisione!
Eppure, a ben vedere, i pastori non sentono una parola né da Maria, né da Giuseppe. 
Loro non dicono nulla sui grandi misteri del concepimento e della -nascita di Gesù.
Sono gli angeli che parlano loro...che li mettono in guardia: davanti ai loro occhi c'è ben più che un bambino!
Gioire per il Dio che viene nella nostra vita è "partorirlo" nella vita di altri...ma senza forzare la mano, senza eccedere, senza esagerare.
A ciascuno dare secondo la capacità di ricevere.
Con gioia, sempre!
L'importante è che arrivi il nucleo del messaggio: "Oggi  è nato per voi il Salvatore, che è Cristo Signore". (Lc 2,11)



Il quarto mistero mi porta davanti...ad una grande responsabilità: Maria e Giuseppe conducono il Bambino al Tempio, davanti a Simeone.
Lo presentano loro, in quanto genitori, lo offrono...
Ogni battezzato è sacerdote, rivestito di un sacerdozio comune, regale e profetico.
A volte è anche compito del fedele laico essere una "luce" che possa accompagnare anche chi ha una dignità superiore alla sua.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica rammenta che il sacerdozio ordinato e quello comune sono "ordinati l'uno all'altro" (CCC 1547) e allora posso dire: il mio sacerdozio comune mi ricorda che posso essere una scintilla di "freschezza" nel mio annuncio, nella mia testimonianza in un cammino che si intreccia con quello dei presbiteri, in uno scambio e in una collaborazione fruttuosa ad ogni livello.


Infine, l'ultimo mistero ci presenta la scena di un Gesù smarrito e ritrovato fra i Dottori della Legge.
Non mi soffermo su Maria e Giuseppe, perché seguendo il filone logico della "gioia nell'annuncio" mi preme maggiormente concentrarmi su quello che il dodicenne Gesù fa nel Tempio.
Il giovane Signore parla con i "sapienti" della religione ebrea. I Dotti, i conoscitori, gli...intoccabili. Quelli che hanno sempre ragione!
Il coraggio di Cristo è quello di chi sa che l'annuncio è gioioso perché supera i vecchi schemi.
Va oltre, li porta a compimento.
Il coraggio del credente è di non temere le posizioni arroccate....
Anche noi, oggi, a volte abbiamo a che fare con chi si crede sapiente, ma rimane ancorato ad una visione o eccessivamente bigotta della religione, o troppo avanguardista.
La gioia della buona novella non ci tolga la capacità di andare controcorrente, di affrontare tutti senza timori reverenziali sbagliati.
La Verità esige VERITA'!



Solo così potremo far nostra la gioia di Maria, dell'Angelo, di Giuseppe, dei Pastori.
La stessa gioia di Gesù, gioia di un Dio che prende carne umana per darci...la Sua divinita'. 

"Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena".
 

 (Gv 15,11)







Tu vivrai in intimità con Dio, sarai erede insieme con Cristo, non più schiavo dei desideri, delle passioni, nemmeno della sofferenza e dei mali fisici, perché sarai diventato dio. 

Infatti le sofferenze che hai dovuto sopportare per il fatto di essere uomo, Dio te le dava perché eri uomo. 

Però Dio ha promesso anche di concederti le sue stesse prerogative una volta che fossi stato divinizzato e reso immortale".

(Sant'Ippolito -La confutazione di tutte le eresie- dall' odierno Ufficio delle Letture)

Nessun commento:

Posta un commento